Centro Italia,
a 2 anni
dal terremoto
produzione
di latte
calata del 20%
Nonostante le difficoltà degli ultimi due anni a seguito dei terremoti, agricoltori e allevatori non hanno abbandonato i propri terreni per continuare a produrre la maggior parte delle proprie specialità.
Questo non è bastato a contrastare la scarsa produzione di latte, che ha subito un calo del 20% per la chiusura delle stalle.
I dati emergono da una analisi della Coldiretti effettuata a due anni di distanza dalla prima scossa del 24 agosto 2016 che, come è noto, ha devastato ampie aree del centro Italia coinvolgendo una zona che spazia tra la valle del Tronto e i monti Sibillini, in particolar modo nei comuni di Amatrice, Norcia e Visso.Questi terremoti non hanno scoraggiato allevatori e agricoltori, che hanno deciso di continuare a svolgere le attività che hanno caratterizzato questi territori prima del tragico evento: a Castelluccio di Norcia per esempio è tuttora in piena raccolta la lenticchia locale, prelevata con la falciatura di oltre 500 ettari seminati e con una previsione di 3-4mila quintali di raccolto.
Difficile per i locali abbandonare anche il ciauscolo, caratteristico salame spalmabile marchigiano, il pecorino e le altre specialità del territorio come la patata rossa di Colfiorito, lo zafferano, il tartufo, il prosciutto di Norcia Igp o la cicerchia.
«Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - con una significativa presenza di allevamenti che occorre sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento. È necessario che la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo, ed è per questo che la Coldiretti insieme alla solidarietà è ininterrottamente impegnata con Campagna Amica a garantire uno sbocco al mercato per le produzioni locali».
italiaatavola
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