In tempo di tariffe flat di telefono, luce e gas e di ristorazione 2.0 post-Covid, anche un’istituzione come l’osteria bolognese cantata da Guccini cambia pelle! Battute a parte, l’originalità del locale di Mirco Carati e della moglie Antonella De Sanctis, comincia fin dal nome scelto per l’idea-osteria di quella che ha preso il posto della loro precedente versione da ricercato bistrot di cucina mediterranea “Casa Carati”.
“Vâgh íñ ufézzí” in dialetto bolognese rimanda ad un antico modo di dire degli anziani bolognesi che, per non essere ripresi (e disturbati) dalle consorti nel loro abituale passaggio in osteria, se la cavavano, uscendo, con un inappuntabile “Io vado in ufficio” (Me a vâgh íñ ufézzí). L’ufficio in versione osteria bolognese di Mirco (ai fornelli) e Antonella (in sala) si contraddistingue per la particolarità della “tariffa a tempo”, ovvero compri e paghi il tempo occupato al tavolo e non quello che mangi, come tra l’altro avveniva in un passato neppure tanto lontano in alcune osterie del centro.
In soldoni, alla prenotazione i clienti specificano quanti sono e per quanto tempo vogliono fermarsi al tavolo. Il minimo è un’ora con un costo fissato a 18 euro che passa a 26 per due ore, sempre a persona, con fuori conto solo le bevande, come da manuale. Una volta al tavolo i commensali possono ordinare o chiedere il bis di tutte le portate in carta, dall’antipasto al dolce. Il prezzo e il tempo a disposizione sono quelli fissati dalla prenotazione. Solo a pranzo la formula si modella con le rapide necessità della pausa lavorativa, con sosta di mezz’ora a 10 euro a persona.
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