Nelle cantine italiane
c'è troppo vino invenduto. Ora si pensa di distillarlo in alcool
Luca Rigotti di Alleanza cooperative propone la distillazione come una delle possibili soluzioni per evitare crisi sul mercato. Quasi 3 milioni di ettolitri le eccedenze di vini per lo più Doc e Igp. Serve un regolamento che riconosca il prima possibile alcune misure di sostegno e di flessibilità, compresa la distillazione di crisi
Dopo tante chiacchere, e smentite, arriva una conferma ufficiale: nelle cantine italiane di alcune regioni c’è troppo vino invenduto e per non avere ripercussioni sul mercato - scontato che in questo momento non si riesce ad esportarne di più - è necessario poterne smaltire una parte distillandolo e trasformandolo in alcool. La questione è stata posta formalmente sul tavolo dalla più importante realtà della produzione enologica italiana, le cooperative. La legge prevede un apposito meccanismo denominato distillazione di crisi.
A prendere posizione è in particolare Luca Rigotti, Coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative, che in relazione all’attuale situazione di mercato così ha dichiarato: «Le giacenze di vino in cantina e le difficoltà di mercato confermano il perdurare di una situazione di crisi in alcuni territori viticoli, in particolare per i vini rossi, una situazione che, a due mesi dalla prossima vendemmia, genera preoccupazione e richiede una riflessione condivisa».
Troppo vino invenduto in Italia, andrà in distilleriaTroppo vino invenduto nelle cantine italiane: 3 milioni di ettolitri
Secondo gli ultimi dati di giacenza disponibili e pubblicati dal ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al 31 marzo erano presenti in cantina 60 milioni di ettolitri ed un’eccedenza, rispetto al 31 marzo dell’anno precedente, pari a quasi 3 milioni di ettolitri (+5,1%), per la maggior parte Dop e Igp, mentre per i vini comuni, tranne poche eccezioni circoscritte territorialmente, non si rilevano importanti giacenze di cantina. Si tratta di una situazione in cui è necessario tener conto di un calo generalizzato delle vendite e, più in generale, di una fase di cambiamento del settore, non soltanto in Italia, in termini di scelte d’acquisto e di consumi.
Luca RigottiRigotti: per il vino italiano va ristabilito un equilibrio fra domanda e offerta
«Occorre quindi programmare - prosegue Rigotti - una strategia di medio-lungo periodo per ristabilire un equilibrio tra domanda e offerta, che riteniamo debba considerare alcune iniziative quali, ad esempio, l’attivazione di misure di governo dell’offerta previste dal Testo unico del vino, o ancora, una differente gestione delle autorizzazioni di impianto per i nuovi vigneti, con l’eventuale applicazione delle dovute premialità e correttivi. Riteniamo sia necessario sollecitare intanto l’emanazione di un Regolamento delegato che riconosca il prima possibile alcune misure di sostegno e di flessibilità, compresa la distillazione di crisi e contestualmente, in merito a quest’ultimo intervento, valutare a livello nazionale le necessità regionali, le cautele e le modalità di attuazione, quanto più mirate in considerazione delle esigenze territoriali, nonché il budget a disposizione, per evitare che l’applicazione della misura a prezzi eccessivamente bassi e dunque non congrui, possa generare distorsioni di mercato».
Tali riflessioni sono emerse in maniera condivisa tra i diversi Paesi anche in sede di Gruppo di lavoro vino Copa Cogeca, che si è riunito a Bruxelles il 4 maggio scorso per discutere della situazione di mercato e da cui è emersa la necessità di andare avanti nella programmazione di un piano di gestione dell’offerta.
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