Non si è fatta attendere la replica di AssoDistil dopo le parole di Angelo Gaja, titolare dell'omonima azienda di Barbaresco (Cn), che aveva sottolineato fosse impossibile accostare ed equiparare i vari prodotti alcolici, facendoli rientrare in un'unica e indistinta categoria di "alcol". Una posizione che ha lasciato l’associazione «sconcertata».
AssoDistil-Gaja, cosa è successo
Angelo Gaja aveva sottolineato l'errore di equiparare il vino ai superalcolici e agli aperitivi solo per la componente alcolica comune. Secondo Gaja, esistono tre tipi di alcol: di fermentazione, presente nel vino e prodotto naturalmente dai lieviti; di distillazione, usato nei superalcolici; e di addizione, per gli aperitivi. Sebbene la molecola sia la stessa, la natura e la funzione dell'alcol in ciascun prodotto sono diverse secondo il produttore.
Gaja insisteva sulla necessità di tutelare la specificità del vino, separandolo da altre bevande alcoliche e proteggendo la sua immagine culturale e storica.
«Comprendiamo - si legge in una nota di AssoDistil - la volontà di Angelo Gaja di cercare una via di salvataggio per il settore del vino, in un momento in cui le posizioni - sbagliate e pericolose - di una certa politica europea vogliono colpire il consumo di alcol, tuttavia che non lo si faccia cercando di discriminare i superalcolici, o per meglio dire le bevande spiritose, rispetto al vino utilizzando argomentazioni prive di qualunque fondamento scientifico».
AssoDistil, le tipologie di alcol
Nella nota, AssoDistil afferma: «Siamo in questo senso sicuri che il maestro non abbia mai affermato l’assurdità che “esistono infatti tre tipologie di alcol”, alludendo a un presunto alcol di fermentazione (che sarebbe ovviamente il migliore) del vino diverso da quello di distillazione (dei superalcolici) “prodotto dall’arricchimento di alcol a mezzo dell’impianto di distillazione” e da quello di addizione (ad esempio quello degli aperitivi)». «Sostenere - prosegue il testo - infatti che ci sono diverse tipologie di alcol è semplicemente falso: l’alcol etilico del vino, dei superalcolici e altro è sempre la stessa molecola, con formula chimica CH3CH2OH, identica per qualunque tipologia di bevanda alcolica (dalla birra, al vino e ai superalcolici). Anzi, volendo proprio approfondire il tema, si potrebbe affermare, senza tema di smentita, che la distillazione è la tecnica di separazione che permette di ottenere un alcole etilico o bevande spiritose più pure, grazie appunto alla separazione di altre sostanze non gradite presenti nella materia prima.
È grazie a questa tecnica affinata in secoli dai mastri distillatori che si riescono ad ottenere eccellenze del made in Italy come Grappa e Brandy italiano, prodotti così nobili da meritare la protezione della denominazione Indicazione Geografica dall’Unione Europea».
Quindi AssoDistil conclude: «Affermare quindi che, a esempio, aperitivi, superalcolici, Grappa e Brandy italiano e vino non siano “la stessa cosa” con riferimento a presunte differenti tipologie di alcol in essi contenuto, è falso e discriminatorio nei confronti di un settore, quello distillatorio, che invece si batte perché vino, birra e superalcolici si schierino assieme contro la criminalizzazione in atto del consumo di alcol finanche di quel consumo moderato e consapevole che da sempre contraddistingue lo stile di vita italiano e che ha permesso al nostro Paese di rappresentare un modello di dieta sana nel mondo». Iat
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