Zucchero, il settore
dopo le quote Ue
L'Italia è il terzo
mercato di consumo
Dall'1 ottobre 2017 il regime delle quote zucchero in Europa è stato eliminato, il settore bieticolo-saccarifero entra quindi in una nuova era di liberalizzazione produttiva ed il mercato italiano si apre ai competitor sia europei che extraeuropei, ora più che mai pronti ad acquisire nuove fette di mercato.
L’applicazione della riforma ha determinato la scomparsa dalla produzione di zucchero in cinque Paesi dell’Europa e ha decimato in altri, Italia compresa, le imprese del settore con la chiusura di molti stabilimenti.La riforma prevedeva per ogni Paese dell’Unione europea una quota e lo zucchero prodotto in eccesso poteva solo essere esportato, usato come biocarburante o per altri scopi industriali non alimentari, oppure sottratto dalla quota dell’anno successivo. Lo scopo del sistema delle quote era quello di non far diminuire troppo il prezzo dello zucchero europeo ed evitare che i costi di produzione per i produttori europei diventassero eccessivi.
Il sistema prevedeva un prezzo minimo per lo zucchero ed uno per le barbabietole in aggiunta ad alcune restrizioni che riguardano l’importazione di zucchero da altri Paesi: queste misure rimarranno in vigore anche dopo l’abolizione delle quote.
L’Unione europea è allo stesso tempo il primo produttore al mondo di barbabietola da zucchero ed il primo importatore di zucchero di canna grezzo da raffinare. La tradizione della coltivazione della barbabietola da zucchero in Europa cominciò all’inizio dell’Ottocento, quando Napoleone nell’ambito del blocco continentale vietò il commercio con il Regno Unito e quindi anche l’importazione dello zucchero di canna che veniva venduto dai mercanti britannici ed impose la messa a coltura della coltivazione di barbabietola attorno a Parigi, favorendo il sorgere di zuccherifici tramite premi sulla produzione di zucchero ed esenzioni fiscali.
Di tutto lo zucchero che viene prodotto al mondo, oggi il 20% è ottenuto dalle barbabietole e il restante 80% dalla canna da zucchero. I principali Paesi produttori sono Francia, Germania, Regno Unito e Polonia. In Europa viene prodotto anche zucchero di canna raffinando quello grezzo che viene importato dai Paesi coltivatori.
In Italia la barbabietola si coltiva allo scopo di produrre zucchero fin dalla fine dell’Ottocento, in particolare in Veneto e in Emilia Romagna. Si tratta di una coltivazione di rotazione con un effetto estremamente positivo sulla produttività delle altre colture in avvicendamento, come quella dei cereali, la cui resa può aumentare del 10-20% se coltivati dopo la barbabietola. Dal 2006 la produzione di zucchero italiana è diminuita quasi dell’80%, tuttavia le aziende italiane che continuano a produrre zucchero hanno cercato di aumentare la loro produttività negli ultimi anni, in previsione della fine delle quote e del conseguente aumento di competizione sia tra aziende europee che nel mondo.
Prima della riforma l’Italia aveva 19 stabilimenti con circa 230mila ettari da cui uscivano 1,4 tonnellate, il 17% della produzione continentale e 75% del fabbisogno nazionale. Oggi esiste una sola significativa realtà industriale: la cooperativa Coprob, fondata nel 1962 a Minerbio (Bo), presente sul mercato con il marchio Italia Zuccheri e può vantarsi dell’etichetta 100% made in Italy.
Due stabilimenti, Minerbio in Emilia e Pontelongo in Veneto, 7mila aziende agricole per un totale di 5.648 soci conferenti e 32.300 ettari seminati a bietole. Un organizzazione importante senza la quale l’Italia sarebbe uno dei pochi Paesi al mondo con un consumo di zucchero di 1,7 milioni di tonnellate annuo a non disporre di una produzione nazionale, pur essendo il terzo mercato di consumo in Europa.
Per mantenere questo equilibrio produttivo, la Coprob ha deciso di muoversi in due direzioni: far leva sulla base sociale, per valorizzare pienamente la produzione nazionale quale garanzia di continuità di approvvigionamento per l’industria agroalimentare, nonché di certificazione sotto il profilo qualitativo ed ambientale. La seconda, intrapprendere la strada dell’innovazione con progetti di genetica e di ricerca per migliorare la produttività ed avvicinare la nostra produzione agli standard europei.
È stata presentata sul mercato la prima novità, Nostrano, il primo zucchero grezzo di barbabietola, meno raffinato, di una tonalità vicina a quella dello zucchero di canna. In occasione dell’edizione 2017 di Cheese Alberto Marchetti (fondatore della Compagnia gelatieri) per primo ha creduto in questo prodotto ha presentato a Piazza del Gelato anche una versione Nostrano del suo fiordilatte, il gelato di filiera 100% italiano.
«Nostrano è un prodotto - spiega Stefano Dozio, direttore generale di Coprob - che soddisfa le nuove tendenze di consumo alimentari sempre più salutistici e orientati verso cibi genuini e poco raffinati. Le caratteristiche tattili e organolettiche non differiscono da quelle dello zucchero di canna, in più offre ai consumatori la garanzia della qualità e della sicurezza alimentare tipiche del Made in Italy».
L’azienda ha inoltre in programma di produrre barbabietole biologiche da cui poter proporre, dal 2019, uno zucchero biologico con qualità nel segno della sostenibilità ambientale, un traguardo che potrà essere raggiunto anche grazie all’intervento della regione Emilia Romagna a sostegno del mantenimento della produzione bieticola sul territorio regionale, in riferimento alla campagna 2018, che si concretizza in un importo di 1.250.000 euro.
di Piera Genta
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