Sicurezza stradale e vino: un etilometro al ristorante per tutelare tutti
Il nuovo Codice della strada ha creato allarmismi sul consumo di vino, penalizzando ristoranti e produttori. Per conciliare sicurezza e piacere a tavola, serve informare i clienti e attivare un servizio come l'etilometro. Con responsabilità e buon senso, la crisi può diventare opportunità
direttore
Dopo allarmismi, contestazioni e polemiche, è tempo di fare i conti con il nuovo Codice della strada e porre rimedio ai guai che una comunicazione sbagliata ha creato per i consumi di vino e la ristorazione. Ora bisogna poter conciliare la sicurezza in strada col piacere dello stare a tavola (un po' il simbolo dello stile di vita italiano) e la soluzione che propone Italia a Tavola è quella di permettere a chi guida - uscendo da un locale - di sapere qual è la sua condizione. E cosa ci può essere di meglio di un test con l'etilometro che ogni gestore avveduto potrebbe mettere a disposizione dei clienti? Non siamo all'emergenza Covid, quando serviva misurare la temperatura per accedere al ristorante, ma sempre di sicurezza per tutti si tratta. E sarebbe bello risolvere tutto con un semplice soffio.
Inutile allarmismo e impatto sulla ristorazione
e sul consumo di vino
Il condivisibile obiettivo di evitare incidenti stradali ha purtroppo avuti effetti negativi sull'opinione pubblica per l'iniziale comunicazione del ministro Matteo Salvini, che non a caso è finito nell'occhio del ciclone sul nuovo Codice della strada. A parte l'avere presentato per dati reali quelli incompleti sul presunto calo di morti nei primi giorni di applicazione delle nuove regole (mancavano i due terzi degli incidenti, perché registrati dai vigili urbani), il ministro dei Trasporti, senza volerlo, ha di fatto innescato una sorta di terrorismo psicologico assegnando la stessa pericolosità al consumo del vino e all'uso di droga per chi guida.
È tempo di fare i conti con il nuovo Codice della stradaIl mondo della ristorazione è subito entrato in fibrillazione e, a cascata, pure i produttori di vino. Il motivo è semplice: dopo le parole di Salvini molti ristoratori, da nord a sud, hanno lamentato un drastico calo del consumo di vino e alcolici. Eppure, non c'era una sola ragione oggettiva perché ciò dovesse accadere, visto che non è cambiato nulla a livello di limiti e sanzioni. Almeno per la prima fascia, quella fino allo 0,5% che riguarda la stragrande maggioranza dei consumatori, non ci sono novità sostanziali (a parte la categoria alcol zero). Ma il solo fatto che il vicepremier abbia unito il vino alle droghe, ha scatenato il caos.
L'importanza di una comunicazione istituzionale equilibrata
Sarà per ignoranza (la gente ormai sembra leggere solo le sparate sui social e rinuncia ad informarsi) o per timore dei tanto enfatizzati controlli - che sembrano già in calo di numero e frequenza - sta di fatto che l'allarme vino ha innescato un oggettivo calo dei consumi che si è aggiunto a flessioni già in atto. Nel solo Piemonte, terra storicamente legata al vino, si calcola che il 2024 si sia chiuso con un calo del 15% dei consumi.
Nel nuovo Codice della strada ci sono anche le categorie “alcol zero”Partendo dalle difficoltà più generali del mondo del vino (causa gli aggravi dei costi, la maggiore attenzione alla salute, i gusti mutati dei consumatori, soprattutto dei più giovani, ecc.), bisogna avere un po' di buon senso e cercare gestire al meglio una situazione che richiede più attenzione.
Pensare a forme di protesta di massa o invocare il miracolo di migliaia di nuovi taxi, sono soluzioni estreme, magari interessanti, che quasi certamente non troveranno però attuazione. Anzi: è più facile che Salvini torni a fare il ministro degli Interni…
Come trasformare la sfida in un'occasione di crescita
Da questo corto circuito fra politica e ristorazione si può però uscire puntando su una consapevolezza di qual è la situazione vera, senza alimentare altro allarmismo per i consumatori. Fin dall'inizio Italia a Tavola ha ad esempio contestato il tono e la modalità con cui è stato presentato il nuovo Codice della strada tirando in ballo anche il vino e creando danni reali a ristoranti e cantine. Ma sulle regole, sulle sanzioni o sui controlli non abbiamo fatto rilievi, salvo osservare che, se è meritorio cercare di evitare incidenti, non si capisce perché ci sia stata poca attenzione alle vere cause che sono l'alta velocità e i parcheggi selvaggi in città, per i quali sarebbero necessarie sanzioni decisamente più pensati. Come richiede anche l'associazione delle vittime su strada.
Nuovo Codice della strada: a parte la categoria “alcol zero” non cambia nulla a livello di limiti e sanzioniPurtroppo, parte del mondo della ristorazione sta però inseguendo proprio l'allarmismo. L'antidoto alla flessione dei consumi, che era già in atto da tempo, potrebbe essere la cosa più semplice: consentire ai clienti di capire qual è il loro rapporto con l'alcol. Se non si ha la consapevolezza precisa della reazione del proprio organismo all'assunzione del vino, ad esempio, qualcuno può anche pensare che basti un bicchiere per essere fuori dai limiti. Ed è proprio questo richiamo al realismo e al buon senso che ci si sarebbe aspettati dalle istituzioni.
Etilometri nei locali: una soluzione
per garantire benessere a tavola e sicurezza stradale
Ora è importante che i ristoratori per primi facciano un po' di cultura e informazione per permettere ai clienti di capire qual è la zona di sicurezza di ciascuno. Un conto è ad esempio bere due bicchieri di vino o due spritz a digiuno, ed un altro farlo a stomaco pieno. Poi dipende dai dati fisici (altezza, peso, età, sesso, ecc.) ma alcune situazioni medie si possono individuare. Lo ha fatto persino Bruno Vespa a Porta a Porta.
Bisogna consentire ai clienti di capire qual è il loro rapporto con l’alcolSe vado al ristorante, e avessi dei dubbi sulla mia situazione in caso di controlli, mi piacerebbe poter sapere subito, magari prima di alzarmi da tavola, se posso mettermi alla guida. Ed è qui che il gestore avveduto può davvero giocare le sue carte, mettendo a disposizione un etilometro. Che sia professionale per molteplici utilizzi, invece che usa e getta, poco importa. Dipende da quanto un ristoratore vuole investire su un servizio oggi forse fondamentale per la sua immagine. I costi vanno da 80-90 euro ai 400 euro per i modelli in uso alle forze di Polizia. L'importante è dotarsene anche se non c'è l'obbligo, che scatta solo per i locali aperti anche dopo le 24.00.
Mettere a disposizione un etilometro serio (che ci si può anche fare sponsorizzare) vale certamente di più di tante altre soluzioni, tutte valide, ma meno importanti per un rapporto fiduciario pubblico
esercizio/consumatore. Poi vanno benissimo le wine bag per permettere di terminare a casa il consumo di una bottiglia non finita. Come è certamente utile, ma scarsamente praticabile e costoso, offrire un servizio di taxi o di autista (in questo caso con rischi fiscali e di sicurezza). Mettere invece i clienti nella condizione di uscire da un locale con la certezza che chi guida non rischia nulla è certamente più utile e gradito. E sapere che si è superato il livello può permettere due alternative, passare le chiavi dell'auto ad un commensale più in regola coi limiti… o aspettare che l'indice scenda.
Erroneamente qualcuno pensa che sia sufficiente un bicchiere di vino per essere fuori dai limitiE attenzione, tutti questi ragionamenti valgono anche per i fuori casa domestici: dopo una cena in casa di amici i rischi valgono come se si uscisse dal ristorante. Anche lì è necessaria responsabilità e attenzione e avere magari un etilometro sottomano.
Il valore del consumo moderato: un pezzo
della nostra cultura
Magari nei primi tempi sarà difficile avere tutti un etilometro (un po' come accadeva per i rilevatori della temperatura in periodo di Covid) ma questo permetterebbe di tornare alla normalità in breve tempo. Senza considerare che da tempo gli italiani, a partire dai più giovani, si sono abituati ad organizzarsi in gruppi (ma vale anche per le coppie) in cui a turno chi guida non beve o sta molto controllato, mentre il bere responsabile è sempre più diffuso..
Va poi detto che il polverone sollevato apre la strada anche ad un interessante miglioramento nel servizio della sala per migliorare il benessere e il piacere del cliente: più servizi al bicchiere; più qualità delle proposte e meno quantità; più attenzione al grado alcolico; più scelta anche per eventuali bevande alternative (birra, tè, tisane, kombucha, drink analcolici, ecc.). Ciò che equivale invece ad un autogol - che qualche gestore si sta in verità infliggendo - è pensare di compensare i minori consumi con un aumento del prezzo nella carta dei vini. In questo caso vuol dire perdere con certezza i clienti più attenti che oggi non perdonano più i rincari eccessivi.
Sicurezza e cultura del vino possono convivere
E in ogni caso, se i controlli sulle strade si riveleranno efficaci e duraturi, l'obiettivo primario dovrebbe rimanere quello di garantire maggiore sicurezza per tutti, senza demonizzare abitudini culturali profondamente radicate come il consumo moderato e responsabile di vino. È fondamentale che le istituzioni scelgano parole e toni più equilibrati, evitando paragoni impropri che rischiano di alimentare confusione e penalizzare interi settori economici.
I ristoratori possono sensibilizzare i clienti sul consumo consapevole di alcolD'altro canto, i ristoratori possono trasformare questa sfida in un'opportunità, migliorando i servizi e sensibilizzando i clienti sul consumo consapevole di alcol. Dotarsi di strumenti come gli etilometri, offrire più scelte al bicchiere e diversificare l'offerta con opzioni analcoliche sono strategie che possono rafforzare il rapporto di fiducia con i consumatori.
Con un etilometro i clienti sarebbero nella condizione di uscire da un locale con la certezza che chi guida non rischia nullaIn definitiva, il buon senso e una comunicazione chiara devono prevalere. Bere un bicchiere di vino, con moderazione e responsabilità, non è solo un piacere, ma un pezzo della nostra cultura e identità che merita di essere tutelato e valorizzato, senza inutili allarmismi. Ora sarebbe interessante capire quali strategie stanno adottando i ristoranti italiani per affrontare il cambiamento, e magari una ricerca della Fipe sarebbe più che utile.
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