Il ristorante di Verona con un solo tavolo chiude i battenti. L'Antica Amelia, premiato da Alessandro Borghese come “miglior ristorante romantico della città” appena tre anni fa, cesserà l'attività il 10 luglio. La chef Micol Zorzella, anima e fondatrice del locale, ha infatti deciso di accettare una proposta di lavoro all'estero e di voltare pagina dopo diciotto mesi di un format che ha fatto discutere e incuriosire, lasciando un segno tra chi ci ha cenato intorno a quell'unico tavolo da otto posti, con cucina a vista e menu fisso.
La chef Micol Zorzella
«I sogni sono fatti per essere realizzati. E una volta che si avverano, è tempo di sognare qualcos'altro». Con queste parole al Corriere della Sera, Zorzella ha annunciato la chiusura del ristorante in vicolo Due Stelle, un progetto partito a febbraio 2024 e pensato anche per affrontare con coraggio un problema diffuso nella ristorazione: la mancanza di personale stabile. «È stata una decisione nata anche da un'esigenza pratica - racconta - come risposta all'impossibilità di trovare personale stabile. Sono riuscita a rendere tutto il processo in cucina più semplice, più agile, capace di reggere anche quando si va sotto di personale. Una cucina a prova di bambino. Ho fatto un salto nel vuoto che poteva fallire subito e che invece è durato un anno e mezzo, iperfunzionale e pieno di emozioni».
Micol Zorzella: «Non è la chiusura di un ristorante,
è l'uscita da un mondo»
Il progetto, che ha portato soddisfazioni e visibilità alla chef, si è chiuso con un senso di pienezza e non di fallimento. «Non è la chiusura di un ristorante - spiega - è l'uscita da un mondo. Amelia non continuerà senza di me: non entrerà nessun altro in cucina, il brand viene via con me. Ho ricevuto una proposta di lavoro importante all'estero, e dopo aver temporeggiato per mesi, ho deciso di accettare. Starò via un anno, per un progetto che mi farà crescere, ma da un'altra prospettiva». La decisione è arrivata con lucidità, dopo aver toccato il proprio limite personale. «Ho tenuto botta alla grande, mi sono reinventata mille volte, ma ora sento il bisogno di disintossicarmi dal settore. Non è una scelta subita: è voluta. Non potevo dare più di così. E chi mi ha scritto “mi dispiace, so quanto ci tenevi” deve sapere che ci tengo ancora di più a me stessa».
La partenza non cancella la voglia di rimanere connessa al mondo della ristorazione, seppur in altre forme. «Posso solo dire che porterò con me due cose: il passaporto e il mio libro di ricette. E che parlerò in inglese». Prima di partire, continuerà a portare avanti le consulenze già avviate a Verona e resterà disponibile per confrontarsi con chi condivide le stesse difficoltà. «Manca solo l'iconico The Table, che cedo al miglior offerente» ha aggiunto, con l'obiettivo di chiudere ogni pendenza prima di agosto.
Micol Zorzella e la critica a Verona:
«È diventata una piccola Venezia»
Il racconto della chef si è poi intrecciato con uno sguardo critico sulla città. «Turismo mordi e fuggi, spinto dai social e dalle apparenze» ha denunciato Zorzella, sottolineando come il centro storico stia perdendo identità e tessuto commerciale. «I miei clienti internazionali me lo chiedono sempre: “Che sta succedendo a Verona?”. Mancano strutture ricettive adeguate, quindi dormono sul lago e si fanno portare qui, dal driver, in giornata. I negozi chiudono, via Mazzini è invasa da rivendite tutte uguali, si vive di like. La città è più insicura, meno accogliente. E il veronese, oggi, viene dopo il turista. Siamo diventati una piccola Venezia». Tra consulenze, valigie e nuovi orizzonti, Zorzella non ha lasciato spazio alla nostalgia e guarda già al futuro: «Ho avuto sempre tutto quello che potevo desiderare. Ho chiuso un progetto e ne ho aperto un altro. Ogni volta, boom, è un successo. Ma arriva sempre il momento di cambiare: questo per me significa crescere».
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