Sostanze nocive
nelle paste italiane?
Felicetti: «Sono
non-notizie,
reagiremo»
Un articolo postato sul blog Informazionebycuriosity denuncia la presenza di sostanze nocive nelle paste di grandi marche italiane. Il presidente dei pastai ribatte segnalando la falsità di queste notizie all’autorità giudiziaria competente, stanco di ricevere continuamente attacchi infondati
Un articolo pubblicato sul blog informazionebycuriosity ha creato non poco scompiglio nel mondo dei pastai e dei consumatori. Il titolo la dice già lunga su quello che si legge poi nell’articolo: “GranoSalus, i risultati delle analisi su pasta Barilla, Voiello, De Cecco, Divella, Garofalo, La Molisana, Coop e Granoro: sono pieni di Don, Glifosate e Cadmio… E a noi queste porcherie ce le fanno mangiare…!!”.
Poi il testo nel quale si spiega che «le paste di alcune delle grandi marche italiane contengono tracce di contaminanti, sia pur entro i limiti di legge, vuol dire che ogni italiano ne assume piccole dosi giornaliere attraverso pasta e altri derivati del grano. E non c’è affatto da stare tranquilli specie se si considera l’effetto combinato che queste sostanze potrebbero provocare insieme, anche a bassi dosaggi». Il tutto corredato da tabelle che indicano nello specifico quale sostanza è presente in ogni pasta e in che quantità.
I pastai hanno subito appreso la notizia e si sono uniti per rispondere colpo su colpo alle accuse, ma non tramite il web bensì per vie ufficiali e legali. Capofila ovviamente è Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani, assai contrariato.
Felicetti, come dobbiamo prenderla questa notizia?
Vorrei potermi barricare dietro ad un «no comment» come meritano tutte le notizie a valore zero, come questa, ma siamo stufi di stare zitti mente chiunque può permettersi di sparare a zero sulla nostra categoria: è ora di farci sentire.
Quale è dunque la risposta dei pastai?
Innanzitutto quella che ci porta a considerare questa notizia una “non notizia” visto che l’articolo stesso precisa che nessuna marca mette in vendita la pasta il cui grano contiene quantità di sostante nocive che vanno oltre il limite di legge consentito. Forse basterebbe dire questo anche perché stiamo parlando di valori rilevati che sono nella peggiore delle ipotesi quattro volte inferiori a quelli massimi consentiti. E se, per assurdo, vogliamo mettere in discussione gli Organi sanitari europei che hanno stabilito i limiti allora entriamo in una dimensione molto più ampia, ma che non mi pare il caso di affrontare.
Una delle accuse riguarda il grano straniero che sarebbe più inquinato di quello italiano…
Qui non commento davvero, perché è puro terrorismo agroalimentare. Aggiungo però che si accusano le grandi marche di mixare il grano straniero pesantemente contaminato con quello italiano e qui non si può star zitti. Come collega mi sento in dovere di difendere professionisti del settore che da decenni lavorano con serietà e responsabilità contribuendo a sostenere in maniera massiccia l’economia italiana. Non possiamo accettare che colleghi serissimi vengano sbugiardati da notizie simili. L’accusa peggiore però è quella di insinuare che due marche che dichiarano l’origine 100% italiana usino anche grani esteri e questo è inaccettabile. Si tratta di un’accusa di frode in commercio e ripeto non è giustificata da nessun argomento e non è ricevibile nella sua forma.
Da come ne parla sembra che questo tipo di accuse sia solo la punta dell’iceberg…
Proprio così. Quotidianamente veniamo attaccati con “non notizie” come questa ed è per tale motivo che siamo stufi di subire e vogliamo farci valere nelle sedi opportune. Ci sentiamo responsabili di un intero settore, ma soprattutto della salute dei cittadini e non possiamo ammettere che qualcuno provi a screditarci. Questi personaggi che diffondono false notizie non si rendono conto che rischiano di mettere in crisi l’agricoltura e l’intera filiera della pasta.
Qual è l’umore tra gli addetti ai lavori?
Ho avuto modo di confrontarmi con molti di loro e posso dire che la pensano come me. Abbiamo sempre risposto col silenzio, il lavoro e la coerenza a questi attacchi, ma lo ripeto ancora una volta: ora bisogna porre la questione nelle opportune sedi.
Poi il testo nel quale si spiega che «le paste di alcune delle grandi marche italiane contengono tracce di contaminanti, sia pur entro i limiti di legge, vuol dire che ogni italiano ne assume piccole dosi giornaliere attraverso pasta e altri derivati del grano. E non c’è affatto da stare tranquilli specie se si considera l’effetto combinato che queste sostanze potrebbero provocare insieme, anche a bassi dosaggi». Il tutto corredato da tabelle che indicano nello specifico quale sostanza è presente in ogni pasta e in che quantità.
I pastai hanno subito appreso la notizia e si sono uniti per rispondere colpo su colpo alle accuse, ma non tramite il web bensì per vie ufficiali e legali. Capofila ovviamente è Riccardo Felicetti, presidente dei pastai italiani, assai contrariato.
Felicetti, come dobbiamo prenderla questa notizia?
Vorrei potermi barricare dietro ad un «no comment» come meritano tutte le notizie a valore zero, come questa, ma siamo stufi di stare zitti mente chiunque può permettersi di sparare a zero sulla nostra categoria: è ora di farci sentire.
Quale è dunque la risposta dei pastai?
Innanzitutto quella che ci porta a considerare questa notizia una “non notizia” visto che l’articolo stesso precisa che nessuna marca mette in vendita la pasta il cui grano contiene quantità di sostante nocive che vanno oltre il limite di legge consentito. Forse basterebbe dire questo anche perché stiamo parlando di valori rilevati che sono nella peggiore delle ipotesi quattro volte inferiori a quelli massimi consentiti. E se, per assurdo, vogliamo mettere in discussione gli Organi sanitari europei che hanno stabilito i limiti allora entriamo in una dimensione molto più ampia, ma che non mi pare il caso di affrontare.
Riccardo Felicetti
Una delle accuse riguarda il grano straniero che sarebbe più inquinato di quello italiano…
Qui non commento davvero, perché è puro terrorismo agroalimentare. Aggiungo però che si accusano le grandi marche di mixare il grano straniero pesantemente contaminato con quello italiano e qui non si può star zitti. Come collega mi sento in dovere di difendere professionisti del settore che da decenni lavorano con serietà e responsabilità contribuendo a sostenere in maniera massiccia l’economia italiana. Non possiamo accettare che colleghi serissimi vengano sbugiardati da notizie simili. L’accusa peggiore però è quella di insinuare che due marche che dichiarano l’origine 100% italiana usino anche grani esteri e questo è inaccettabile. Si tratta di un’accusa di frode in commercio e ripeto non è giustificata da nessun argomento e non è ricevibile nella sua forma.
Da come ne parla sembra che questo tipo di accuse sia solo la punta dell’iceberg…
Proprio così. Quotidianamente veniamo attaccati con “non notizie” come questa ed è per tale motivo che siamo stufi di subire e vogliamo farci valere nelle sedi opportune. Ci sentiamo responsabili di un intero settore, ma soprattutto della salute dei cittadini e non possiamo ammettere che qualcuno provi a screditarci. Questi personaggi che diffondono false notizie non si rendono conto che rischiano di mettere in crisi l’agricoltura e l’intera filiera della pasta.
Qual è l’umore tra gli addetti ai lavori?
Ho avuto modo di confrontarmi con molti di loro e posso dire che la pensano come me. Abbiamo sempre risposto col silenzio, il lavoro e la coerenza a questi attacchi, ma lo ripeto ancora una volta: ora bisogna porre la questione nelle opportune sedi.
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