lunedì 27 agosto 2018

La tecnologia per deliziare il cliente e accrescere il profitto

La tecnologia 

per deliziare il cliente
e accrescere 

il profitto 

aziendale



Certo, la neofobia è male cronico talvolta; induce a vedere nell’innovazione, quali ne siano le sembianze che la tecnologia ad essa consente di assumere, il nemico e non l’alleato. Un nemico che va allontanato, se non proprio sconfitto, e dalle cui benefiche contribuzioni si tende sempre di più a rifuggire. 

Tuttavia tantissimo può l’innovazione tecnologica nel positivo andamento della ristorazione. Ci focalizziamo su due momenti che potremmo evidenziare come i punti estremi di una campana, laddove il corpo della campana è dato dall’insieme dei momenti in cui vi è andirivieni di piatti a tavola, quindi nel pieno dell’esperienza del pranzo o cena, ed i suddetti punti estremi sono dati da quanto al corpo risulta esterno: la prenotazione, l’arrivo, l’individuazione del tavolo, l’attesa per il menu, la scelta da menu in front-end e, in back-end, la richiesta del conto, l’attesa del conto, il pagamento perfezionato, l’uscita dal locale.

(La tecnologia per deliziare il cliente e accrescere il profitto aziendale)

Ecco, parleremmo di componenti transazionali dell’esperienza culinaria. E la componente di front-end costituita da “attesa per il menu” e “scelta da menu” insieme con la componente di back-end costituita da “richiesta del conto” e “pagamento perfezionato” possono tranquillamente giovarsi di apporti tecnologici oramai da intendere friendly.

Questi momenti di front-end e di back-end diverranno pertanto più brevi e per nulla stressanti, così contribuendo a far divenire ancor più piacevole l’esperienza vissuta a tavola.

Appartiene al passato, glorioso quanto esso possa essere stato, il vincolo di essere presenti “nel” locale per poter avere in visione il menu e conseguentemente a ciò scegliere cosa mangiare. Da almeno 20 anni questo vincolo è cessato, ad esso subentrando la grande possibilità di visionare il menu ben prima di recarsi al locale, in rete sul website del ristorante, sulla pagina social, su app.

Ne consegue la possibilità di procedere alle ordinazioni, alla “comanda” diremmo, ben prima di arrivare al ristorante. E le interazioni sono tali che di certo sono scongiurati anche i rischi del “troppo presto” / “troppo tardi”. Prendere i tempi, competenza che cucina e sala stanno velocemente acquisendo, è anche frutto dell’accuratezza delle informazioni che il cliente sa e vuole dare: il posizionamento all’istante ed i presunti tempi di percorrenza, le prioritarie tra esse.

Si pensi ad esempio, in pieno full trust, quale vantaggio arrechi ordinare un grande rosso ed accettare, forse meglio dire suggerire e sollecitare, la tempestiva apertura della bottiglia e se del caso anche il suo decantare.

La flessibilità del personale, sia di sala che di cucina, è ovviamente tale che non è che poi non si può avere un contorno di patate, un dessert, un liquorino solo perché non si è proceduto ad ordinarlo da smartphone. O non poter cedere alla lusinga di un piatto che lo chef ha voluto fare last minute. Il cosiddetto fuori menu. Suvvia, siamo all’elogio della duttilità.

Ed eccoci al momento delicato in cui i commensali decidono che si è giunti a compimento dell’esperienza culinaria. Cosa resta da fare? Ah, sì, bisogna pagare. La tecnologia in soccorso del back-end. Ecco, si fruisce del mobile payment e si paga l’importo dovuto con il proprio smartphone. Veloce il commiato e tutti contenti. Il cliente minimizza i tempi morti del back-end ed il ristoratore si trova già nuovamente disponibile il tavolo.

Il tempo risparmiato tra “prima” e “dopo” va dal quarto d’ora ai venti minuti: sufficienti per i clienti nel propendere per la decisione dine out vs dine in e, nel caso del dine out, nella scelta del locale; sufficienti per il ristoratore per incrementare i suoi ricavi e decrementare i suoi costi.

(La tecnologia per deliziare il cliente e accrescere il profitto aziendale)

Tutto qui? Assolutamente no! Staremmo mica sottovalutando o, peggio ancora valutando zero, le informazioni che i clienti ci hanno lasciato? Abbiamo traccia di cosa hanno ordinato e di quale strumento di pagamento hanno adoperato. Ma mica soltanto ciò! Se niente niente il personale di sala è stato ben formato, sappiamo cosa hanno gradito di più e cosa di meno.
È a ciò bastevole un’integrazione software tra i dati del Pos e i sistemi di back-office.

Insomma, la digitalizzazione (chiamiamola così!) di front-end e back-end affinché sempre più delizioso sia il corpo dell’esperienza a tavola. L’obiettivo di medio tempo di offrire in modo efficiente un'esperienza unica e personalizzata al cliente, diventa sempre più fattibile.

L'integrazione dei dati Pos con i dati di back-office migliora la modellazione degli scenari e l'analisi predittiva, oltre alla gestione del magazzino e della cantina. Tutto ciò aiuta i ristoratori a valutare l'efficacia delle campagne e delle promozioni di marketing, rendendole misurabili. Ciò comporta anche, sia detto, che si può valutare la professionalità di chi si dichiara competente in social media management.

Brevissima digressione: siamo sicuri che le partite infrasettimanali siano una sciagura? E se fossero tante opportunità da cogliere? Tanta potenzialità di incremento del business? E se gli spunti di opportunità incrementale fossero forniti proprio da queste suddette digitalizzazioni e dal sapiente utilizzo del dashboard?

Insomma, giammai casualmente, si parla di tecnologia come business enabler. A saperla usare, a volerla usare, si resta al passo con i tempi e non si resta indietro.

Incute soggezione la tecnologia sino a, si diceva in incipit, a far insorgere la patologia detta neofobia? Proviamo a renderla amichevole ed a noi vicina, qui riportando la magistrale ed originale definizione che della tecnologia diede Karl Popper: “la tecnologia è quelle cose che non ancora c’erano quando siamo nati”.
di Vincenzo D’Antonio

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