Leonardo
e la tavola
La gioventù
e l'arrivo
a Milano
Per tracciare un percorso anche approssimativo di Leonardo e del suo rapporto con la tavola, bisognerebbe fare salti mortali, causa le poche informazioni di cui disponiamo al riguardo.
Sulle sue preferenze alimentari si è discusso negli ultimi anni, soprattutto con l'avvicinarsi del 500° anniversario dalla morte. Si sono così moltiplicati, in misura esponenziale, racconti, analisi e, molto più verosimilmente, ipotesi sulle sue preferenze. Addirittura, negli ultimi tempi, sono apparse pubblicazioni che, in una sorta di "libera biografia", hanno dichiarato che la vera passione di Leonardo fosse la cucina.
In realtà, tutte queste affermazioni dovrebbero iniziare - e solo così si dimostrerebbero accettabili - con "si dice che", "pare che".
C'è dell'altro poi, su questi racconti. Collocano l'attività professionale "cuciniera" del genio vinciano nella sua adolescenza, prima ancora di "andare a bottega" dal Verrocchio, e fin qui possiamo dar loro credito. In fondo, quanti ragazzi, artisti o meno, dall'antichità ad oggi, durante l'adolescenza, non hanno avuto esperienze in locande, taverne, per ricavare qualche soldo in più? Quindi, lasciando da parte i trascorsi gastronomici fanciulleschi, direi di affrontare esperienze più concrete di Leonardo con la tavola e, in particolare, con i grandi banchetti rinascimentali.
Per farlo, nel modo più vicino alla verità, dobbiamo incontrarlo già trentenne quando giunse a Milano, ospite di Ludovico il Moro,
In realtà, tutte queste affermazioni dovrebbero iniziare - e solo così si dimostrerebbero accettabili - con "si dice che", "pare che".
C'è dell'altro poi, su questi racconti. Collocano l'attività professionale "cuciniera" del genio vinciano nella sua adolescenza, prima ancora di "andare a bottega" dal Verrocchio, e fin qui possiamo dar loro credito. In fondo, quanti ragazzi, artisti o meno, dall'antichità ad oggi, durante l'adolescenza, non hanno avuto esperienze in locande, taverne, per ricavare qualche soldo in più? Quindi, lasciando da parte i trascorsi gastronomici fanciulleschi, direi di affrontare esperienze più concrete di Leonardo con la tavola e, in particolare, con i grandi banchetti rinascimentali.
Per farlo, nel modo più vicino alla verità, dobbiamo incontrarlo già trentenne quando giunse a Milano, ospite di Ludovico il Moro,
grande mecenate, appassionato d'arte, attento osservatore di novità tra scienza e meccanica e, infine, ottimo ospite per i banchetti memorabili. Evidentemente tutte qualità che facevano del Ducato sforzesco la sede ideale per un personaggio come Leonardo, che qui trascorse quasi venti anni del periodo migliore della sua vita.
Ma come mai Leonardo lasciò Firenze per Milano? A quanto pare desiderava avere nuove esperienze. Probabilmente nella capitale toscana gli artisti famosi e talentuosi erano diventati troppo numerosi e risultava più difficile affermarsi in modo clamoroso. Milano godeva già della fama internazionale di città vocata alle novità, alle invenzioni e, in definitiva, alla modernità.
Nel 1482, nel tentativo di essere ben accolto nel Ducato sforzesco, scrisse una lettera di autopresentazione a Ludovico il Moro, reggente del Ducato. Purtroppo il tempo passava e da Milano non arrivava la sospirata risposta, ma un colpo di fortuna lo aiutò poiché, proprio mentre pensava ormai di fare ritorno in Toscana, giunse a Leonardo una provvidenziale e importante commessa dalla Confraternita dell'Immacolata Concezione per la realizzazione della celebre "Madonna delle Rocce": l'artista poté così entrare ufficialmente a Milano e farsi conoscere più da vicino da Ludovico Il Moro che lo accolse benevolmente e lo ospitò nel suo palazzo in piazza Duomo (ora Palazzo Reale). Iniziò così un lungo sodalizio che vide Leonardo impegnato nelle grandi opere celebri in tutto il mondo.
Ma come mai Leonardo lasciò Firenze per Milano? A quanto pare desiderava avere nuove esperienze. Probabilmente nella capitale toscana gli artisti famosi e talentuosi erano diventati troppo numerosi e risultava più difficile affermarsi in modo clamoroso. Milano godeva già della fama internazionale di città vocata alle novità, alle invenzioni e, in definitiva, alla modernità.
Nel 1482, nel tentativo di essere ben accolto nel Ducato sforzesco, scrisse una lettera di autopresentazione a Ludovico il Moro, reggente del Ducato. Purtroppo il tempo passava e da Milano non arrivava la sospirata risposta, ma un colpo di fortuna lo aiutò poiché, proprio mentre pensava ormai di fare ritorno in Toscana, giunse a Leonardo una provvidenziale e importante commessa dalla Confraternita dell'Immacolata Concezione per la realizzazione della celebre "Madonna delle Rocce": l'artista poté così entrare ufficialmente a Milano e farsi conoscere più da vicino da Ludovico Il Moro che lo accolse benevolmente e lo ospitò nel suo palazzo in piazza Duomo (ora Palazzo Reale). Iniziò così un lungo sodalizio che vide Leonardo impegnato nelle grandi opere celebri in tutto il mondo.
di Toni Sàrcina
presidente Commanderie des Cordons Bleus Italia
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