Anche a tavola
si può salvare la Terra
Il recupero delle tradizioni in cucina è una risposta all'esigenza di salvare il Pianeta |
La sostenibilità e il rispetto dell'ambiente sono temi che oggi sono determinanti in tutto il mondo. Dalle cucine italiane ed internazionali possono arrivare messaggi e azioni che possono aiutare a risolvere il problema
Impegnarci per salvaguardare l’equilibrio ambientale della Terra forse è ancora possibile, ma dobbiamo farlo partendo tutti dai piccoli gesti coi quali possiamo condizionare le decisioni delle grandi imprese e dei Governi da cui dipende il futuro di un pianeta sull’orlo di un baratro, in cui inquinamento e surriscaldamento mettono in forse la nostra stessa sopravvivenza. Usare sempre meno plastica (e recuperare e riciclare quella da usa e getta) sarebbe ad esempio già una svolta importante se pensiamo che ogni anno negli oceani ne scarichiamo milioni di tonnellate, mettendo a rischio la sopravvivenza di almeno un quarto delle specie animali, molte delle quali servono alla nostra alimentazione.
In questa logica un apporto importante, per molti versi fondamentale, può venire dal mondo dei cuochi grazie all’esempio che possono dare. Dimostrazioni concrete di quanto si può fare anche partendo dalla tavola lo ha dato ‘Nnumari, la tre giorni di dibattiti ideata dal bistellato Pino Cuttaia con cui ricercatori, opinionisti, cuochi e produttori si sono confrontati in Sicilia su come agire concretamente per salvare il Mediterraneo, il secondo habitat al mondo per ricchezza di biodiversità, dopo le Ande, che è oggi seriamente a rischio per l’aumento delle temperature, per l’inquinamento, per tecniche di pesca industriali devastanti e per una sbagliata gestione dei flussi turistici. Solo uno sforzo unitario di tutti i Paesi interessati può salvare il mare nostrum, ma occorre un grande lavoro di condivisione: cultura e imprese deve lavorare insieme. E il cibo, con i suoi intrecci storici, è uno strumento fondamentale per capirsi. A partire magari dall’uso di specie animali o vegetali non a rischio di estinzione, condividendo politiche di alimentazione più attente all’ambiente.
Se il Mediterraneo può guarire, c’è la speranza che lo si possa fare anche per il resto del mondo, ma facciamo tutti i primi piccoli passi: usiamo meno plastica e scegliamo i prodotti delle aziende più ecocompatibili. Italiaatavola
Il recupero delle tradizioni in cucina è una risposta all'esigenza di salvaguardare il Pianeta
Ci sono già comportamenti virtuosi che sono esempi concreti di come ognuno di noi può fare la sua parte: i bambini che fanno a gara per pulire le spiagge calabresi; la corretta raccolta differenziata dei rifiuti; la messa al bando di bicchieri, cannucce o stoviglie in plastica non riciclabile in alcuni locali notturni milanesi. Ma occorre fare molto di più e più in fretta se vogliamo dare un futuro più sicuro alle nuove generazioni che non possono contare solo sulle parole di Greta. Una spinta importante in questa direzione può venire dal mondo dell’agroalimentare che, fra tecniche di produzione (il biologico in primis) e di lavorazione (pensiamo agli impianti di cottura o conservazione a sempre più ridotto impatto ambientale), già oggi presenta esempi concreti di successo, soprattutto in Italia, di quella green economy che in tanti oggi vorrebbero applicare in una logica di economia circolare, dove lo spreco non esiste e tutto viene riutilizzato. Fa impressione che in Europa finiscano nei rifiuti 8 milioni di tonnellate di cibo perché si sono superate le date di scadenza!In questa logica un apporto importante, per molti versi fondamentale, può venire dal mondo dei cuochi grazie all’esempio che possono dare. Dimostrazioni concrete di quanto si può fare anche partendo dalla tavola lo ha dato ‘Nnumari, la tre giorni di dibattiti ideata dal bistellato Pino Cuttaia con cui ricercatori, opinionisti, cuochi e produttori si sono confrontati in Sicilia su come agire concretamente per salvare il Mediterraneo, il secondo habitat al mondo per ricchezza di biodiversità, dopo le Ande, che è oggi seriamente a rischio per l’aumento delle temperature, per l’inquinamento, per tecniche di pesca industriali devastanti e per una sbagliata gestione dei flussi turistici. Solo uno sforzo unitario di tutti i Paesi interessati può salvare il mare nostrum, ma occorre un grande lavoro di condivisione: cultura e imprese deve lavorare insieme. E il cibo, con i suoi intrecci storici, è uno strumento fondamentale per capirsi. A partire magari dall’uso di specie animali o vegetali non a rischio di estinzione, condividendo politiche di alimentazione più attente all’ambiente.
Se il Mediterraneo può guarire, c’è la speranza che lo si possa fare anche per il resto del mondo, ma facciamo tutti i primi piccoli passi: usiamo meno plastica e scegliamo i prodotti delle aziende più ecocompatibili. Italiaatavola
di Alberto Lupini
direttore
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