martedì 7 aprile 2020

Lavoro, ristoratori con Landini «Ma alle aziende servono tutele»

Lavoro, ristoratori 

con Landini
«Ma alle aziende 

servono tutele»


Maurizio Landini

In una lettera al leader della Cgil, l’associazione Ristoranti Uniti chiede che le aziende siano rimesse nelle condizioni di lavorare anche dopo l’emergenza coronavirus: «Va garantita la possibilità di assumere».

«Qualsiasi azienda chiusa e qualsiasi posto di lavoro perso oggi, rischia di essere perso per sempre. Quindi va assicurata subito la liquidità alle imprese, perché grandi o piccole che siano non devono chiudere». Le parole del leader della Cgil, Maurizio Landini, che al Sole 24 Ore ha parlato dei prossimi provvedimenti in cima all’agenda del governo per affrontare l’emergenza Coronavirus, sollecitando l’avvio di un confronto con le parti sociali sulla “fase 2” di rilancio, sono piaciute ai ristoratori dell’associazione Ristoranti Uniti, che hanno affidato il loro commento a una lettera aperta. Una missiva in cui l’associazione sollecita anche le azioni che dovrebbero scaturire dal confronto Governo-sindacati, proprio sul tema del lavoro, con un riferimento anche sul tema delle delocalizzazioni.
«La Sua dichiarazione ci ha reso felici – si legge nella lettera indirizzata a Landini – ha condiviso con tutti noi l’assunto per il quale al centro del sistema lavoro c'è il “lavoro” senza propendere su categorie ottocentesche. Lavoro che vede attori che non confliggono, ma remano verso la stessa meta e gli stessi obiettivi, ogni giorno e ogni momento. Sì, proprio loro: i lavoratori!»

«Il lavoratore, converrà con questa sommaria sintesi, è colui che opera a prescindere dal ruolo, funzioni, competenze e responsabilità, sia esso chef o capo meccanico, generico o specializzato, figura dirigenziale, imprenditore o consulente. Tra l’altro anche Lei è un lavoratore che ricopre il ruolo di leader istituzionale, di datore di lavoro per migliaia di lavoratori, e che, come sopra riportato, remano sempre verso la stessa meta. Sulla paura dei licenziamenti, Lei ha ragione. Ma pensi per un attimo all'importanza che hanno come team e gruppo di lavoro le risorse umane all'interno di ogni singola realtà produttiva. Questi ne conoscono la vita, le emozioni, i segreti delle ricette, delle scoperte, della crescita. Pensa davvero che un'impresa voglia licenziare persone che detengono il cuore e la linfa della propria attività e che sono loro stesse le colonne portanti dell’impresa?»

L'Associazione Ristoranti Uniti chiede tutele sulle attività del settore - Lavoro, ristoratori con Landini «Ma alle aziende servono tutele»

L'Associazione Ristoranti Uniti chiede tutele sulle attività del settore

Da qui gli auspici dell’associazione: «Ci dovremmo concentrare sulla valorizzazione di queste competenze e creare condizioni per tali attori affinché siano agili e dinamici come gazzelle, e forti come leoni – prosegue la lettera indirizzata a Landini – Moltissime aziende investono in formazione, specializzazione, riqualificazione, istruzione e addestramento. Dopo aver affrontato tutti questi investimenti, quale azienda secondo Lei vorrebbe licenziare? Più che il licenziamento andrebbe tutelata la possibilità di assumere, agevolandola, rendendola fluida, scorrevole e leggera».
 
«Il nostro obiettivo è far stare bene e, ove possibile, migliorare le condizioni dei nostri collaboratori. Le aziende licenziano se non c'è il mercato e se le condizioni dello stesso risultano astringenti, asfissianti, e se la produttività si abbassa. L'agilità e la proiezione per il futuro potrebbero e dovrebbero essere assunte come categorie di un nuovo paradigma, così come giustamente da Lei affermato. Segretario Generale Landini, ancora una volta ha ragione quando afferma che le aziende devono essere messe nelle condizioni di non licenziare e che la cassa integrazione debba essere estesa almeno fino alla cessata emergenza, o meglio fino al riassestamento del mercato. Un mercato riassestato sarà sempre Padre di un mercato del lavoro florido e ricco per tutti gli attori».

Infine, una riflessione sul tema della delocalizzazione, a proposito del quale il leader della Cgil ha dichiarato che i benefici erogati dal Governo non potranno essere utilizzati per trasferire le attività all’estero. «Come lei sottolinea – prosegue la lettera – in questi anni sulla delocalizzazione ci sono stati dei comportamenti non coerenti e scorretti da parte di qualche gruppo che si è appunto delocalizzato. Molti di noi sono figli di emigrati che negli anni ‘50, ‘60, ‘70 ed ’80 non potevano sfamare la loro famiglia e si sono trasferiti alla ricerca di una realtà in grado di poter offrire un futuro ed un avvenire ai propri figli».

«Dobbiamo allora chiederci, e chiediamo anche a Lei, perché un'azienda dovrebbe delocalizzare se avesse condizioni di mercato favorevoli? Perché dovrebbe delocalizzare se riuscisse a sfamare le proprie famiglie (collaboratori) e raggiungere gli obiettivi dell'impresa? Ovvero: perché dovrebbe se fosse in salute e proiettata ad investimenti futuri?».
italiaatavola
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