BUONE FESTE!
Vi "giro" l'immancabile vignetta del mio amico, ormai argentino, Pieraldo Vignazia (che per me resta sempre "Vip") e che questa volta ha voluto regalarci anche un bel racconto di Natale
UN RACCONTO DI NATALE
(Una storia vera)
"Non voglio trascorrere un Natale così".
Ricordo quel pensiero tra misto di rabbia e collera; quella bevanda amara era in armonia con quella realtà,
secca e quasi rassegnata. Quella brutta sensazione che ingoiare la saliva "fa male" alla gola.
Era l'anno 89, lavoravo nelle miniere d'oro, a quel tempo avevo tra i 14 e i 15 anni, ero Llumpero.
Il Llumpero è colui che prepara la dinamite per fare saltare le gallerie per fare spazio nel cuore delle colline in
cerca di d'oro.
Il posto si chiamava San Roque, che si trova al confine tra Bolivia e Perù.
Il modo di trovare l'oro lì, a quel tempo, era molto precario: estraevi la terra in una carriola sotto un torrente
d'acqua che ti colpiva la schiena per le otto ore che duravano i turni. In alcuni casi non c'era acqua, e allora il
brutto era il calore infernale lì dentro.
Quella terra che usciva in carriole veniva lavata con badili in una griglia fatta di pietre; l'oro restava nelle basi
delle pietre e la terra rimaneva sopra. La terra che si scartava veniva lavata di solito due volte, in modo che
non sfuggisse oro. Una volta che era gettata via, entravano i poveri (che erano un po’ come i cercatori di
rifiuti) e la lavavano di nuovo, e sempre trovavano ancora un po’ d’oro.
Il salario ricevuto da un lavoratore era di 8 ore di lavoro, 7 erano per i proprietari della cooperativa e 1 ora per
il “volontario”, cioè l'impiegato. Non importa che in quell'ora trovassimo l'oro o no. Era la "fortuna". A volte
lavoravi settimane o mesi gratis.
Le Cooperative ogni anno chiudevano per le Feste di fine d’anno; tutti andavano in città e di solito rimanevano
poche persone per prendersi cura del posto, delle attrezzature di lavoro o di oggetti di valore.
Quell'anno, il 1989/90 fu uno dei peggiori, non fu trovato molto oro durante tutto il periodo, così che quando
arrivarono le feste andarono tutti in città e chiesero a mio padre se poteva restare alla Cooperativa per
custodirla. E ci venne bene, perché non avevamo quasi soldi, e meno che meno per andare in città.
Era un 23 dicembre, due giorni prima di Natale, e sarebbe stata forse la peggiore vacanza che avremmo
avuto, senza soldi e senza lavoro.
Mio padre andò ad altre Cooperative in cerca di qualche lavoretto. Mamma e papà sono di quelle persone che
non aspettavano che succedesse qualcosa, sempre si sono fatti in quattro per noi, i loro figli.
C'era una Cooperativa chiamata Gran Poder: era una delle miniere dove si trovava più oro, da quello le veniva
il nome, e letteralmente quella collina era stata ridotta ad un setaccio. Buchi in ogni parte per la ricerca di oro.
L'accesso al tunnel era dei più scomodi, dal momento che era di fianco a un burrone di circa sessanta metri
che arrivava al fiume. Uno scivolone lì dentro poteva essere mortale.
In quella miniera, la terra che era stata lavata si gettava nel burrone; le pietre affondavano nel fiume. Era stata
sfruttata così tanto che era stata abbandonata: non c'era speranza di trovare l'oro lì.
"Non voglio trascorrere un Natale così" pensavo, e con quel disagio come motore me ne andai a cercare l'oro
vicino alla spiaggia del fiume, a lavare la sabbia. Passai mezza giornata senza trovare nulla.
Ad un tratto mi sedetti sulla spiaggia, alzai lo sguardo e guardai la miniera del Gran Poder. Fu come vedere
un’auto che qualcuno avesse crivellato con una mitragliatrice! Buchi ovunque.
Una cosa che mi ha sempre colpito è che l'oro sempre sfuggiva fra la terra, e per questo la gente lavava la
terra diverse volte.
Lì cominciai a pensare "e se in quella terra che hanno scartato ci fosse oro?" .
Guardai l'intero burrone, ed era come una gigantesca griglia di pietre, in cui si gettasse fuori la terra dal
sottosuolo della miniera.
C'era un gradino a metà del burrone, ma era molto difficile arrivarci. “Solo con una corda lo si può
raggiungere”, pensavo.
Mentre guardavo, immaginavo che di oro poteva essercene, lì. Ero pieno di entusiasmo: tornai a casa a
prendere una corda, e ci andai!
Arrivai con il mio vassoio per lavare a mano la terra e scesi a quel gradino. Era molto piccolo e scomodo ma vi
trovai molta terra da lavare.
Dopo quattro ore, lavai il primo vassoio di terra e per la mia felicità nel primo lavaggio trovai qualcosa come 3
grammi d'oro!
Non potete immaginare la felicità che provai! Immediatamente pensai che mancavano due giorni al Natale e
che avremmo avuto i soldi per comprare il cibo!
Continuai a lavare più terra disperatamente, e trovai più oro!
Ero molto nervoso perché avevo paura che qualcuno mi vedesse e volesse rubarmi il posto per lavare "la mia
terra".
Provai a nascondere tutto il luogo: lo lasciai mimetizzato e corsi a casa a cercare i miei genitori. Raccontai loro
tutto con una gioia che non potete immaginare!
Il giorno dopo tornammo con mio padre e mia madre, e lavammo tutta la terra che c'era.
Il risultato finale fu che ottenemmo qualcosa come 100 grammi di oro!
Con quei soldi l'anno seguente ci trasferimmo in città; mio padre, inoltre, con una parte di quel denaro poté
andare in Argentina per cercare altre opportunità di lavoro.
Le condizioni dell’ambiente in cui viviamo non contano, ciò che conta sono le decisioni che prendiamo. Se
avessi continuato a pensare che la terra fosse stata lavata più di venti volte, probabilmente non avrei mai
trovato quell'oro.
Tuttavia, ci andai ugualmente, e questo fu ciò che cambiò tutto.
Erwin Quispe Zapata
attualmente musicalizador di tango a Buenos Aires
(trad. Pier Aldo Vignazia)
"Non voglio trascorrere un Natale così".
Ricordo quel pensiero tra misto di rabbia e collera; quella bevanda amara era in armonia con quella realtà,
secca e quasi rassegnata. Quella brutta sensazione che ingoiare la saliva "fa male" alla gola.
Era l'anno 89, lavoravo nelle miniere d'oro, a quel tempo avevo tra i 14 e i 15 anni, ero Llumpero.
Il Llumpero è colui che prepara la dinamite per fare saltare le gallerie per fare spazio nel cuore delle colline in
cerca di d'oro.
Il posto si chiamava San Roque, che si trova al confine tra Bolivia e Perù.
Il modo di trovare l'oro lì, a quel tempo, era molto precario: estraevi la terra in una carriola sotto un torrente
d'acqua che ti colpiva la schiena per le otto ore che duravano i turni. In alcuni casi non c'era acqua, e allora il
brutto era il calore infernale lì dentro.
Quella terra che usciva in carriole veniva lavata con badili in una griglia fatta di pietre; l'oro restava nelle basi
delle pietre e la terra rimaneva sopra. La terra che si scartava veniva lavata di solito due volte, in modo che
non sfuggisse oro. Una volta che era gettata via, entravano i poveri (che erano un po’ come i cercatori di
rifiuti) e la lavavano di nuovo, e sempre trovavano ancora un po’ d’oro.
Il salario ricevuto da un lavoratore era di 8 ore di lavoro, 7 erano per i proprietari della cooperativa e 1 ora per
il “volontario”, cioè l'impiegato. Non importa che in quell'ora trovassimo l'oro o no. Era la "fortuna". A volte
lavoravi settimane o mesi gratis.
Le Cooperative ogni anno chiudevano per le Feste di fine d’anno; tutti andavano in città e di solito rimanevano
poche persone per prendersi cura del posto, delle attrezzature di lavoro o di oggetti di valore.
Quell'anno, il 1989/90 fu uno dei peggiori, non fu trovato molto oro durante tutto il periodo, così che quando
arrivarono le feste andarono tutti in città e chiesero a mio padre se poteva restare alla Cooperativa per
custodirla. E ci venne bene, perché non avevamo quasi soldi, e meno che meno per andare in città.
Era un 23 dicembre, due giorni prima di Natale, e sarebbe stata forse la peggiore vacanza che avremmo
avuto, senza soldi e senza lavoro.
Mio padre andò ad altre Cooperative in cerca di qualche lavoretto. Mamma e papà sono di quelle persone che
non aspettavano che succedesse qualcosa, sempre si sono fatti in quattro per noi, i loro figli.
C'era una Cooperativa chiamata Gran Poder: era una delle miniere dove si trovava più oro, da quello le veniva
il nome, e letteralmente quella collina era stata ridotta ad un setaccio. Buchi in ogni parte per la ricerca di oro.
L'accesso al tunnel era dei più scomodi, dal momento che era di fianco a un burrone di circa sessanta metri
che arrivava al fiume. Uno scivolone lì dentro poteva essere mortale.
In quella miniera, la terra che era stata lavata si gettava nel burrone; le pietre affondavano nel fiume. Era stata
sfruttata così tanto che era stata abbandonata: non c'era speranza di trovare l'oro lì.
"Non voglio trascorrere un Natale così" pensavo, e con quel disagio come motore me ne andai a cercare l'oro
vicino alla spiaggia del fiume, a lavare la sabbia. Passai mezza giornata senza trovare nulla.
Ad un tratto mi sedetti sulla spiaggia, alzai lo sguardo e guardai la miniera del Gran Poder. Fu come vedere
un’auto che qualcuno avesse crivellato con una mitragliatrice! Buchi ovunque.
Una cosa che mi ha sempre colpito è che l'oro sempre sfuggiva fra la terra, e per questo la gente lavava la
terra diverse volte.
Lì cominciai a pensare "e se in quella terra che hanno scartato ci fosse oro?" .
Guardai l'intero burrone, ed era come una gigantesca griglia di pietre, in cui si gettasse fuori la terra dal
sottosuolo della miniera.
C'era un gradino a metà del burrone, ma era molto difficile arrivarci. “Solo con una corda lo si può
raggiungere”, pensavo.
Mentre guardavo, immaginavo che di oro poteva essercene, lì. Ero pieno di entusiasmo: tornai a casa a
prendere una corda, e ci andai!
Arrivai con il mio vassoio per lavare a mano la terra e scesi a quel gradino. Era molto piccolo e scomodo ma vi
trovai molta terra da lavare.
Dopo quattro ore, lavai il primo vassoio di terra e per la mia felicità nel primo lavaggio trovai qualcosa come 3
grammi d'oro!
Non potete immaginare la felicità che provai! Immediatamente pensai che mancavano due giorni al Natale e
che avremmo avuto i soldi per comprare il cibo!
Continuai a lavare più terra disperatamente, e trovai più oro!
Ero molto nervoso perché avevo paura che qualcuno mi vedesse e volesse rubarmi il posto per lavare "la mia
terra".
Provai a nascondere tutto il luogo: lo lasciai mimetizzato e corsi a casa a cercare i miei genitori. Raccontai loro
tutto con una gioia che non potete immaginare!
Il giorno dopo tornammo con mio padre e mia madre, e lavammo tutta la terra che c'era.
Il risultato finale fu che ottenemmo qualcosa come 100 grammi di oro!
Con quei soldi l'anno seguente ci trasferimmo in città; mio padre, inoltre, con una parte di quel denaro poté
andare in Argentina per cercare altre opportunità di lavoro.
Le condizioni dell’ambiente in cui viviamo non contano, ciò che conta sono le decisioni che prendiamo. Se
avessi continuato a pensare che la terra fosse stata lavata più di venti volte, probabilmente non avrei mai
trovato quell'oro.
Tuttavia, ci andai ugualmente, e questo fu ciò che cambiò tutto.
Erwin Quispe Zapata
attualmente musicalizador di tango a Buenos Aires
(trad. Pier Aldo Vignazia)
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