A tavola con…
Maurizia Cacciatori
“In cucina agguerrita
come sotto rete”
A lungo capitana della nazionale di volley femminile, Maurizia Cacciatori ha sfruttato il suo lavoro per conoscere diverse cucine internazionali apprezzando di ognuna qualche sapore per poi riproporlo ai fornelli
Maurizia Cacciatori simbolo dello sport italiano. Chi non si è emozionato per le avventure olimpiche delle nostre ragazze della pallavolo capitanate dalla grande campionessa. Oggi è mamma di due splendidi bimbi e opinionista di Sky Sport ed è molto impegnata come esperta di motivazione, di coaching e viene chiamata da azienda e da professionisti per la sua capacità di dare motivazione trasferendo i valori dello sport, della squadra, dello sforzo comune, nella vita di ogni giorno. Fuori di casa sin da bambina per dedicarsi allo sport, ha sempre trovato nel cibo una ragione di esperienza e curiosità e a tavola e in cucina se l'è sempre cavata.
Maurizia, che rapporto hai con il cibo?
Molto curiosa e coraggiosa, devo ringraziare lo sport perché attraverso i viaggi nel mondo mi ha fatto conoscere diverse cucine. Io provo, assaggio, mi lancio, non sono schizzinosa. In particolare amo le varie cucine internazionali gustate nel loro Paese: sudamericana, brasiliana, ho visssuto in Spagna e a Tenerife. Vado pazza per il Giappone.
In Spagna?
Curiosità per la Tortilla che soprattutto nelle Canarie è molto alta, ma a Tenerife è gigantesca. La mattina prima dell'allenamento mi ha cambiato la colazione cui ero abituata con cappuccino e brioche. All'inizio mi sembrava troppo divorare una tortilla con patate, uova e cipolle prima dell'allenamento, poi vedendo le mie compagne mangiarle ho cominciato anch'io con la mega bomba.
La dieta sportiva è fatta di sacrifici?
Non proprio. Uno sportivo professionista in attività deve mangiare di tutto un po'. Deve mangiare bene, con equilibrio, ma non per forza privarsi di un piatto di pasta o di un bicchiere di vino.
La cucina che invece ti ha deluso?
Nessuna in effetti, non vado pazza per il troppo piccante, ecco forse la thailandese piccante no, ma se ho fame mangio pure quello. Sono orgogliosa di aver passato ai miei figli questo messaggio di apertura alimentare, oggi hanno cinque e sei anni e hanno una cultura culinaria già sviluppata. Perché il cibo è anche questione di cultura e di rispetto. Per le Olimpiadi siamo stati a Londra e va beh il fish and chips non mi ha conquistata. Mi piacciono le cucine intraprendenti.
Il sapore della tua infanzia?
Gnocchi alla romana, mia mamma non era una grandissima cuoca, ci faceva piatti semplici, un giorno una sua amica le consigliò i gnocchi alla romana, ci piacquero molto e finì che ce li propose per mesi e mesi, alla fine non ne potevamo più. Da un amore folle a non poterli più vedere...
La condivisione che il cibo offre a tavola è un valore?
Sono nata e cresciuta a Carrara mia mamma di Stoccolma e nonna austriaca, a casa nostra c'erano i piatti tipici del Tirolo e dell'Austria. La domenica con i miei fratelli, sono la prima di tre, le lasagne erano una festa.
Il profumo che ami in cucina?
Il profumo del pesce al forno con le patate e in generale tutti piatti che escono dal forno, la cottura che esalta di più i sapori. Nei dolci sono una terrorista, non me ne riesce manco uno. Misuro a occhio e così facendo i dolci non vengono. Ma il mio spirito di competizione mi porta a provare e riprovare con la stessa grinta che metto in campo.
Preferisci stare ai fornelli o a tavola?
Ai fornelli perché trovo che cucinare per qualcuno sia un gesto di affetto, di accoglienza, ho voglia di provare questa emozione. Mi piace invitare amici a casa, cucinare per i miei bimbi, non prendo cose pronte, passo del tempo dedicato a coloro cui voglio bene.
Cosa non smetteresti mai di mangiare?
Gli spaghetti alle vongole e i piatti marinari. Vivo a Livorno quindi Caciucco, cozze, crostacei, spaghetti alla barcolana di Viareggio, li mangio ovunque, preparati con un ragù di pesce molto saporito e particolare.
Il pranzo o la cena che non dimenticherai mai?
In maniera fantozziana non sopporto le melanzane e una mia compagna di squadra brasiliana preparò per tutto un pomeriggio una cena completa a base di melanzane, mi ricordo quella serata veramente tosta, ogni boccone un bicchiere d'acqua. Non dissi nulla per onorare la tavola, ma avrei voluto fuggire.
Un carattere tosto...
Sono uscita di casa a quindici anni, ciò che dico e faccio è farina del mio sacco, nel bene e nel male. Quando ho fatto le valigie, i miei genitori restarono a casa a seguire i fratelli più piccoli, la mia quotidianità era da sola. Nessuno parlava per me, dal punto di vista sportivo non avevo ancora dimostrato nulla e quindi mi sono messa in gioco con le mie forze. A Perugia il mio punto di riferimento era la squadra, il club la città e la tifoseria.
A quale città dove hai vissuto e giocato sei più affezionata?
Bergamo e Napoli mi hanno voluto un bene incredibile. A Bergamo la consacrazione sportiva, a Napoli la mia dimensione umana. Abitavo in un palazzo con diverse famiglie e mi invitavano a turno tutti i condomini. Di quei pasti ricordo che presi qualche chilo di troppo, grazie alla pasta ripiena, bombe disumane e alla pastiera. Mangiavo in quantità ridotte per evitare il ricovero. Ho avuto tante famiglie in quella città.
Il vino cosa stimola in te?
Preferisco il rosso, non sono una grandissima conoscitrice, mio marito invece è un grande appassionato. La nostra seconda figlia, Ines, nasce dal vino. È figlia di qualche bicchiere di vino bevuto per festeggiare e del seguito romantico. Amo i toscani come il Brunello, e la Lacrima, vini rossi tosti insomma. Durante la mia carriera non bevevo vino nel vero senso della parola. Quindi è una scoperta più recente.
Bianco, Rosso o Bollicine?
I rossi corposi da buona Toscana.
Menu tradizionale o innovativo?
Apprezzo le composizioni nel piatti, artistiche e meravigliose, ma preferisco una bella zuppa toscana, preferisco un piatto di cui assaporare la quantità più che la bellezza, vado molto sul concreto.
La regione e la città che per te sono sinonimo di buona cucina?
Faccio fatica a dirne una, perché ogni città ha una storia e una tradizione da rispettare. In ogni città dove vado voglio provare il piatto tipico, non posso dire che il riso al salto sia più buono di una cacio e pepe. Ogni piatto ha la sua storia e io ci voglio entrare.
Il tuo luogo del cuore?
Casa mia, Carrara, un posto straordinario, ci sono nata, sono legata alle mie radici. Abbiamo il culto del marmo e l'orgoglio per la storia dei cavatori che hanno sempre lavorato con grande forza, come mio papà. Ricordo bene quando cucinano il lardo lavorato sui taglieri di marmo. Tutte le città che mi sono appartenute sono straordinarie ma la mia è Carrara, terra di gente dura come il marmo. Appena posso torno a casa. Sono sempre in movimento ma ci torno volentieri e ci troviamo in famiglia. Star ferma non è nel mio dna
La cena romantica è un'arma vincente?
Assolutamente si, ogni momento della vita sentimentale abbinato a un piatto è un bicchiere di vino ha una marcia in più. Anche un buon panino mangiato in macchina con la persona giusta vale tutto, abbino molto il binomio cucina e amore.
Maurizia Cacciatori
Maurizia, che rapporto hai con il cibo?
Molto curiosa e coraggiosa, devo ringraziare lo sport perché attraverso i viaggi nel mondo mi ha fatto conoscere diverse cucine. Io provo, assaggio, mi lancio, non sono schizzinosa. In particolare amo le varie cucine internazionali gustate nel loro Paese: sudamericana, brasiliana, ho visssuto in Spagna e a Tenerife. Vado pazza per il Giappone.
In Spagna?
Curiosità per la Tortilla che soprattutto nelle Canarie è molto alta, ma a Tenerife è gigantesca. La mattina prima dell'allenamento mi ha cambiato la colazione cui ero abituata con cappuccino e brioche. All'inizio mi sembrava troppo divorare una tortilla con patate, uova e cipolle prima dell'allenamento, poi vedendo le mie compagne mangiarle ho cominciato anch'io con la mega bomba.
La dieta sportiva è fatta di sacrifici?
Non proprio. Uno sportivo professionista in attività deve mangiare di tutto un po'. Deve mangiare bene, con equilibrio, ma non per forza privarsi di un piatto di pasta o di un bicchiere di vino.
La cucina che invece ti ha deluso?
Nessuna in effetti, non vado pazza per il troppo piccante, ecco forse la thailandese piccante no, ma se ho fame mangio pure quello. Sono orgogliosa di aver passato ai miei figli questo messaggio di apertura alimentare, oggi hanno cinque e sei anni e hanno una cultura culinaria già sviluppata. Perché il cibo è anche questione di cultura e di rispetto. Per le Olimpiadi siamo stati a Londra e va beh il fish and chips non mi ha conquistata. Mi piacciono le cucine intraprendenti.
Il sapore della tua infanzia?
Gnocchi alla romana, mia mamma non era una grandissima cuoca, ci faceva piatti semplici, un giorno una sua amica le consigliò i gnocchi alla romana, ci piacquero molto e finì che ce li propose per mesi e mesi, alla fine non ne potevamo più. Da un amore folle a non poterli più vedere...
La condivisione che il cibo offre a tavola è un valore?
Sono nata e cresciuta a Carrara mia mamma di Stoccolma e nonna austriaca, a casa nostra c'erano i piatti tipici del Tirolo e dell'Austria. La domenica con i miei fratelli, sono la prima di tre, le lasagne erano una festa.
Il profumo che ami in cucina?
Il profumo del pesce al forno con le patate e in generale tutti piatti che escono dal forno, la cottura che esalta di più i sapori. Nei dolci sono una terrorista, non me ne riesce manco uno. Misuro a occhio e così facendo i dolci non vengono. Ma il mio spirito di competizione mi porta a provare e riprovare con la stessa grinta che metto in campo.
Preferisci stare ai fornelli o a tavola?
Ai fornelli perché trovo che cucinare per qualcuno sia un gesto di affetto, di accoglienza, ho voglia di provare questa emozione. Mi piace invitare amici a casa, cucinare per i miei bimbi, non prendo cose pronte, passo del tempo dedicato a coloro cui voglio bene.
Cosa non smetteresti mai di mangiare?
Gli spaghetti alle vongole e i piatti marinari. Vivo a Livorno quindi Caciucco, cozze, crostacei, spaghetti alla barcolana di Viareggio, li mangio ovunque, preparati con un ragù di pesce molto saporito e particolare.
Il pranzo o la cena che non dimenticherai mai?
In maniera fantozziana non sopporto le melanzane e una mia compagna di squadra brasiliana preparò per tutto un pomeriggio una cena completa a base di melanzane, mi ricordo quella serata veramente tosta, ogni boccone un bicchiere d'acqua. Non dissi nulla per onorare la tavola, ma avrei voluto fuggire.
Un carattere tosto...
Sono uscita di casa a quindici anni, ciò che dico e faccio è farina del mio sacco, nel bene e nel male. Quando ho fatto le valigie, i miei genitori restarono a casa a seguire i fratelli più piccoli, la mia quotidianità era da sola. Nessuno parlava per me, dal punto di vista sportivo non avevo ancora dimostrato nulla e quindi mi sono messa in gioco con le mie forze. A Perugia il mio punto di riferimento era la squadra, il club la città e la tifoseria.
A quale città dove hai vissuto e giocato sei più affezionata?
Bergamo e Napoli mi hanno voluto un bene incredibile. A Bergamo la consacrazione sportiva, a Napoli la mia dimensione umana. Abitavo in un palazzo con diverse famiglie e mi invitavano a turno tutti i condomini. Di quei pasti ricordo che presi qualche chilo di troppo, grazie alla pasta ripiena, bombe disumane e alla pastiera. Mangiavo in quantità ridotte per evitare il ricovero. Ho avuto tante famiglie in quella città.
Il vino cosa stimola in te?
Preferisco il rosso, non sono una grandissima conoscitrice, mio marito invece è un grande appassionato. La nostra seconda figlia, Ines, nasce dal vino. È figlia di qualche bicchiere di vino bevuto per festeggiare e del seguito romantico. Amo i toscani come il Brunello, e la Lacrima, vini rossi tosti insomma. Durante la mia carriera non bevevo vino nel vero senso della parola. Quindi è una scoperta più recente.
Bianco, Rosso o Bollicine?
I rossi corposi da buona Toscana.
Menu tradizionale o innovativo?
Apprezzo le composizioni nel piatti, artistiche e meravigliose, ma preferisco una bella zuppa toscana, preferisco un piatto di cui assaporare la quantità più che la bellezza, vado molto sul concreto.
La regione e la città che per te sono sinonimo di buona cucina?
Faccio fatica a dirne una, perché ogni città ha una storia e una tradizione da rispettare. In ogni città dove vado voglio provare il piatto tipico, non posso dire che il riso al salto sia più buono di una cacio e pepe. Ogni piatto ha la sua storia e io ci voglio entrare.
Il tuo luogo del cuore?
Casa mia, Carrara, un posto straordinario, ci sono nata, sono legata alle mie radici. Abbiamo il culto del marmo e l'orgoglio per la storia dei cavatori che hanno sempre lavorato con grande forza, come mio papà. Ricordo bene quando cucinano il lardo lavorato sui taglieri di marmo. Tutte le città che mi sono appartenute sono straordinarie ma la mia è Carrara, terra di gente dura come il marmo. Appena posso torno a casa. Sono sempre in movimento ma ci torno volentieri e ci troviamo in famiglia. Star ferma non è nel mio dna
La cena romantica è un'arma vincente?
Assolutamente si, ogni momento della vita sentimentale abbinato a un piatto è un bicchiere di vino ha una marcia in più. Anche un buon panino mangiato in macchina con la persona giusta vale tutto, abbino molto il binomio cucina e amore.
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