lunedì 4 novembre 2019

Apertura domenicale dei negozi La crociata populista di Di Maio

Apertura domenicale 

dei negozi
La crociata 

populista 

di Di Maio


Perchè i negozi dovrebbero chiudere la domenica e i ristoranti no? La proposta dell'attuale ministro degli Esteri si basa su aspetti contraddittori che rischiano di penalizzare un'economia già in crisi

Anche se non è più ministro del Lavoro (in pochi lo rimpiangono in verità...), Luigi Di Maio non smette i panni del crociato contro l’apertura domenicale dei negozi. Per carità, che qualche regolamentazione sia necessaria, è indubbio: siamo l’unico Paese in Europa che ha spinto la liberalizzazione al punto che solo a Natale e Pasqua, forse, si possono trovare saracinesche abbassate. Ma da qui a pensare di rivoluzionare abitudini personali e gestioni aziendali in nome di un populismo un po’ becero ce ne corre. Soprattutto se l’idea di base è quella di “tutelare” dipendenti e piccoli imprenditori garantendo loro di “stare in famiglia la domenica”.

Troppe contraddizioni nella proposta di Di Maio sulle aperture domenicali (Apertura domenicale dei negozi La crociata populista di Di Maio)
Troppe contraddizioni nella proposta di Di Maio sulle aperture domenicali
Al di là che tenere aperto la domenica non è un obbligo e che i commessi hanno recuperi e straordinari da contratto, ciò che non è accettabile nel ragionamento del leader dei 5 Stelle è che sia lo Stato a fissare regole sulle aperture o chiusure dei negozi (stranamente i centri commerciali sono esclusi dall’ultima boutade di “Gigino”), mentre la domenica gli acquisti si potrebbero fare tranquillamente su Amazon, mentre sempre di domenica potrebbe continuare la consegna dei pacchi comprati online. Forse che i magazzinieri e gli autotrasportatori hanno meno diritti famigliari dei commessi e dei negozianti?
Nell’economia da decrescita (in)felice dei grillini c’è qualcosa di poco convincente e che andrebbe chiarita: va bene comprare e ricevere di domenica via Amazon, ma perché comprare da Conad o dal negozio di abbigliamento vicino a casa diventa quasi un peccato a sentire anche qualche prelato nostalgico dei bei tempi andati (quando eravamo tutti più poveri e più bigotti) come il Vescovo di Campobasso?

Ma poi, l’on. Luigi Di Maio non si è giustamente battuto per dare un contratto equo ai riders? E cosa pensa, che il food delivery si fermi la domenica? Forse l’attuale ministro degli Esteri non sa che di domenica pizzerie, ristoranti, hotel e bar sono aperti? Come gli agriturismi e le pasticcerie... Per non parlare di categorie senza le quali la nostra convivenza e la nostra sicurezza sarebbe impossibile: che succederebbe se la domenica non lavorassero medici, infermieri, carabinieri, vigili del fuoco, protezione civile, addetti ai trasporti, ecc.? Senza dimenticare i lavoratori dello spettacolo, dell’informazione o gli sportivi.

Insomma, un conto è sistemare meglio gli orari di apertura e attività (per tutti) e un altro fare crociate che purtroppo avrebbero il solo effetto di indebolire comparti già oggi sofferenti e di aprire discriminazioni sempre più profonde. Per restare alla sola area del commercio, perché i negozi dovrebbero chiudere la domenica e i ristoranti no? Non può certo essere perché i ristoranti, se gli va bene, sono segnalati sulle guide o su TripAdvisor. Finire sulla Michelin non è che giustifica un’apertura domenicale. Al contrario offrire un servizio a tutto campo permette di sviluppare meglio un’azienda e garantire occupazione. di Alberto Lupini
direttore
Alberto Lupini
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