Un 2020 nero per gli alberghi. Ma Perugia si salva
e incrementa i ricavi
rispetto al 2019
L'agenzia di consulenza Str ha raccolto i dati di 18 città italiane e di altre europee sull'occupazione delle camere d'albergo nel periodo gennaio-ottobre 2020. Mestre è la città che ha pagato il prezzo più alto . il capoluogo umbro invece ha limitato i danni sul numero di camere vendute, ma ha incrementato i ricavi.
La crisi degli alberghi è acclarata su più fronti e sotto tutti i punti di vista, ma c’è ancora qualcuno che storce il naso, ci crede poco, pensa che gli albergatori possano fare qualcosa di più. E, nel frattempo, c’è il Governo che centellina gli aiuti, che risultano irrisori contentini, “mancette” ha detto qualcuno. Poi però ci sono i numeri, quelli che inchiodano ogni tipo di illazione e inquadrano la situazione meglio di qualunque altro ragionamento. La società di consulenza Str ha lavorato proprio con le cifre prendendo 18 città italiane tra le più vocate al turismo e facendo qualche confronto tra questo 2020 covidizzato e il 2019.
Tra gennaio e ottobre, Mestre è la città che ha sofferto di più
La ricerca si è concentrata in particolar modo sul numero di camere occupate e sui ricavi che gli albergatori hanno tratto dalla “vendita” delle stesse. Il periodo di riferimento è quello gennaio-ottobre, con i numeri di novembre che ancora non sono disponibili ma non saranno molto migliori della media considerando l'andazzo. Neanche dicembre risolleverà le sorti dato che il dpcm Natale ha imposto misure ancora severe. Le variazioni, in negativo, sono ovviamente da profondo rosso. Le città prese in esame sono: Bergamo, Bologna, Como Laghi, Firenze, Genova, Lecce, Malpensa, Mestre, Milano, Napoli, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trieste, Udine e Venezia. Tra queste quella che ha il “delta” maggiore per quanto riguarda le camere occupate è Mestre con un desolante -54%. Subito dietro due grandi classici del turismo come Roma e Firenze che hanno perso rispettivamente il 52% e il 49,9% di camere occupate nei primi 10 mesi dell’anno.
Perugia si salva, anzi guadagna pure
Tra le città che invece hanno sofferto meno in questo senso spicca Perugia che ha perso “solo” il 23%, Lecce che ha ceduto il 25,4% e Parma 32,9%. Oltre alla mera “occupazione” delle camere c’è anche una questione più economica. Str in questo senso ha evidenziato anche i ricavi per camere occupate, sempre confrontandole con l’anno passato. Cominciamo dalle note positive: Perugia è l’unica città che, non solo ha limitato i danni come occupazione, ma ha addirittura fatto segnare un dato positivo nei ricavi: +15,7% tra il 2020 e il 2019. Lecce segue con una perdita, ma risicata (-3,7%) poi chiude il podio Udine (-9,8%).
Tra chi ha pagato il prezzo più caro invece ecco in cima alla graduatoria ancora Mestre (-70,7%), poi riecco Roma (-69,4%) e sul terzo gradino del triste podio Milano (-64,2%).
Tirare le fila in una situazione così è compito arduo. Le località marittime sono riuscite a sfruttare un’estate che è andata al di là delle più rosee aspettative dato il periodo post-prima ondata e quindi si spiega perché Lecce è tra le meno penalizzate. E la conferma del fatto che le città d’arte hanno pagato più di tutte arriva dal crollo di Firenze e Roma, dal segno “meno” molto marcato di Mestre che ha risentito dell’assenza di turisti stranieri in arrivo a Venezia, con Milano che invece risulta l’emblema dei viaggi business che sono caduti a picco.
Città d'arte... ma non troppo, con natura e bicicletta: ecco la nuova formula vincente
Ma il ragionamento si inceppa osservando che Perugia (città d’arte) è riuscita addirittura ad incrementare i ricavi. Perché? Forse la risposta si trova nella voglia degli italiani di trascorrere qualche giorno di vacanza in località con un glamour turistico meno spiccato, che siano immerse nella natura, ma che non si affaccino sul mare perché la tentazione della spiaggia ci sarebbe, ma con essa il timore di assembramenti sul bagnasciuga. Del resto l’Umbria era ed è la regione che più crede nel turismo “slow” con la bicicletta e i mezzi di spostamento “sostenibili” a portare in giro i turisti.
Formula vincente? Nessuno può dirlo con certezza perché nessuno ha la sfera magica per dire cosa succederà nel post-covid, ma è molto probabile che per qualche anno l’offerta perugina risulti molto appetibile agli occhi degli italiani e degli stranieri.
Poi ci sono i valori assoluti, quelli che non vengono comparati a numeri di altre città. Sono quelli relativi alla percentuale di camere occupate in una singola città (sempre tra le 18 selezionate dalla ricerca). Numeri impietosi che dicono che nessuna è riuscita ad occupare neanche la metà delle camere tra gennaio e ottobre, in media. Chi è andata più vicina è stata Lecce, 41,7%, poi Genova (40,1%), infine Udine (36,4%).
Peggio di tutte hanno fatto (anche in questo caso) Mestre (22,4%) e Roma (22,9%) con Milano e Venezia appaiate al terzo posto (26,4% del totale).
In Europa si è fatto anche peggio
E nel resto d’Europa come è andata? Non che consoli molto, ma i dati sono in linea con quelli italiani, anzi in alcuni casi anche ben peggiori. Praga ad esempio ha visto l’occupazione delle sue camere crollare del 70,9% tra gennaio e ottobre. Budapest è arrivata a -69,8%, Tokyo -65,3% proprio nell’anno in cui avrebbe dovuto ospitare le Olimpiadi.
Merita una postilla a parte New York, una delle città simbolo degli Stati Uniti, Paese che a livello globale sta pagando lo scotto maggiore dal punto di vista sanitario. La Grande Mela è riuscita a mantenere il 48,6% di camere occupate tra gennaio e ottobre con una perdita rispetto al 2019 del 43,4%, la più bassa tra quelle selezionate. Merito, anzi colpa, di un’amministrazione che ha fatto spallucce inizialmente e che poi è stata travolta. Il turismo è importante e dà lavoro a milioni di persone nel mondo, ma in questo caso, forse, era meglio lasciar vuota qualche camera in più… italiaatavola
Hotel duramente colpiti dalla pandemia
Tra gennaio e ottobre, Mestre è la città che ha sofferto di più
La ricerca si è concentrata in particolar modo sul numero di camere occupate e sui ricavi che gli albergatori hanno tratto dalla “vendita” delle stesse. Il periodo di riferimento è quello gennaio-ottobre, con i numeri di novembre che ancora non sono disponibili ma non saranno molto migliori della media considerando l'andazzo. Neanche dicembre risolleverà le sorti dato che il dpcm Natale ha imposto misure ancora severe. Le variazioni, in negativo, sono ovviamente da profondo rosso. Le città prese in esame sono: Bergamo, Bologna, Como Laghi, Firenze, Genova, Lecce, Malpensa, Mestre, Milano, Napoli, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trieste, Udine e Venezia. Tra queste quella che ha il “delta” maggiore per quanto riguarda le camere occupate è Mestre con un desolante -54%. Subito dietro due grandi classici del turismo come Roma e Firenze che hanno perso rispettivamente il 52% e il 49,9% di camere occupate nei primi 10 mesi dell’anno.
Perugia si salva, anzi guadagna pure
Tra le città che invece hanno sofferto meno in questo senso spicca Perugia che ha perso “solo” il 23%, Lecce che ha ceduto il 25,4% e Parma 32,9%. Oltre alla mera “occupazione” delle camere c’è anche una questione più economica. Str in questo senso ha evidenziato anche i ricavi per camere occupate, sempre confrontandole con l’anno passato. Cominciamo dalle note positive: Perugia è l’unica città che, non solo ha limitato i danni come occupazione, ma ha addirittura fatto segnare un dato positivo nei ricavi: +15,7% tra il 2020 e il 2019. Lecce segue con una perdita, ma risicata (-3,7%) poi chiude il podio Udine (-9,8%).
Tra chi ha pagato il prezzo più caro invece ecco in cima alla graduatoria ancora Mestre (-70,7%), poi riecco Roma (-69,4%) e sul terzo gradino del triste podio Milano (-64,2%).
Tirare le fila in una situazione così è compito arduo. Le località marittime sono riuscite a sfruttare un’estate che è andata al di là delle più rosee aspettative dato il periodo post-prima ondata e quindi si spiega perché Lecce è tra le meno penalizzate. E la conferma del fatto che le città d’arte hanno pagato più di tutte arriva dal crollo di Firenze e Roma, dal segno “meno” molto marcato di Mestre che ha risentito dell’assenza di turisti stranieri in arrivo a Venezia, con Milano che invece risulta l’emblema dei viaggi business che sono caduti a picco.
Città d'arte... ma non troppo, con natura e bicicletta: ecco la nuova formula vincente
Ma il ragionamento si inceppa osservando che Perugia (città d’arte) è riuscita addirittura ad incrementare i ricavi. Perché? Forse la risposta si trova nella voglia degli italiani di trascorrere qualche giorno di vacanza in località con un glamour turistico meno spiccato, che siano immerse nella natura, ma che non si affaccino sul mare perché la tentazione della spiaggia ci sarebbe, ma con essa il timore di assembramenti sul bagnasciuga. Del resto l’Umbria era ed è la regione che più crede nel turismo “slow” con la bicicletta e i mezzi di spostamento “sostenibili” a portare in giro i turisti.
Formula vincente? Nessuno può dirlo con certezza perché nessuno ha la sfera magica per dire cosa succederà nel post-covid, ma è molto probabile che per qualche anno l’offerta perugina risulti molto appetibile agli occhi degli italiani e degli stranieri.
Poi ci sono i valori assoluti, quelli che non vengono comparati a numeri di altre città. Sono quelli relativi alla percentuale di camere occupate in una singola città (sempre tra le 18 selezionate dalla ricerca). Numeri impietosi che dicono che nessuna è riuscita ad occupare neanche la metà delle camere tra gennaio e ottobre, in media. Chi è andata più vicina è stata Lecce, 41,7%, poi Genova (40,1%), infine Udine (36,4%).
Peggio di tutte hanno fatto (anche in questo caso) Mestre (22,4%) e Roma (22,9%) con Milano e Venezia appaiate al terzo posto (26,4% del totale).
In Europa si è fatto anche peggio
E nel resto d’Europa come è andata? Non che consoli molto, ma i dati sono in linea con quelli italiani, anzi in alcuni casi anche ben peggiori. Praga ad esempio ha visto l’occupazione delle sue camere crollare del 70,9% tra gennaio e ottobre. Budapest è arrivata a -69,8%, Tokyo -65,3% proprio nell’anno in cui avrebbe dovuto ospitare le Olimpiadi.
Merita una postilla a parte New York, una delle città simbolo degli Stati Uniti, Paese che a livello globale sta pagando lo scotto maggiore dal punto di vista sanitario. La Grande Mela è riuscita a mantenere il 48,6% di camere occupate tra gennaio e ottobre con una perdita rispetto al 2019 del 43,4%, la più bassa tra quelle selezionate. Merito, anzi colpa, di un’amministrazione che ha fatto spallucce inizialmente e che poi è stata travolta. Il turismo è importante e dà lavoro a milioni di persone nel mondo, ma in questo caso, forse, era meglio lasciar vuota qualche camera in più… italiaatavola
di Federico Biffignandi
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