giovedì 2 marzo 2017

VINO VEGANO!

Vino vegano, +35% 

le aziende produttrici 
Ma mancano regole 

per la certificazione

I numeri relativi alle richieste di certificazione VeganoOk crescono costantemente, ma il mercato necessita di regolamentazioni per il rilascio di certificati che indichino modalità standard corrette per la produzione


La certificazione dei vini vegani è ancora priva di regolamentazione, europea e nazionale, ma il settore è in crescita: nel 2016 le richieste di certificazione VeganoOk, marchio di autocertificazione riconosciuto dall'Associazione vegani italiani, da parte di aziende vitivinicole sono aumentate del 35% rispetto all'anno precedente, così come aumentate le richieste per le etichette di vini vegani, privi cioè di stabilizzanti e chiarificatori di origine animale.

Il vino vegano cresce del 35%  Ma mancano regole per la certificazione
foto: slowfood.it

«Si parla di un centinaio di cantine - precisa Paola Cane, curatrice del rapporto "In vino vegan" - è un mercato ancora di nicchia ma l'aumento delle domande di certificazione è un significativo indice di un cambiamento che si sta verificando in Italia. Nell'industria alimentare i cambiamenti si sono già registrati nelle linee produttive, il comparto enologico è più lento nel cogliere una istanza salutistica forte ma anche nel vino il cambiamento riguarda un po' tutto il settore, da Nord a Sud».

«In termini di listini - sottolinea ancora la responsabile dell'Osservatorio - i prezzi al consumatore sono in linea, mentre la differenza c'è per le bottiglie bio e da viticoltura biodinamica». Le aziende vitivinicole certificate VeganoOk hanno sede principalmente in Toscana 28%, Abruzzo 20% e Piemonte 17%, con una buona presenza di vini del Trentino e della Sicilia. I chiarificanti incidono su tre aspetti: a livello tecnologico, l'albumina come coadiuvante non è ammessa così come sono proibiti caseina, colla di pesce, gelatine animali. «

Poi - precisa ancora la responsabile - ci sono i parametri legati al packaging, col divieto di utilizzo di colle di origine vegan, e poi c'è uno stimolo alla coltura consumo. Non si può pensare di produrre vino vegano e poi consigliare in retroetichetta l'abbinamento con carne e selvaggina».

Le denominazioni di appartenenza delle etichette certificate, si legge infine sul rapporto, sono 54% Igt, 17% Doc-Dop e 1% Docg. E il 45% circa delle etichette che riportano la scritta vegan, posseggono un'altra certificazione o un riferimento a metodi naturali o biodinamici. Lo standard più diffuso è sicuramente quello biologico, con il 26% circa delle etichette di vino vegan certificato anche bio; le etichette certificate Demeter ricoprono un'altra interessante quota così come quelle che riportano la dicitura "naturale" o "biodinamico".
Italiaatavola

Nessun commento:

Posta un commento