sabato 26 dicembre 2020

Città da rigenerare dopo il Covid. Il turismo avrà un ruolo chiave nel percorso di rinascita

 

Città da rigenerare 

dopo il Covid. 

Il turismo avrà 

un ruolo chiave 

nel percorso 

di rinascita


Secondo Alberto Marchiori (Confcommercio) il tessuto urbano va ripensato puntando su un terziario programmato e sviluppato dove ogni servizio sia a disposizione del cittadino.

Lpandemia che ha accelerato di colpo la linea del tempo trasportandoci in un’epoca completamente diversa ha anche costretto a ripensare alle città italiane e al loro tessuto urbano. Una necessità che fino all’ “altro giorno” era un piano per il futuro, ora un’urgenza da attuare quanto prima per entrare nella nuova era durante e post Covid. Alberto Marchiori, incaricato per la rigenerazione urbana per Confcommercio (intervistato dal Sole 24 Ore) non ha dubbi nell’introdurre questo tema: «Non vi può essere un corretto sviluppo delle città, senza un adeguato sviluppo del terziario, e viceversa».

Il concetto di terziario avanzato e necessario, di fatto obbliga a rendere le città autonome, sostenibili e pronte a rispondere ad ogni necessità del cittadino porgendogli servizi sotto casa, a portata di mano, sicuri ed efficienti per diminuire code, stringere i tempi e distanze. Un piano che di riflesso lancia il turismo nelle città che a livello di arrivi per viaggi di piacere sono state le più colpite in questo 2020 funestato dalla pandemia. Troppo alto il rischio di assembramenti, contatti stretti, infrastrutture non all'altezza di una situazione che esige pulizia e distanze da cose e persone. E non sono all'altezza spesso per poca intraprendenza (eufemismo...) delle pubbliche amministrazioni, quando invece basterebbe poco. Basti pensare alle piste ciclabili che nel giro di pochi giorni sono spuntate in alcune grandi città (Milano su tutte) dopo anni di richieste non rispettate

Le città di domani vanno rigenerate - Città da rigenerare dopo il Covid Turismo centrale per la rinascita
Le città di domani vanno rigenerate

Città da rigenerare e riqualificare
Cosa significa? Intanto che bisogna fissare e comprendere il significato di due termini come “rigenerazione” e “riqualificazione”: «La prima - spiega Marchiori - ricomprende la seconda, e si estende ad un concetto più ampio che tiene conto della presenza di tutte le attività che si svolgono nel territorio, comprese le città di medie dimensioni, i paesi e i borghi che costituiscono prevalentemente il tessuto edilizio-urbano dell’Italia».

Il turismo, anello forte della catena
Ma, in soldoni, cosa significa potenziare il terziario? Significa, secondo Marchiori, creare «un contesto urbano vitale ed accogliente, incentivare lo sviluppo delle imprese e supportare la creazione di un terziario, inteso come mix di commercio, turismo, servizi, trasporti, professioni, artigianato e cultura, che rende attrattive le città». E ristorazione aggiungiamo noi, un piacere che si spera possa ancora restare un servizio se lo smart working non si impossesserà del mondo del lavoro. Sicuramente i locali resteranno un modello di attività sicura, alla luce di tutti i protocolli fissati per riaprire dopo la prima ondata.

Qualcosa negli anni scorsi era già stato fatto con la Confcommercio che d’accordo con Anci aveva stilato nel 2016 un protocollo per il raggiungimento di questi obiettivi che poi era stato aggiornato in altre due occasioni, l’ultima nel 2019. Il protocollo prevede di mettere in atto politiche e percorsi da sperimentare in alcune città pilota e che possano presentarsi a Regioni, Governo e altre istituzioni - anche europee - forti di idee e risultati per ampliare i suddetti progetti pilota.

Tante belle idee, ma sono da concretizzare
Il problema a questo punto però è differenziare le tante teorie, premesse, promesse, idee, sogni, utopie da quelli che devono necessariamente essere interventi concreti e corposi. Quali? Programmare gli interventi, dare concretezza a progetti di forestazione urbana ed efficientamento energetico, poter contare su qualche incentivo per le criticità legate alla pandemia. Andando per ordine. «Bisognerebbe - precisa Marchiori - effettuare un’analisi di tutto il patrimonio edilizio nazionale, con l’ausilio delle nuove tecnologie e della documentazione già in possesso della Pa, sotto il profilo sismico e della sicurezza geo-ambientale, dando poi seguito ad una graduale politica di rigenerazione attraverso progetti tecnico-finanziari con l’ausilio di tutte le provvidenze già esistenti e di nuove da programmarsi».

Ancora: priorità alle zone verdi e ai parchi, ma anche all’uso delle facciate degli edifici come dispositivi ad alte prestazioni e performance. «Anche in questo caso - dice Marchiori - i Comuni dovrebbero essere supportati da una riforma normativa che consenta loro di avere maggiore potere politico-amministrativo per contrastare il degrado urbanistico-architettonico; per essere chiari il diritto e la tutela della proprietà in genere non possono contrastare con l'interesse pubblico-sociale. Un esempio? Se io sono proprietario in un centro storico anziché in periferia di un fabbricato fatiscente e non faccio nulla per riqualificarlo o cederlo a chi lo possa fare, arreco un danno estetico e di immagine alla città e conseguentemente anche nei confronti delle attività economiche ed in particolare del settore turismo».

Sanzioni per chi non rispetta le norme, incentivi per rispettarle
Inevitabile che debbano subentrare anche sanzioni per coloro i quali non rispettano queste norme. Per Marchiori la Pa dovrebbe poter intervenire con pesanti sanzioni, come l’esproprio. «Analogamente questo ragionamento dovrebbe valere anche nei confronti dei proprietari di negozi che rimangono sfitti per eccessive richieste economiche». E per far fronte alle criticità legate alla pandemia, Confcommercio chiede al Governo l’applicazione della cedolare secca al 10% a favore dei proprietari di immobili commerciali che nel periodo Covid-Post Covid riducano di almeno un 20% il canone in corso di locazione o a coloro che affittino ad attività strategiche per riportare il mix merceologico nei centri commerciali naturali. A queste agevolazioni andrebbero poi affiancate quelle relative alla tassazione locale e regionale.

L’Europa, pur non avendo competenza diretta su questa tematica, ha avuto una particolare attenzione per le città, anche con strumenti economici e bandi mirati. «Con i fondi Por-Fesr, a disposizione delle varie Regioni, nel settennio 2014-2020, si prevedeva che almeno il 5% degli stessi fosse destinato al territorio. Nella prossima programmazione – dice Marchiori – si auspica un innalzamento di tale percentuale a 6/10 punti».

Tanti i fondi destinati alle regioni del Sud Italia per riemergere da situazioni di depressione. E poi ancora ci sono i bandi Urbact, Uia, Interreg, Horizon. E «nell'imminente futuro ulteriori contributi alla causa della città si auspica arrivino anche dal famigerato Recovery Fund/Next Generation Eu». In ultimo, il riferimento al nuovo Bauhaus proposto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

ITALIAATAVOLA © Riproduzione riservata

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