Aperto a Bologna
il “caffè artistico”
del pasticcere
Sebastiano Caridi
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La location scelta per il locale è il suggestivo Palazzo Fava; un connubio di cibo e arte nella centralissima via Manzoni. Ieri l’inaugurazione, oggi l’apertura “ufficiale”.
L'interno del locale |
Parole cui hanno fatto eco quelle di Sebastiano Caridi: «Non volevo un bar, ma desideravo sposare il concetto di "arte pasticcera" a quello dell'arte in generale. Credo molto in questo binomio e ce la metterò tutta. Per me la pasticceria è paragonabile ai gioielli: il mio mignon in grandezza è equivalente a una pralina; da gustare in un solo boccone, deve essere un'esplosione di gusto. Non conta la dimensione, ma la concentrazione aromatica».
Il buffet offerto all'inaugurazione del locale
Pasticceria, ma anche cucina, pane e lievitati nel nuovo locale di Palazzo Fava: «Il locale lavorerà dalla mattina alla sera: non saremo solo pasticceri, ma porteremo anche la parte "bakery", di panificazione, all'interno della nostra proposta. Per il momento del pranzo ci sarà la nostra pizza in pala, preparata con un impasto ad alta idratazione, con lievito madre; ma anche insalate, studiate in ciascun abbinamento. Proporremo un diverso concetto di aperitivo che prevede un accompagnamento di cinque preparazioni ad hoc, frutto di preciso studio e ricerca. Il tempo "speso" per un calice sarà una vera coccola, senza contare che sarà calato in una saletta con due opere straordinarie: gustare un aperitivo d'eccezione davanti a un Fontana non è cosa da poco».
Nel corso della conferenza stampa è stata poi presentata la nuova creazione di Caridi, “Faboloso”: un dolce lievitato da viaggio, dedicato a tutti coloro che, di passaggio, vogliano portare con sé un ricordo dell'esperienza bolognese. «Si tratta di un pandolce, dall'impasto neutro imbevuto di Marsala, con aromi di agrumi e vaniglia. Un omaggio a Bologna e Faenza, anche nel nome che riporta le iniziali di entrambe le città. La forma è particolare, esagonale. L'ispirazione per questo dolce? Viene dagli studi che facevo in laboratorio con mio padre (anche lui noto maestro pasticcere, ndr)».
di Giuseppe De Biasi
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