sabato 31 luglio 2021

L'Italia dice stop alle pratiche commerciali sleali nel commercio agroalimentare

 

L'Italia dice stop alle pratiche commerciali sleali 

nel commercio 

agroalimentare

Con un decreto legislativo che accoglie la direttiva europea, il nostro Paese recepisce le norme finalizzate a disciplinare le relazioni commerciali tra acquirenti e fornitori. A vigilare è chiamato l'Icqrf


L’Italia dice basta alle pratiche sleali nel commercio alimentare. Grazie all’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto legislativo che recepisce nell’ordinamento italiano la direttiva Ue sul tema e grazie al ruolo attivo del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli in collaborazione con altri dicasteri, si attua una svolta storica per combattere le speculazioni sul cibo italiano. 

Correttezza e buona fede i principi tutelati

Con il decreto approvato, infatti, vengono recepite le indicazioni del Parlamento e del Consiglio europeo relativamente a norme finalizzate a disciplinare le relazioni commerciali e contrastare le pratiche commerciali sleali negli scambi tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari, in quanto contrarie ai principi di buona fede e correttezza, comprese quelle imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte.

 

Il monitoraggio affidato all'Icqrf

Obiettivo del provvedimento è quello di razionalizzare e rafforzare il quadro giuridico vigente, nella direzione della maggiore tutela dei fornitori e degli operatori della filiera agricola e alimentare sostenendo la trasparenza nei rapporti commerciali. In particolare, la direttiva introduce un livello minimo di tutela comune a tutta l'Unione europea e comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della formalizzazione dell'accordo di fornitura. A controllare su tutto ciò sarà l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf). 

Ettore Prandini (Coldiretti): «Per ogni euro speso dal consumatore solo 15 centesimi vanno a remunerare il prodotto agricolo»

Le attività nel mirino vanno dai ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell’ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili alle modifiche unilaterali o retroattive ai contratti fino al rifiuto dei contratti scritti e del divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione. Ad essere colpito, quindi, è anche il meccanismo delle aste al doppio ribasso che provoca forti distorsioni e speculazioni aggravando i pensanti squilibri della filiera: «Nella situazione attuale – ha ricordato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini – per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimento, meno di 15 centesimi di euro in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo». italiaatavola

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