Incentivare
l’uso delle carte
per pagare,
tutti, meno tasse
Meno evasione fiscale, meno “nero”, e pene certe per chi froda il fisco. L’utilizzo di bancomat e carte di credito andrebbe incoraggiato eliminando i costi bancari sui pagamenti
Carte di credito o contanti? Trasparenza o evasione fiscale? Ridurre a queste alternative l’attuale dibattito sulle modalità di pagamento in Italia è forse riduttivo, ma non siamo poi tanto lontani dalla verità. In fondo siamo un popolo che vorrebbe che le tasse le pagassero tutti (gli altri) e magari avere la botte piena e la moglie ubriaca. E tutto questo a fronte di una burocrazia che soffoca l’economia e che ci offre l’immagine di un sistema fiscale che non sempre è dalla parte dei cittadini e delle imprese e continua ad avere il ruolo del gabelliere. E il risultato è il “nero” che ci circonda...
Il tema è difficile e richiede una premessa, a scanso di equivoci. Alla fine si torna sempre allo stesso punto: come fare in modo che tutti paghino le tasse? E come sempre, artigiani, commercianti e contadini sono i sospettati numero uno. In questo caso con la scusa, un po’ banale, che non gradirebbero pagamenti con carte di credito. Poco importa che i grandi evasori siano altri. Che se ne infischiano della fatturazione elettronica. A volte sembra che ci dimentichiamo che c’è una fetta importantissima del Pil che sfugge ad ogni imposta perché in mano alla criminalità o alla grande finanza che gioca spesso sporco grazie ai mille meandri di norme bizantine. La mancanza di poche norme semplici sta in effetti alla base della nostra evasione fiscale che ha raggiunto dimensioni insopportabili. In aggiunta a ciò c’è la mancanza di pene certe e immediate per chi evade. Quante persone stanno davvero in galera per avere frodato il fisco (e quindi tutti noi)? E, ultimo aspetto, che vantaggio reale avremmo come singoli cittadini a chiedere sempre ricevute o fatture senza cedere ad esempio alle lusinghe dello sconto in assenza di un documento fiscale? Se venissero conteggiati e a seconda dei casi parzialmente detratti dalle tasse tutti gli acquisti dei cittadini, così come avviene ad esempio in automatico per le spese sanitarie (dove abbiamo un sistema fra i più avanzati al mondo), di sicuro non ci sarebbero più in circolazione piccoli evasori.
Se risolviamo questi punti, allora il fatto di essere i primi in Europa con oltre 3 milioni di Pos installati in negozi ed uffici può diventare un asso da giocare per rendere efficiente e vantaggioso per tutti il sistema fiscale. Gli oltre 111 milioni di carte di credito, di debito o prepagate in mano agli italiani sono usate oggi davvero poco, perché non si avvertono fino in fondo i vantaggi che assicurano. Siamo fra gli ultimi nell’Unione europea e, un po’ come gli svizzeri, quando possiamo paghiamo in contanti. Solo due acquisti su 10, considerando anche quelli online, li facciamo utilizzando la moneta elettronica.
Una situazione che ha molte ragioni, la prima delle quali è il costo elevato della gestione delle carte (non tanto per il consumatore, che tanto paga un costo che la utilizzi o meno, quanto per chi deve incassare). Al punto che in molti posti non accettano l’American Express, che in genere ha i costi di commissione più elevati, a fronte peraltro della maggiore sicurezza che garantisce a tutti.
Tagliare o addirittura eliminare i costi bancari sui pagamenti con le carte di credito darebbe una spinta formidabile ad un loro utilizzo. L’importante, però, è evitare idiozie come quelle di aliquote Iva differenziate per chi paga con la carta o coi contanti. Sarebbero solo fonti di nuove polemiche o aggiramenti fantasiosi. Lo Stato incoraggi l’uso delle carte e garantisca una sorta di immunità fiscale temporanea a quei commercianti o artigiani che si trovassero ad avere dei ricavi più alti. Già l’Iva emersa dovrebbe bastare allo Stato e poi nel tempo grazie alla crescita del reddito imponibile ci potrebbe essere un allentamento della pressione fiscale per tutti (artigiani e commercianti in primis).
Utilizzare le carte per pagare avvierebbe un circolo virtuoso
Purtroppo è solo avendo presente questa sorta di tara culturale che ci portiamo dietro da secoli che possiamo sperare di cambiare la situazione e fare diventare realtà lo slogan del premier Conte: «meno tasse e pagate da tutti». Un obiettivo che in teoria sta a cuore a tutti, ma che poi, gratta gratta, trova tanti ostacoli anche nei piccoli comportamenti quotidiani. A partire dalla tracciabilità garantita dai pagamenti elettronici che non lasciano spazio ad elusioni o evasioni.Il tema è difficile e richiede una premessa, a scanso di equivoci. Alla fine si torna sempre allo stesso punto: come fare in modo che tutti paghino le tasse? E come sempre, artigiani, commercianti e contadini sono i sospettati numero uno. In questo caso con la scusa, un po’ banale, che non gradirebbero pagamenti con carte di credito. Poco importa che i grandi evasori siano altri. Che se ne infischiano della fatturazione elettronica. A volte sembra che ci dimentichiamo che c’è una fetta importantissima del Pil che sfugge ad ogni imposta perché in mano alla criminalità o alla grande finanza che gioca spesso sporco grazie ai mille meandri di norme bizantine. La mancanza di poche norme semplici sta in effetti alla base della nostra evasione fiscale che ha raggiunto dimensioni insopportabili. In aggiunta a ciò c’è la mancanza di pene certe e immediate per chi evade. Quante persone stanno davvero in galera per avere frodato il fisco (e quindi tutti noi)? E, ultimo aspetto, che vantaggio reale avremmo come singoli cittadini a chiedere sempre ricevute o fatture senza cedere ad esempio alle lusinghe dello sconto in assenza di un documento fiscale? Se venissero conteggiati e a seconda dei casi parzialmente detratti dalle tasse tutti gli acquisti dei cittadini, così come avviene ad esempio in automatico per le spese sanitarie (dove abbiamo un sistema fra i più avanzati al mondo), di sicuro non ci sarebbero più in circolazione piccoli evasori.
Se risolviamo questi punti, allora il fatto di essere i primi in Europa con oltre 3 milioni di Pos installati in negozi ed uffici può diventare un asso da giocare per rendere efficiente e vantaggioso per tutti il sistema fiscale. Gli oltre 111 milioni di carte di credito, di debito o prepagate in mano agli italiani sono usate oggi davvero poco, perché non si avvertono fino in fondo i vantaggi che assicurano. Siamo fra gli ultimi nell’Unione europea e, un po’ come gli svizzeri, quando possiamo paghiamo in contanti. Solo due acquisti su 10, considerando anche quelli online, li facciamo utilizzando la moneta elettronica.
Una situazione che ha molte ragioni, la prima delle quali è il costo elevato della gestione delle carte (non tanto per il consumatore, che tanto paga un costo che la utilizzi o meno, quanto per chi deve incassare). Al punto che in molti posti non accettano l’American Express, che in genere ha i costi di commissione più elevati, a fronte peraltro della maggiore sicurezza che garantisce a tutti.
Tagliare o addirittura eliminare i costi bancari sui pagamenti con le carte di credito darebbe una spinta formidabile ad un loro utilizzo. L’importante, però, è evitare idiozie come quelle di aliquote Iva differenziate per chi paga con la carta o coi contanti. Sarebbero solo fonti di nuove polemiche o aggiramenti fantasiosi. Lo Stato incoraggi l’uso delle carte e garantisca una sorta di immunità fiscale temporanea a quei commercianti o artigiani che si trovassero ad avere dei ricavi più alti. Già l’Iva emersa dovrebbe bastare allo Stato e poi nel tempo grazie alla crescita del reddito imponibile ci potrebbe essere un allentamento della pressione fiscale per tutti (artigiani e commercianti in primis).
di Alberto Lupini
direttore
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