Quando la storia si intesse con la geografia: la trama e l’ordito che fanno scorrere le genti e il mondo. Era il 1920, l’Italia che usciva dalla Grande Guerra ancora imbastiva i tasselli dell’Unità, formalmente avvenuta all’incirca mezzo secolo prima. Piemontesi che sono incuriositi da questo ampliamento territoriale e da questo incontro con genti divenute connazionali. Un giovane talentuoso cioccolatiere di Alba, visionario come solo gli imprenditori di successo sanno essere, conquista il palato della Napoli “bene” con le sue originali creazioni basate su sopraffina lavorazione del cacao. Il suo nome Isidoro Odin, e al suo fianco c’è una grande donna: Onorina Gay. Unica sede, all’epoca, in via Chiaia, al civico 237.
Gay-Odin, una storia napoletana
Via Chiaia, allora era la via dello shopping e dello struscio, la passeggiata che si fa affinché si osservi e si venga osservati. Ancillarmente, sorta di lato B, l’altra main street era (ed è) Via Toledo. Siamo a pochi passi da Piazza del Plebiscito Isidoro e Onorina non ci sono più. Al governo dell’azienda, da quasi mezzo secolo c’è la famiglia Maglietta.
Il negozio di via Chiaia è rimasto chiuso per anni affinché i lavori di restauro procedessero con i tempi giusti. E adesso, voilà, si riapre e si cortocircuita il tempo: le stigliature, il mobilio e le finiture dell’epoca, il fascino immutabile del Liberty che da sempre connota il visual della Gay-Odin. Sono stati recuperati e restaurati anche il bancone e tutti gli arredi dell’epoca caratterizzati dal tipico elemento naturalistico e floreale dell’Art Nouveau con intarsi che rievocano bacche e fave di cacao, e impreziositi da finiture di pregio e da eleganti intarsi che riproducono le iniziali dei due giovani fondatori. «Nel segno della tradizione, continueremo a portare avanti il nostro lavoro di artigiani del cioccolato» dice Sveva Maglietta, membro del cda.
Gay-Odin, le prelibatezze
E i gioielli in vendita? Gli evergreen della ditta, ovviamente. Foresta, Vesuvio, Gianduiotti, Imperiali, Amori, Chicchi di caffè, scorzette d’arancia intinte nel cacao fondente, i Wafer, le Noci e le Ghiande ripiene di golose creme. C’è anche il banco gelato con carapine in vecchio stile per la somministrazione delle creme fredde Gay-Odin, tutte ispirate ai cioccolatini della casa: dal gelato latte, zucchero e cannella a quello Foresta, da quello ghianda al cioccolato nelle declinazioni fondente, con scorzette d’arancia o al rhum.
Gay-Odin ha riaperto la sua sede storica in Via Chiaia. Era l’anno 1920 quando Matilde Serao la prima direttrice de Il Mattino, il quotidiano di Napoli, da casa prima di raggiungere la redazione e/o al ritorno a casa, sovente diceva al suo chauffeur: “passa per Chiaia”. Null’altro doveva aggiungere all’ordine impartito. Era sottinteso che il “passare per Chiaia” significava sosta alla bottega di Gay-Odin.
Nessun commento:
Posta un commento