Affitto: ora scatta
il bonus del 60%
Ecco come ottenerlo
con un F24
Per bar e ristoranti sarà ora possibile utilizzare il credito d'imposta da marzo a maggio, ma solo se il canone è pagato. Ma molti gestori non hanno la liquidità e le banche non aiutano certo in questo momento di crisi . Per Lino Stoppani, Fipe, (nella fotot) resta il problema di rivedere contratti che non possono "pesare" per più del 10% del fatturato .
<p>È ormai operativo il bonus affitti previsto dal decreto Rilancio e tanto atteso da bai e ristoranti che sono rimasti chiusi per mesi: non riguarda sole le imprese e i commercianti, ma anche i forfettari e gli enti no profit, compresi gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti, che svolgono attività istituzionale di interesse generale.
Una circolare dell'Agenzia delle Entrate chiarisce ora tutti i dettagli: è possibile utilizzare il credito d'imposta del 60% del canone mensile per la locazione, il leasing o la concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento di attività industriali, commerciali, artigianali, agricole.
Nel dettaglio si può scontare dalle tasse il 60% - il 30% per gli affitti di azienda - di quanto pagato come canone per il trimestre di chiusura: è comunque necessario che il canone sia stato corrisposto. In caso di mancato pagamento la possibilità di utilizzare il credito d'imposta resta sospesa fino al momento del versamento. Ed è anche su questo punto che si vede la fragilità di un impianto legislativo troppo burocratico: le imprese erano chiuso e non hanno incassato. Non hanno liquidità, e le banche in molti casi non hanno concesso finanziamenti…E ci sono già casi di locali che non hanno riaperto e hanno abbandonato il campo proprio perché non avevano soldi per l’affitto e non volevano aumentare il debito…
Se il canone invece è stato versato in via anticipata, sarà necessario individuare le rate relative ai mesi di fruizione del beneficio parametrandole alla durata complessiva del contratto. L'importo potrà essere portato in compensazione con le altre imposte dovute con il modello F24 (indicando il codice tributo "6920") nella dichiarazione dei redditi del periodo di pagamento o, in alternativa può essere ceduto. La cessione può avvenire a favore del locatore o del concedente, oppure di altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari, con facoltà di successiva cessione del credito per questi ultimi.
Il credito d'imposta spetta a condizione che i soggetti esercenti attività economica abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi in ciascuno dei mesi di marzo, aprile e maggio di almeno il 50% rispetto allo stesso mese del periodo d'imposta precedente. Il che almeno per bar e ristoranti è facilmente dimostrabile avendo chiuso l’attività e svolto al massimo un po’ di delivery. Il calo del fatturato o dei corrispettivi deve essere verificato mese per mese. Quindi può verificarsi ad esempio che qualche impresa (ripetiamo non bar o ristoranti) possa avere diritto al credito d'imposta solo per uno dei tre mesi.
La questione degli affitti nel mondo della ristorazione e dei bar non smette però certo con questo adempimento. C’è un problema reale come detto di pagamenti che alcuni non possono effettuare perchè non hanno liquidità (e le banche non aiutano certo in questo momento) e c’è anche una necessità di rivedere le forme e costi degli affitti perché non è che da qui in avanti sarà molto facile fare quadrare i conti dei pubblici esercizi. E c'è chi come detto lascia i locali per non peggiorare la sua situazione.
La gestione ridotta non basta per pagare l'affitto
Molti gestori dovranno infatti fare i conti con incassi ancora ridotti, sia perché il distanziamento sociale riduce i clienti, sia perché molti hanno poco da spendere. Con incassi che calano la strada obbligata è ridurre i costi fissi e la scelta spesso è tra personale e affitto. Ma anche quando l’emergenza non ci sarà più e quella economica morderà meno molti negozi soprattutto del non alimentare dovranno fare i conti con un terzo fenomeno, già in atto ma cresciuto a dismisura e in maniera irreversibile: l’e-commerce. E non a caso questo è uno dei problemi su cui sta lavorando la Fipe che parte dalla considerazione che molti pubblici esercizi non possono permettersi di versare più del 10% del fatturato ai titolari degli immobili dove sorge l'attività. Dopo aver proposto una differenziazione dei canoni di locazione, ora sta lavorando sodo per far applicare un emendamento al Dl Rilancio. Nel testo infatti è previsto che "le associazioni e le società sportive, professionistiche e dilettantistiche che esercitino un'attività sportiva all'interno di un immobile concesso in locazione, hanno il diritto di ottenere una riduzione dei canoni pari al 50%, da marzo 2020 a luglio 2020". Perché non fare questo anche per bar e ristoranti?
«Abbiamo chiesto che l'applicazione venga estesa anche agli esercizi pubblici – aveva detto a Italia a Tavola il presidente di Fipe, Lino Stoppani - perchè rappresenterebbe una bella boccata d'ossigeno, un'occasione ghiotta per respirare. Quello che ha previsto il Dl Rilancio con i crediti d'imposta è buono, ma non va dimenticato che è previsto un tetto di 5 milioni di euro di fatturato, il quale esclude le attività più strutturare che, tuttavia, hanno anch'esse risentito del lockdown. Il tema affitti è un tema delicato sul quale stiamo lavorando a stretto contatto con il Governo chiedendo anche delle facilitazioni fiscali atte ad aiutare l'incontro tra i titolari e gli affittuari. Su chi la spunterà, non lo so dire ora, molto dipenderà da come e quando si ripartirà a pieno regime: di certo questa situazione evidenzia un altro problema del nostro settore relativo al fatto che i gestori di pubblici esercizi non possono investire sugli immobili e diventarne titolari».
Una circolare dell'Agenzia delle Entrate chiarisce ora tutti i dettagli: è possibile utilizzare il credito d'imposta del 60% del canone mensile per la locazione, il leasing o la concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento di attività industriali, commerciali, artigianali, agricole.
Nel dettaglio si può scontare dalle tasse il 60% - il 30% per gli affitti di azienda - di quanto pagato come canone per il trimestre di chiusura: è comunque necessario che il canone sia stato corrisposto. In caso di mancato pagamento la possibilità di utilizzare il credito d'imposta resta sospesa fino al momento del versamento. Ed è anche su questo punto che si vede la fragilità di un impianto legislativo troppo burocratico: le imprese erano chiuso e non hanno incassato. Non hanno liquidità, e le banche in molti casi non hanno concesso finanziamenti…E ci sono già casi di locali che non hanno riaperto e hanno abbandonato il campo proprio perché non avevano soldi per l’affitto e non volevano aumentare il debito…
Se il canone invece è stato versato in via anticipata, sarà necessario individuare le rate relative ai mesi di fruizione del beneficio parametrandole alla durata complessiva del contratto. L'importo potrà essere portato in compensazione con le altre imposte dovute con il modello F24 (indicando il codice tributo "6920") nella dichiarazione dei redditi del periodo di pagamento o, in alternativa può essere ceduto. La cessione può avvenire a favore del locatore o del concedente, oppure di altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari, con facoltà di successiva cessione del credito per questi ultimi.
Il credito d'imposta spetta a condizione che i soggetti esercenti attività economica abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi in ciascuno dei mesi di marzo, aprile e maggio di almeno il 50% rispetto allo stesso mese del periodo d'imposta precedente. Il che almeno per bar e ristoranti è facilmente dimostrabile avendo chiuso l’attività e svolto al massimo un po’ di delivery. Il calo del fatturato o dei corrispettivi deve essere verificato mese per mese. Quindi può verificarsi ad esempio che qualche impresa (ripetiamo non bar o ristoranti) possa avere diritto al credito d'imposta solo per uno dei tre mesi.
La gestione ridotta non basta per pagare l'affitto
Molti gestori dovranno infatti fare i conti con incassi ancora ridotti, sia perché il distanziamento sociale riduce i clienti, sia perché molti hanno poco da spendere. Con incassi che calano la strada obbligata è ridurre i costi fissi e la scelta spesso è tra personale e affitto. Ma anche quando l’emergenza non ci sarà più e quella economica morderà meno molti negozi soprattutto del non alimentare dovranno fare i conti con un terzo fenomeno, già in atto ma cresciuto a dismisura e in maniera irreversibile: l’e-commerce. E non a caso questo è uno dei problemi su cui sta lavorando la Fipe che parte dalla considerazione che molti pubblici esercizi non possono permettersi di versare più del 10% del fatturato ai titolari degli immobili dove sorge l'attività. Dopo aver proposto una differenziazione dei canoni di locazione, ora sta lavorando sodo per far applicare un emendamento al Dl Rilancio. Nel testo infatti è previsto che "le associazioni e le società sportive, professionistiche e dilettantistiche che esercitino un'attività sportiva all'interno di un immobile concesso in locazione, hanno il diritto di ottenere una riduzione dei canoni pari al 50%, da marzo 2020 a luglio 2020". Perché non fare questo anche per bar e ristoranti?
«Abbiamo chiesto che l'applicazione venga estesa anche agli esercizi pubblici – aveva detto a Italia a Tavola il presidente di Fipe, Lino Stoppani - perchè rappresenterebbe una bella boccata d'ossigeno, un'occasione ghiotta per respirare. Quello che ha previsto il Dl Rilancio con i crediti d'imposta è buono, ma non va dimenticato che è previsto un tetto di 5 milioni di euro di fatturato, il quale esclude le attività più strutturare che, tuttavia, hanno anch'esse risentito del lockdown. Il tema affitti è un tema delicato sul quale stiamo lavorando a stretto contatto con il Governo chiedendo anche delle facilitazioni fiscali atte ad aiutare l'incontro tra i titolari e gli affittuari. Su chi la spunterà, non lo so dire ora, molto dipenderà da come e quando si ripartirà a pieno regime: di certo questa situazione evidenzia un altro problema del nostro settore relativo al fatto che i gestori di pubblici esercizi non possono investire sugli immobili e diventarne titolari».
di Alberto Lupini
direttore
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