sabato 15 febbraio 2025

Il vino toscano è ancora solido, ma deve pensare al futuro

 

Il vino toscano 

è ancora solido, 

ma deve pensare 

al futuro

Il settore vitivinicolo toscano si confronta con nuove sfide tra mercati globali incerti, cambiamenti climatici e consumi in evoluzione. Crescono superfici vitate ed export, mentre la Regione investe in ristrutturazioni e promozione. Il futuro del vino toscano passa da qualità, sostenibilità e strategie per attrarre giovani consumatori

Il vino toscano è ancora solido, ma deve pensare al futuro

All’evento Primanteprima, che inaugura la settimana delle Anteprime del vino toscano, si è aperta una riflessione sulle prospettive del mercato e dei consumi. A partire da una performance relativamente buona per il comparto vitivinicolo regionale. «Il mondo del vino non sta così male. Si sta assestando, perché sono in atto dinamiche strutturali che porteranno una diminuzione dei consumi. Certo, si tratta di lavorare sui giovani, che ci raccontano come disinteressati al vino ma io non penso sia un rifiuto drastico. Si tratta di fare un lavoro mirato di comunicazione e di conoscenza». Le parole di Francesco Mazzei, presidente di Avito (l’associazione dei consorzi del vino toscano), unite alla presentazione dei dati sulla Toscana del vino nel 2024 portano una folata di ottimismo realista in un contesto enoico italiano che troppo spesso in tempi attuali sembra vivere tensioni e preoccupazioni.

Vino toscano, i numeri

Secondo il report Ismea, malgrado le difficoltà e le incertezze, il vino toscano mantiene infatti la sua solidità, grazie alla qualità e al prestigio delle storiche denominazioni, soprattutto grazie al brand “Toscana” che porta il territorio dentro al calice. Nel 2024 cresce la superficie vitata regionale, superando per la prima volta i 61mila ettari, mentre resta stabile quella coltivata a biologico (più di 25mila ettari) che è cresciuta del 200% in dieci anni, occupando il 40% del vigneto-Toscana.

Il vino toscano è ancora solido, ma deve pensare al futuro

Fabio Del Bravo, di Ismea, presenta i dati del vino toscano

Migliora anche la produzione (2,6 milioni di ettolitri, 900mila in più rispetto all’anno precedente quando la vendemmia era stata drammatica) e pure l’export tira a ritmi più sostenuti rispetto alla media italiana. Numeri tutto sommato consolatori per il settore vitivinicolo regionale, che però più che disegnare una crescita mette in evidenza una tenuta sui dati di mercato del 2023 (che però erano stati piuttosto bassi).

Vino toscano, le sfide

Se questa è la fotografia che emerge da PrimAnteprima, l’appuntamento che apre la Settimana delle Anteprime del vino toscano, appare evidente come in futuro rischiano di pesare le incertezze legate all’evoluzione del mercato globale nel medio-lungo periodo, in riferimento ai dazi che potrebbero essere introdotti dall’amministrazione americana. Un altro elemento di criticità è rappresentato dai possibili effetti dei cambiamenti climatici, che preoccupano i produttori tanto da indurli ad intraprendere un profondo ripensamento delle tecniche di coltivazioni e della gestione in vigna e in cantina, pensando a nuovi cloni resistenti, sensoristica, gestione dell’acqua, non ultimo proporre vini sui mercati più vicini ai desiderata di consumatori più giovani.

Il vino toscano è ancora solido, ma deve pensare al futuro

A Primanteprima si è riflettutto sul momento del vino toscano

In questo quadro, la vicepresidente della Regione Stefania Saccardi ha ricordato un bando da 17,4 milioni per consentire alle aziende di ristrutturare i bacini idrici. La Regione ha, inoltre, stanziato un fondo di 11 milioni di euro di risorse comunitarie per l’intervento di “Ristrutturazione e riconversione dei vigneti” in modo da aumentare la competitività dei produttori aiutandoli a far conoscere ed apprezzare la qualità dei loro prodotti nel mondo.  Anche in questo ambito la Toscana supera la media nazionale, con il 55% dei vigneti che ha meno di venti anni. Degli oltre 61mila ettari coltivati a vite, quasi il 95% è destinato a vini a denominazione, rispetto ad una media nazionale che arriva al 65%. Oltre 12mila, invece, le aziende viticole della regione che coltivano una media di quasi 4 ettari ciascuna.

Vino toscano, il territorio

Il sistema-vino della Toscana si trova dunque ad affrontare una fase di ripensamento e in qualche modo deve mettere a terra progetti per affrontare le sfide. Tra iniziative promozionali ed eventi, però, sembra concentrarsi più su quel che c’è dentro il calice - che deve esser di buona qualità, senza dubbio - talvolta dando per scontato l’impatto di quel che sta intorno al calice. Ovvero il territorio, che porta in dote una vocazione tanto naturale quando sotto-valorizzata sul piano strutturale.

Il vino toscano è ancora solido, ma deve pensare al futuro

La Regione ha stanziato un fondo di 11 milioni di euro di risorse comunitarie per “Ristrutturazione e riconversione dei vigneti”

Se è pur vero che il direttore dell’agenzia Promo Toscana ha evidenziato un incremento delle visite e dell’incoming turistico, potrebbe forse esser potenziato il ruolo della magnifica rete di aziende vitivinicole per fare del “prodotto Toscana” un asset potente, nel quale il vino diventa elemento di valore ma senza giocare da prodotto unico. I fondi per sviluppare progetti non mancano, dato che la regione è tra le più virtuose in Italia per gestione degli investimenti co-finanziati dall’Ue, ma in qualche maniera vanno intercettati i nuovi consumatori che devono trovare un identikit.

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