Si può mangiare bene nei rifugi di montagna? A questo interrogativo cercheranno di rispondere nei prossimi tre mesi, 15 rifugi alpini bresciani che si preparano a partecipare all'ottava edizione di ''A tavola in rifugio", il concorso gastronomico che celebra l'enogastronomia di montagna come espressione viva del territorio. La montagna non è più solo una meta per escursionisti esperti: è un luogo di esperienza, cultura e gusto. È qui che la cucina diventa racconto, e ogni piatto un messaggio di autenticità. A raccontarlo, appunto, anche quest'anno è "A tavola in rifugio 2025 - Valle dei Segni", organizzato dalla rivista Vini & Cucina Bresciana, in collaborazione con Assorifugi, Rifugi di Lombardia, con il sostegno della Comunità Montana di Valle Camonica e del Parco dell'Adamello.
''A tavola in rifugio" promuove un turismo
sostenibile e consapevole
«Questo concorso - ha detto Priscilla Ziliani, assessore Cultura e Turismo della Valcamonica - è un'occasione per raccontare i nostri territori attraverso ciò che di più autentico possiede: i suoi sapori, i suoi paesaggi e la sua gente. Nei rifugi, luoghi dove il tempo sembra rallentare, i prodotti delle nostre aziende agricole e vitivinicole diventano protagonisti di piatti che parlano di tradizione e territorio. L'iniziativa ha una doppia valenza: da un lato promuove un turismo sostenibile e consapevole, dall'altro rafforza il legame tra territorio, comunità e visitatori, grazie a una rete virtuosa di collaborazioni e a una sana competizione tra rifugisti che, valorizzando la filiera locale, fanno gustare la nostra montagna a 360 gradi».
Dal canto suo, Gian Battista Bernardi, delegato al Parco dell'Adamello, ha aggiunto: «Un concorso che aiuta a valorizzare i rifugi di montagna e la visione che essi sono molto più di un punto d'appoggio: è luogo di accoglienza, di racconti, di sapori che parlano del territorio. Un merito agli ideatori ed organizzatori perché possiamo valorizzare l'identità culinaria delle nostre montagne. Una buona cucina è anche strumento di sviluppo locale e di turismo consapevole». Ogni rifugio è una porta aperta sulla montagna, un presidio di accoglienza, cultura e sapori. Il concorso vuole far conoscere non solo i piatti, ma anche il lavoro, la passione e l'identità di chi vive e custodisce questi luoghi tutto l'anno.
La figura del rifugio alpino si è profondamente
evoluta negli anni
Negli ultimi decenni, la figura del rifugio alpino si è profondamente evoluta: da semplice punto di sosta per alpinisti esperti a luogo di esperienza, capace di attrarre un pubblico sempre più ampio ed eterogeneo. Negli anni '80, la domanda era semplice: "C'è posto?". Negli anni '90 si aggiungeva la richiesta: "C'è da mangiare?". Con l'arrivo degli anni 2000 cresceva la curiosità: "Che cosa c'è da mangiare?". Nel 2010 arrivava il bisogno di conforto: "C'è la doccia?". Nel 2020, il livello si alzava: "C'è la doccia calda?". E oggi? La domanda è diventata "...e poi?", seguita spesso da: "C'è il Wi-Fi?", "Avete il Pos?", "Avete la carta dei vini?".
Questa progressione, che può far sorridere, racconta però un profondo cambiamento dove si nasconde anche una grande opportunità: oggi, l'enogastronomia di montagna è uno dei principali motivi per salire in quota. Una cucina che ha saputo reagire con intelligenza e sensibilità: i menu si sono arricchiti, senza perdere coerenza con il territorio. Vengono valorizzati prodotti locali, tecniche tradizionali, erbe spontanee, farine antiche, formaggi d'alpeggio e carni tipiche. Piatti semplici ma identitari, raccontati con passione dai rifugisti, che ogni giorno mediano tra richieste di comfort e la necessità di custodire uno stile di ospitalità essenziale, sostenibile e legato alla "montagna vera".
"A tavola in rifugio" si può ormai considerare una vera e propria tradizione delle nostre montagne. È molto più di una competizione gastronomica: è un progetto culturale e territoriale al quale possono partecipare tutti gli appassionati nei prossimi mesi. Segnalazioni alla mano, un'apposita giuria di esperti decreterà a ottobre il miglior piatto della cucina valligiana.
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