domenica 6 maggio 2018

Le patate donarono all’Europa 2 secoli di pace


Le patate 
donarono 
all’Europa  
2 secoli di pace
Secondo uno studio realizzato da tre economisti delle università americane di Harvard, del Colorado e della Northwestern’s Kellogg School of Management,
dopo la sua introduzione nel XVI secolo l’umile tubero garantì il sostentamento e il benessere della popolazione del continente, riducendo tensioni e appianando malcontenti 
Se cinque secoli fa ci fosse stato il Nobel per la Pace, un comune alimento avrebbe senz’altro ottenuto una candidatura: la patata. Facile da coltivare, resistente alla siccità e adatta a molti tipi di suolo portò un paio di secoli di prosperità dopo la sua introduzione in Europa, nel XVI secolo. È questa l’idea sviluppata in uno studio realizzato da tre economisti delle università americane di Harvard, del Colorado e della Northwestern’s Kellogg School of Management.

Quando il tubero, scoperto nelle Americhe nel corso del Quattrocento, arrivò in Europa incrementò infatti la produttività, aiutò ad abbassare il valore delle terre da coltivare, migliorò l’alimentazione e innalzò i salari portando benefici a catena per tutte le classi sociali, dai contadini alle gerarchie dominanti. Per almeno un paio di secoli, la rivoluzione agricola che ne derivò aiutò ad allentare le pressioni sociali che in altre circostanze avrebbero forse condotto a conflitti tra Stati.
I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a 2.477 battaglie combattute in 899 guerre nell’arco di 500 anni, soprattutto lungo i confini di Austria, Francia, Russia e Turchia, ma anche in Medio Oriente e in Nord Africa. Hanno concluso che le patate aiutarono le famiglie a produrre grandi quantità di raccolto anche in piccoli appezzamenti di terra, facendo così crollare il valore dei terreni: questo portò a una sensibile riduzione dei conflitti dovuti ai possedimenti terrieri. Inoltre, l’aumento del benessere dei contadini produsse un incremento delle entrate sotto forma di tasse, portando a una maggiore stabilità.
Mettere in discussione questa condizione generale di relativo benessere rispetto ai periodi precedenti all’introduzione della patata era poco conveniente per contadini e governanti e così ne risultarono un paio di secoli segnati da poche rivolte e guerre civili. I risultati sono in linea con gli studi che collegano gli shock climatici - come forti siccità o inverni molto rigidi - con l’instabilità sociale e l’inizio di conflitti armati.
Le conclusioni si possono applicare, almeno in parte, anche agli Stati moderni, oggi come sempre dipendenti dall’agricoltura: migliorando la produttività si potrebbe ottenere un effetto di maggiore stabilità politica e sociale.
Un po’ di storia
La patata apparve 8.000 anni fa sulle rive del lago Titicaca, tra il Perù e la Bolivia, ma giunse in Europa solo nel 1500, sulle navi dei conquistadores spagnoli. Non ebbe subito il successo delle altre colture importate dal Nuovo Mondo, come il mais e il pomodoro. Si diffuse infatti in Europa e nel Nord America ma per secoli non fu accolta da Cina, Giappone e da tutta l’area islamica. Per lungo tempo si è pensato che fosse afrodisiaca o velenosa, che fosse una pianta medicinale o che provocasse la lebbra... 


Nell’Encyclopédie francese del 1765 la si descrive come un “cibo flatulento”, che cioè causa peti. Tornò in auge solo nel 18° secolo quando, a causa delle carestie, divenne il principale alimento disponibile in Europa. In Francia, la regina Maria Antonietta (1755-1793) diffuse tra i nobili la moda di mettersi fra i capelli fiori di patata. Ma attecchì soprattutto in Irlanda, dove era diventata fin dal 1700 l’alimento dei poveri. Secondo gli storici, lo sviluppo demografico del 1700 e del 1800 è dovuto proprio alla patata, cibo alla portata dei più poveri che non potevano permettersi nemmeno il pane.
Il successo della Solanum tuberosum è dovuto a un mix unico di fattori: è facile da coltivare, cresce a ogni latitudine, si conserva per 6 mesi senza bisogno del freezer, è commestibile fino all’85% (contro il 50% dei cereali). E in più è buona e nutriente. Non a caso l’economista tedesco Friedrich Engels (1820-1895) dichiarò che l’avvento della patata ha rivoluzionato la storia quanto la scoperta del ferro.
Ogni anno, nel mondo, si producono 368 milioni di tonnellate di patate (dati Fao 2013) su una superficie complessiva di 195 mila km2. Si sviluppa sotto terra, favorita da oscurità, umidità e dalle basse temperature. Qui, al riparo dagli agenti atmosferici, in circa 3 mesi gli stoloni (sorta di radici) si gonfiano fino a diventare tuberi ricchi di amido. Se muore dalla patata spuntano nuovi germogli (una decina per ogni tubero) ed è proprio così, da tubero a tubero, che la pianta si riproduce.
Oggi in Cina si coltiva il 22% della produzione mondiale, ma resta l’Europa il maggior consumatore planetario, con 96 kg di patate pro capite l’anno: i più “patatofili” sono i polacchi (150 kg a testa).
Panorama edit

Nessun commento:

Posta un commento