Oltre il Covid,
365 idee
per superare
la crisi
In “Oltre il Covid - 365 idee per superare la crisi” (Erga Edizioni) Paola Scarsi racconta tante piccole realtà imprenditoriali che hanno saputo cogliere nuove opportunità lasciandosi alle spalle vecchie consuetudini.
Quanta “non” stressante difficoltà quella insita nel tentativo di incasellare il lavoro recente e prezioso di Paola Scarsi. E allora, con facezia che all’autrice certamente non dispiace ed anzi garba, esordiamo dicendo che è libro la cui reperibilità, piuttosto che in libreria, dovrebbe essere pressoché garantita in un negozio di bricolage, quel fai-da-te posto a linea di giunzione tra un hobby magari preesistente e una necessità catalizzata dalla pandemia: compriamo una chiave passe-partout.
Sì, una chiave passe-partout che con inverosimile duttilità trasversale pone noi tutti, soggetti nuovi al cospetto di una realtà nuova, quella scaturente dal post pandemia (nulla sarà più come prima), nella condizione di vivere con rinnovato comfort nuovi paradigmi di fruizione e di consumo, considerando finalmente i vecchi come desueti.
E allora l’autrice cosa ha fatto? Di certo agevolata dalla sua grande competenza e da una formidabile curiosità che la pone nella situazione vincente di chi si chiede il “perché no” delle cose, viatico di scoperte, e non l’indolente “perché”, Paola Scarsi cerca e trova, e con la sua bella penna ci racconta, ben 365 piccole realtà imprenditoriali che hanno capito due cose fondamentali. La prima: dove c’è una minaccia c’è un’opportunità. La seconda, alla prima saldamente correlata: la nuova normalità non è un semplice ritocco cosmetico della vecchia normalità. No, cambia tutto, cambia il nostro modo di vivere nel quotidiano, nel sociale, in famiglia, al lavoro.
Racconti di persone che grazie alla loro tempra, al loro approccio che abilita sguardo ottimistico sul futuro, vaccinati contro quel brutto morbo che è la “neofobia”, si sono rimboccate le maniche, hanno capito che “adesso tocca a noi” come circa 70 anni fa toccò ai loro nonni: ricostruire. 70 anni fa ricostruzione hard a fronte di macerie dolorosamente e vistosamente hard. Oggi ricostruzione dell’animo individuale e sociale, esplorazione di terre ignote.
Ecco, Paola Scarsi con il suo “Oltre il Covid” non lancia proclami e non tratteggia scenari prossimi venturi. Indica casi copiosi, tutti veri e verificati, di persone che nel loro considerarsi “migranti”, volgono lo sguardo a prua.
Sì, una chiave passe-partout che con inverosimile duttilità trasversale pone noi tutti, soggetti nuovi al cospetto di una realtà nuova, quella scaturente dal post pandemia (nulla sarà più come prima), nella condizione di vivere con rinnovato comfort nuovi paradigmi di fruizione e di consumo, considerando finalmente i vecchi come desueti.
E allora l’autrice cosa ha fatto? Di certo agevolata dalla sua grande competenza e da una formidabile curiosità che la pone nella situazione vincente di chi si chiede il “perché no” delle cose, viatico di scoperte, e non l’indolente “perché”, Paola Scarsi cerca e trova, e con la sua bella penna ci racconta, ben 365 piccole realtà imprenditoriali che hanno capito due cose fondamentali. La prima: dove c’è una minaccia c’è un’opportunità. La seconda, alla prima saldamente correlata: la nuova normalità non è un semplice ritocco cosmetico della vecchia normalità. No, cambia tutto, cambia il nostro modo di vivere nel quotidiano, nel sociale, in famiglia, al lavoro.
Racconti di persone che grazie alla loro tempra, al loro approccio che abilita sguardo ottimistico sul futuro, vaccinati contro quel brutto morbo che è la “neofobia”, si sono rimboccate le maniche, hanno capito che “adesso tocca a noi” come circa 70 anni fa toccò ai loro nonni: ricostruire. 70 anni fa ricostruzione hard a fronte di macerie dolorosamente e vistosamente hard. Oggi ricostruzione dell’animo individuale e sociale, esplorazione di terre ignote.
Ecco, Paola Scarsi con il suo “Oltre il Covid” non lancia proclami e non tratteggia scenari prossimi venturi. Indica casi copiosi, tutti veri e verificati, di persone che nel loro considerarsi “migranti”, volgono lo sguardo a prua.
© Riproduzione riservata di Vincenzo D’Antonio
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