Pranzo di Natale
o altre chiusure?
Ristoranti ancora
col fiato sospeso
Il Governo sta valutando ulteriori restrizioni in vista delle festività dopo che il Cts ha suggerito maggior severità. L'ipotesi è addirittura di una zona rossa, ma Conte predilige una linea più morbida. Nel frattempo i ristoranti restano alla finestra per capire cosa potranno fare mentre uno studio Fipe prevede fatturati dimezzati tra dicembre e febbraio.
Il Governo è a una svolta sul Natale: il Dpcm firmato il 3 dicembre improvvisamente non piace più e si va verso un’ulteriore restrizione delle misure. Di quale colore si tingerà l’Italia non si sa ancora, forse sarà un mix che confonderà ulteriormente e porrà ulteriori dubbi sulla gestione della pandemia. Interrogato sulla possibilità di introdurre nuove misure durante le vacanze di Natale il premier Giuseppe Conte ha detto. «Abbiamo già predisposto un piano per le festività natalizie. Forse qualche ritocchino ci sarà. Alla luce dei suggerimenti del Comitato tecnico scientifico (che ieri dopo una riunione fiume aveva proprio invitato a stringere le norme sugli spostamenti ed aumentare i controlli ndr.) qualche misura ulteriore la introdurremo. Ci stiamo riflettendo. Dobbiamo scongiurare in ogni caso una terza ondata perché sarebbe molto pesante. Il sistema delle regioni colorate sta funzionando, abbiamo evitato un lockdown generalizzato come in Germania. Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata».
A quanto si apprende, il premier Giuseppe Conte si aggiornerà con i capi delegazione delle forze di maggioranza per decidere della nuova stretta alle 12.30.
Ipotesi: zona rossa o arancione
Tra le ipotesi la zona rossa nei festivi e prefestivi delle due settimane centrali come richiesto dell’asse rigorista, con la chiusura di negozi e ristoranti dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e all’ Epifania. Nove giorni di zona rossa per scongiurare aperitivi, cenoni e veglioni. Un’idea che getta ancora nello sconforto il mondo dei bar e dei ristoranti già logorato da mesi di chiusure e mancati aiuti. Uno studio di Fipe su dati Istat ha evidenziato una perdita di fatturati superiore al 50% nel periodo gennaio-ottobre e una previsione di fatturati dimezzati nel segmento dicembre-febbraio. C'è chi ha fatto peggio perchè il 4% delle attività chiuse in autunno non ha nessuna speranza di riaprire.
Bar e ristoranti a picco
Un disastro annunciato, determinato dal clima di sfiducia che si è venuto a consolidare durante l’autunno quando solamente il 15,1% delle imprese della ristorazione e dell’accoglienza ha potuto restare completamente aperto, lavorando a pieno regime pur in un contesto di generale debolezza dei consumi. La stragrande maggioranza ha invece dovuto fare i conti con una limitazione della propria attività, confinata spesso al solo asporto e ad un po' di food delivery almeno per chi ha deciso di farlo.
Conte predilige la linea morbida
L’unico appiglio per vedere un po’ meno nero è la posizione di Conte che si muove, un po’ a zig zag, lungo la linea morbida tracciata anche da Italia viva e da parte del M5S: al massimo il premier sta pensando ad una fascia arancione nazionale. Ultima (complicata) ipotesi, colorare di arancione i giorni prefestivi e di rosso i festivi. Per il Viminale la soluzione più sicura è chiudere tutto. «Se teniamo aperto, i controlli sono più difficili e i rischi più grandi», è la linea della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.
I ristoranti devono progettare per tempo il Natale
Qualunque sia la decisione, nella speranza che possa essere la migliore per salute dei cittadini e che tenga in considerazione la necessità di lavorare per tutto il settore dell’accoglienza che più volte ha ribadito e dimostrato che i propri controlli di sicurezza funzionano, questo clima di instabilità non fa bene a prescindere. Aprire e chiudere per i ristoranti non è come accendere e spegnere la luce con l’interruttore; la macchina organizzativa è imponente soprattutto in vista delle festività e necessita di organizzazione. Non pochi sono i ristoranti che hanno deciso di non riaprire nonostante i decreti lo permettessero rinunciando addirittura a Natale e Capodanno sia in sala che con il delivery.
Ristoranti in attesa di decisioni
A quanto si apprende, il premier Giuseppe Conte si aggiornerà con i capi delegazione delle forze di maggioranza per decidere della nuova stretta alle 12.30.
Ipotesi: zona rossa o arancione
Tra le ipotesi la zona rossa nei festivi e prefestivi delle due settimane centrali come richiesto dell’asse rigorista, con la chiusura di negozi e ristoranti dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e all’ Epifania. Nove giorni di zona rossa per scongiurare aperitivi, cenoni e veglioni. Un’idea che getta ancora nello sconforto il mondo dei bar e dei ristoranti già logorato da mesi di chiusure e mancati aiuti. Uno studio di Fipe su dati Istat ha evidenziato una perdita di fatturati superiore al 50% nel periodo gennaio-ottobre e una previsione di fatturati dimezzati nel segmento dicembre-febbraio. C'è chi ha fatto peggio perchè il 4% delle attività chiuse in autunno non ha nessuna speranza di riaprire.
Bar e ristoranti a picco
Un disastro annunciato, determinato dal clima di sfiducia che si è venuto a consolidare durante l’autunno quando solamente il 15,1% delle imprese della ristorazione e dell’accoglienza ha potuto restare completamente aperto, lavorando a pieno regime pur in un contesto di generale debolezza dei consumi. La stragrande maggioranza ha invece dovuto fare i conti con una limitazione della propria attività, confinata spesso al solo asporto e ad un po' di food delivery almeno per chi ha deciso di farlo.
Conte predilige la linea morbida
L’unico appiglio per vedere un po’ meno nero è la posizione di Conte che si muove, un po’ a zig zag, lungo la linea morbida tracciata anche da Italia viva e da parte del M5S: al massimo il premier sta pensando ad una fascia arancione nazionale. Ultima (complicata) ipotesi, colorare di arancione i giorni prefestivi e di rosso i festivi. Per il Viminale la soluzione più sicura è chiudere tutto. «Se teniamo aperto, i controlli sono più difficili e i rischi più grandi», è la linea della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.
I ristoranti devono progettare per tempo il Natale
Qualunque sia la decisione, nella speranza che possa essere la migliore per salute dei cittadini e che tenga in considerazione la necessità di lavorare per tutto il settore dell’accoglienza che più volte ha ribadito e dimostrato che i propri controlli di sicurezza funzionano, questo clima di instabilità non fa bene a prescindere. Aprire e chiudere per i ristoranti non è come accendere e spegnere la luce con l’interruttore; la macchina organizzativa è imponente soprattutto in vista delle festività e necessita di organizzazione. Non pochi sono i ristoranti che hanno deciso di non riaprire nonostante i decreti lo permettessero rinunciando addirittura a Natale e Capodanno sia in sala che con il delivery.
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