Ristoranti, un sospiro
di sollievo Iva al 10%
per asporto
e delivery
La Legge di bilancio 2021 è pronta a chiarire un capitolo controverso emerso con l'emergenza covid, stabilendo definitivamente l'Iva al 10% per l'asporto e la delivery. Un'ottima notizia per il mondo della ristorazione, che in questo 2021 alle porte non dovrà versare la prima rata Imu e avrà agevolazioni per la formazione dei cuochi.
L'Iva, per la consegna a domicilio e l'asporto, viene ridotta al 10%. Si è dovuta aspettare la Legge di Bilancio per mettere un punto sulla questione, già discussa (senza conclusioni ferme) tra il via libera temporaneo all'applicazione dell'aliquota agevolata da parte del ministero dell'Economia e la linea rigida sulla differenza tra somministrazione e cessione di cibi e bevande da parte dell'Agenzia delle Entrate. Una bella notizia per il mondo della ristorazione, che deve prestare attenzione anche ad altre novità interessanti emerse dalla Legge di Bilancio.
Aliquota dal 22% al 10%: com'è andata
Con gli emendamenti approvati il 20 dicembre dalla Commisione Bilancio della Camera, nel testo della Manovra è stata inserita una norma di interpretazione autentica che inserisce la consegna a domicilio e l'asporto di piatti pronti (e di pasti che siano cotti, arrostiti, fritti o altrimenti preparati) nella lista dei casi a cui è applicabile l'Iva agevolata.
La questione è stata risollevata ed affrontata proprio per le conseguenze dell'emergenza coronavirus: a causa delle misure restrittive imposte ai ristoranti, la diffusione dei servizi di asporto e consegna a domicialio ha riacceso i riflettori su questo vecchio nodo della normativa Iva, che finalmente la Legge di Bilancio 2021 scioglie (speriamo definitivamente).
Ripercorrendo la questione, il DPR 633 del 1972 chiarisce: chi opera nel campo della ristorazione applica un'imposta differente a seconda del servizio effettuato:
Già a novembre 2020 però il sottosegretario al Mef Alessio Mattia Villarosa si è espresso sul trattamento Iva per asporto e consegna a domicilio, con queste parole: «Allo stato attuale, tenuto conto della riduzione dei coperti [...], la vendita da asporto e la consegna a domicilio rappresentano modalità integrative mediante le quali i titolari dei suddetti esercizi possono svolgere la loro attività anche se dotati di locali, strutture, personale e competenze astrattamente caratterizzanti lo svolgimento dell'attività di somministrazione abitualmente svolta dagli stessi. Alla luce di quanto esposto si possono applicare aliquote ridotte».
Il chiarimento del sottosegretario non ha risolto la questione per l'Agenzia delle Entrate che, ribadendo il non chiarimento circa il concetto di somministrazione, trova doveroso applicare l'aliquota del 22%.
Tra eccezioni temporanee (come quella chiarita dal sottosegretario al Mef) e difficoltà interpretative (i cavilli dell'Agenzia dell'Entrate) si impone la Legge di Bilancio, che mette il punto sull'aliquota da applicare ad asporto e consegna a domicilio: "Assoggettata ad Iva al 10%, con una norma di interpretazione autentica, le cessioni di piatti pronti e di pasti [...] in vista del loro consumo immediato, della loro consegna a domicio o dell'asporto". Ora non resta che attendere l'approvazione della Legge di Bilancio, il 27 dicembre.
Una questione, vogliamo ricordarlo che era stata sollevata con forza da Italia a Tavola fin dal primo lock down, ricordando la necessità di porre rimedio alle diferenze fiscali ,a propopsiti di aliquote Iva, esistendi fra i trippi e diversi codici SAteco di chi si occupa di cibo.
Salta la prima rata Imu per i ristoranti
Un'ottima notizia, dicevamo, per il mondo della ristorazione, ma non l'unica. Infatti, dal testo in attesa di approvazione, si evince anche l'annullamento della prima rata Imu. Più precisamente: alberghi, stabilimenti balneari, villaggi turistici, bed & breakfast, discoteche e night club non dovranno andare alla cassa per la prima rata Imu.
Agevolazioni per formazione e strumenti di cucina
A questo si aggiunge, sempre dalla Legge di Bilancio, un credito d'imposta del 40% del costo degli acquisti di beni strumentali o della partecipazione a corsi di aggiornamento professionale per gli chef. Per questo viene introdotto un fondo apposito di un milione di euro l'anno per 3 anni.
La decontribuzione al Sud
E, in un certo senso, i ristoranti possono sorridere anche per la decontribuzione Sud. L'esonero parziale (del 30%) dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro privati per i lavoratori dipendenti è prorogato in automatico fino al 30 giugno 2021. Questo è un incentivo che nella ristorazione può aiutare a nuove assunzioni, pronti a far ripartire il settore. italiaatavola
Iva agevolata per asporto e delivery
Aliquota dal 22% al 10%: com'è andata
Con gli emendamenti approvati il 20 dicembre dalla Commisione Bilancio della Camera, nel testo della Manovra è stata inserita una norma di interpretazione autentica che inserisce la consegna a domicilio e l'asporto di piatti pronti (e di pasti che siano cotti, arrostiti, fritti o altrimenti preparati) nella lista dei casi a cui è applicabile l'Iva agevolata.
La questione è stata risollevata ed affrontata proprio per le conseguenze dell'emergenza coronavirus: a causa delle misure restrittive imposte ai ristoranti, la diffusione dei servizi di asporto e consegna a domicialio ha riacceso i riflettori su questo vecchio nodo della normativa Iva, che finalmente la Legge di Bilancio 2021 scioglie (speriamo definitivamente).
Ripercorrendo la questione, il DPR 633 del 1972 chiarisce: chi opera nel campo della ristorazione applica un'imposta differente a seconda del servizio effettuato:
- Per la somministrazione si applica l'aliquota ridotta del 10%
- Per la vendita di cibi e bevande è necessario applicare l'aliquota specifica del bene ceduto oppure quella ordinaria, pari al 22%.
Già a novembre 2020 però il sottosegretario al Mef Alessio Mattia Villarosa si è espresso sul trattamento Iva per asporto e consegna a domicilio, con queste parole: «Allo stato attuale, tenuto conto della riduzione dei coperti [...], la vendita da asporto e la consegna a domicilio rappresentano modalità integrative mediante le quali i titolari dei suddetti esercizi possono svolgere la loro attività anche se dotati di locali, strutture, personale e competenze astrattamente caratterizzanti lo svolgimento dell'attività di somministrazione abitualmente svolta dagli stessi. Alla luce di quanto esposto si possono applicare aliquote ridotte».
Il chiarimento del sottosegretario non ha risolto la questione per l'Agenzia delle Entrate che, ribadendo il non chiarimento circa il concetto di somministrazione, trova doveroso applicare l'aliquota del 22%.
Tra eccezioni temporanee (come quella chiarita dal sottosegretario al Mef) e difficoltà interpretative (i cavilli dell'Agenzia dell'Entrate) si impone la Legge di Bilancio, che mette il punto sull'aliquota da applicare ad asporto e consegna a domicilio: "Assoggettata ad Iva al 10%, con una norma di interpretazione autentica, le cessioni di piatti pronti e di pasti [...] in vista del loro consumo immediato, della loro consegna a domicio o dell'asporto". Ora non resta che attendere l'approvazione della Legge di Bilancio, il 27 dicembre.
Una questione, vogliamo ricordarlo che era stata sollevata con forza da Italia a Tavola fin dal primo lock down, ricordando la necessità di porre rimedio alle diferenze fiscali ,a propopsiti di aliquote Iva, esistendi fra i trippi e diversi codici SAteco di chi si occupa di cibo.
Salta la prima rata Imu per i ristoranti
Un'ottima notizia, dicevamo, per il mondo della ristorazione, ma non l'unica. Infatti, dal testo in attesa di approvazione, si evince anche l'annullamento della prima rata Imu. Più precisamente: alberghi, stabilimenti balneari, villaggi turistici, bed & breakfast, discoteche e night club non dovranno andare alla cassa per la prima rata Imu.
Agevolazioni per formazione e strumenti di cucina
A questo si aggiunge, sempre dalla Legge di Bilancio, un credito d'imposta del 40% del costo degli acquisti di beni strumentali o della partecipazione a corsi di aggiornamento professionale per gli chef. Per questo viene introdotto un fondo apposito di un milione di euro l'anno per 3 anni.
La decontribuzione al Sud
E, in un certo senso, i ristoranti possono sorridere anche per la decontribuzione Sud. L'esonero parziale (del 30%) dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro privati per i lavoratori dipendenti è prorogato in automatico fino al 30 giugno 2021. Questo è un incentivo che nella ristorazione può aiutare a nuove assunzioni, pronti a far ripartire il settore. italiaatavola
© Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento