La nascita di AssoHoreca si pone un obiettivo preciso: tutelare la supply chain e i fornitori di un settore fondamentale nella filiera della ristorazione che fino a oggi è stato trascurato. La parola al neo presidente Luigi Fasoli


Dare voce a un settore chiave del canale Horeca che comprende oltre 1.000 aziende con un fatturato totale che supera i 4 miliardi di euro e dà lavoro a oltre 15.000 addetti. È da questi numeri che parte l’analisi di Luigi Fasoli, eletto presidente della neonata AssoHoreca, che a poche settimane dalla sua costituzione a Lecco comprende già decine di aziende che producono, importano e rivendono attrezzature e accessori per la ristorazione. Si tratta di realtà il cui core business non è direttamente riconducibile ad attività ristorative vere e proprie ma le cui sorti sono ad esse strettamente legate. Si tratta della supply chain delle forniture alberghiere che realizzano le attrezzature con cui produrre, stoccare e servire i cibi.

Un comparto nel limbo

Un settore che, lamenta Fasoli, ceo di Horecatech, una delle sette imprese fondatrici dell’associazione, è stato “completamente dimenticato a livello istituzionale”. Di più: spesso è persino sconosciuto e sicuramente sottostimato nel contributo, anzi, nel ruolo imprescindibile che svolge nella filiera: “Senza tavoli, piatti e pentole non si fa ristorazione”, scandisce il neo presidente. Un comparto che non solo è necessario, ma muove molti soldi e ha parecchi addetti, contribuendo in misura non indifferente alla tassazione nazionale.
Eppure, a fronte di questo ruolo, l’assenza di un codice ATECO lo ha escluso dai ristori, nonostante le aziende al suo interno abbiano registrato nei primi due mesi del 2021 un crollo del fatturato del 50% rispetto allo stesso bimestre del 2020. La conseguenza di questa scarsa attenzione è presto detta: “Se non verremo adeguatamente sostenuti dal nuovo Governo, quando scadrà il termine del blocco dei licenziamenti le ripercussioni sul fronte occupazionale saranno inevitabili. Peraltro, la filiera in cui operiamo non ha avuto alcun tipo di sostegno anche perché, ad oggi, non esiste un codice ATECO specifico che individui le nostre aziende: la stragrande maggioranza di quelle di distribuzione ricade sotto il codice 46.69.99 ‘commercio all’ingrosso di altre macchine ed attrezzature per l’industria, il commercio e la navigazione’, mentre la maggior parte dei produttori ha come codice 25.99.19 ‘fabbricazione di stoviglie, pentolame, vasellame, attrezzi da cucina e altri accessori casalinghi non elettrici, articoli metallici per l’arredamento di stanze da bagno’. Ebbene, questa mancanza di una identità specifica riconducibile al settore Horeca ci lascia nel limbo, senza sostegni contro i danni della pandemia”.
Sono circa un centinaio le aziende che hanno aderito ad AssoHoreca in poco tempo, a riprova dell’urgenza e della necessità della sua nascita. Sono realtà che operano in modo trasversale, alle quali l’associazione fornisce tutta una serie di importanti servizi in cambio della quota di partecipazione: consulenza legale, fiscale e in occasione di bandi per accedere a fondi europei; aggiornamento sulle norme italiane e sui regolamenti comunitari in tema di MOCA (Materiali Oggetti Contatto Alimentare); assistenza di uno specialista di marchi e brevetti o per richiedere certificazioni; comunicazione continua tramite newsletter di aggiornamenti tecnico-normativi e di agevolazioni fiscali. Inoltre, si punta alla redazione di un codice etico di base per regolamentare l’accesso all’associazione e consentire di identificare ogni associata come azienda di qualità.
Nel breve periodo, Fasoli prevede di intavolare una serie di confronti con tutti gli enti e le istituzioni che gravitano a vario titolo attorno al settore: “Il dialogo con tutti gli interlocutori esistenti ai vari livelli è di primaria importanza per salvaguardare la filiera Horeca, senza trascurare i rapporti con le fiere di settore nazionali e internazionali, al fine di ottenere condizioni agevolate per i membri dell’associazione. Ma più di tutto, occorre che, in questo momento emergenziale, il nuovo Governo contribuisca alla ripresa del nostro sistema produttivo con delle risorse, sotto forma di credito di imposta, agli utilizzatori finali del settore Horeca, così da iniettare liquidità nel sistema”.

Voglia di rinascita

Sono dunque sette le aziende che hanno dato vita come soci fondatori ad AssoHoreca: accanto ad Horecatech, Ambrogio Sanelli, Baldassare Agnelli, Beckers Italy, Cifa Centro Italiano Forniture Alberghiere, Ilsa e Leone. La loro iniziativa ha uno scopo immediato e ben preciso: difendere i posti di lavoro, sostenere la capacità di resilienza e, presto, lo sviluppo di un settore che è fiore all’occhiello del sistema Italia, strettamente legato a quello dell’agroalimentare, componente a sua volta del turismo, che in Italia genera normalmente il 14% del PIL.
Ebbene, partendo dal presupposto che il comparto ristorazione/turismo è, a livello mondiale, tra quelli più duramente colpiti dalla pandemia, va osservato come, a fronte del sostegno dato dalle istituzioni nazionali agli esercizi commerciali di somministrazione e hospitality mediante la cassa integrazione in deroga e i ristori, alla filiera dell’Horeca no food non è stato concesso alcun sostegno sino ad oggi: è ora dunque di provvedere per consentirgli di superare questo momento di inedita difficoltà e favorirne, il prima possibile, la rinascita.
Sì perché Fasoli ne è convinto, e, perfettamente calato nel suo ruolo di imprenditore che vede il bicchiere mezzo pieno per necessità e/o virtù, sostiene che “quando usciremo da questa pandemia, sono certo che tutto il comparto, così come il resto dell’economia, farà un grande balzo in avanti: in giro, e lo vedo nei colloqui che ho con i nostri associati, c’è voglia di fare, di tornare alla vita di prima e di recuperare il tempo perso a causa di questa emergenza sanitaria. Ma per sostenere questa voglia di rinascita occorre liquidità… e i vaccini…”. Già i vaccini…
BARTU'