Cosa succederà dopo Pasqua?
Draghi:
«Io prenoterei
le vacanze»
Il presidente del Consiglio ha parlato in conferenza stampa al termine della cabina di regia convocata per fare chiarezza sulla strategia di ripartenza dopo il 6 aprile.
A riaprire per prima sarà la scuola. Per bar, ristoranti e locali c'è da attendere il 30 aprile e l'arrivo della zona "giallo scuro" con possibile orario ridotto
La cabina di regia iniziata alle 12.00 e che ha indicato i primi passi della strategia post-pasquale, si conclude con la conferenza stampa del presidente del Consiglio, Mario Draghi alle 14.00 presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio. In mattinata, sul tavolo dell'incontro fra Governo ed esperti il report del monitoraggio dell'Istituto superiore di sanità (Iss) per cui l’indice Rt medio nazionale è pari a 1,08, in calo rispetto a 1,16 della scorsa settimana. Scende il numero dei casi di Covid ogni 100mila abitanti: il dato sull’incidenza, passa, secondo quanto si apprende, da 264 della scorsa settimana a 240. Note positive, ma che non possono far abbassare la guardia. Tanto che per il dopo Pasqua la decisione è quella di andare verso una stretta dalle tinte "giallo scuro". Il settore del turismo intanto è pronto a ripartire, come dimostrano le tante aperture e iniziative che si moltiplicano in questi giorni lungo tutto lo Stivale.
Le indicazioni della scienza
Il premier si è fatto guidare dalle indicazioni della scienza e dunque dai dati epidemiologici. La speranza per ora è che nei 12 giorni che mancano al 6 aprile la curva dei contagi inizi a raffreddarsi. I trend vanno in questa direzione anche se dopo qualche timido segnale incoraggiante negli ultimi giorni, ieri e oggi c'è stata la doccia fredda con quasi mille morti e 45mila positivi. Da qui la domanda: che fare a partire dal 7 aprile? Chiudere o cominciare le riaperture?
Aperturisti vs. rigoristi, solito scontro
Certo che i segnali dei contagi, uniti alla lentezza della campagna vaccinale - di cui fanno le spese soprattutto i più anziani -, hanno alimentato gli argomenti dei ministri "rigoristi", tra cui vengono collocati il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro della Cultura Pd Dario Franceschini e Stefano Patuanelli, Agricoltura. Una posizione che non trova d’accordo l’ala "aperturista" che, con Matteo Salvini, ha fatto notare che «il sostegno più efficace è il ritorno al lavoro». Mentre Maurizio Lupi, di Forza Italia ha commentato: «O Draghi consulta dei dati diversi da quelli del Cts o c’è in atto una sfida che non pare solo scientifica».
L'ipotesi che prevale tra i ministri più prudenti è quella di prolungare le restrizioni attuali oltre Pasqua. Per questo un prossimo decreto elencherà le misure per limitare gli spostamenti e gli assembramenti nel fine settimana. Insomma, una mini-proroga delle attuali limitazioni con alcuni allenamenti per determinate categorie fino al 30 aprile come minimo. A partire dalla scuola che ricomincerà in presenza anche in zona rossa (e previo allestimento di una campagna di screening periodica).
Per quanto riguarda la ristorazione, resterebbe praticabile solo il servizio a pranzo. In caso si dovesse raggiungere i parametri per la zona gialla scuro allora si pensa a una limitazione dell'orario di apertura, con termine fissato massimo alle 16.00 – così da dissuadere eventuali aperitivi che sfociano in assembramenti. Delivery e take away seguirebbero le stesse regole di oggi. Nel weekend, poi, dovrebbe verificarsi quanto già visto durante le vacanze di Natale, ossia un alternarsi di arancione e rosso. Restrizioni che diverrebbero lockdown il primo maggio e domenica 2.
Più flessibilità per i parrucchieri che, dopo il nuovo stop, potranno riprendere a operare anche in zona rossa. Una deroga concessa per evitare il fenomeno degli appuntamenti a domicilio; considerati meno sicuri di un taglio al salone.
Stop alle seconde case, il fronte delle Regioni
Nel frattempo, l’avvicinarsi della Pasqua comincia a mostrare i primi segni di frizione relativamente alle limitazioni regionali. Stiamo parlando del tema seconde case che, dalla Valle d’Aosta (il cui governatore Erik Lavevaz già ha programmato la zona rossa) alla Campania, accomuna quelle Regioni che hanno messo uno stop ai proprietari residenti in un’altra parte d'Italia. Ad adottare una linea più soft finora è stata la Sicilia: le case di villeggiatura potranno essere raggiunte anche da chi vive fuori Regione. Per sbarcare, però, servirà un certificato di vaccinazione o negatività al test.
Il non-discorso di Mario Draghi
Dopo il Consiglio Europeo e la Cabina di regia ha parlato il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Subito le domande (prese due a due), niente discorso. Temi: scuola, vaccino e risultati cabina di regia. Di seguito la sintesi delle risposte del premier, coadiuvato dalla presenza del ministro alla Salute, Roberto Speranza.
Vaccini: Commissione Europea ora ha più potere
«Il criterio enunciato dalla Commissione è in parte una modifica del criterio precedente. Unico requisito che autorizzava il bloccodi un certo vaccino alle esportazioni era il non rispetto dei contratti firmati in passato. Come è successo ad AstraZeneca. Ieri Commissione ha allargato questo criterio aggiungendo due parole chiave: reciprocità e proporzionalità. Questo allarga la facoltà la rete entro cui possono cadere le società che esportano ma introduce l'attenzione verso provvedimenti che potrebbero eventualmente interrompere la produzione di vaccini».
«Da un'indagine richiesta dalla Commissione, l'Ema sta facendo una review del vaccino Sputnik ma c'è bisogno di tre, quattro mesi di attesa per il processo autorizzatorio».
Per gli infermieri no-vax presto una norma
«Il Governo intende intervenire sul tema degli operatori sanitari non vaccinati che sono in contatto con malati. Non va bene questa situazione. La ministra Cartabia sta lavorando per trovare una soluzione». L'idea, espressa dal ministro Speranza, è quella di intervenire sulla quota residuale di addetti verso cui agire con una norma. Anche se la maggior parte degli infermieri e dei medici hanno accettato la somministrazione del vaccino.
La riapertura della scuola: fino alla prima media
«Fino alla prima media riapriremo le scuole. Il ministro Bianchi sta lavorando perché ciò avvenga in modo ordinato. In alcuni casi effettueremo di test. Cosa ci ha portato qui? Le decisioni prese nell'ultimo deecreto hanno portato a una diminuzione del tasso di crescita dei contagi. Naturalmente, la situazione resta critica e preoccupante nel complesso. Ma se ci fosse stato spazio abbiamo sempre detto che lo avremo usato per la scuola. Evidenze scientifiche mostrano come la scuola fino alla prima media non sia fonte di contagio. Tutto il resto intorno alla scuola, il trasporto e le attività parascolastiche lo sono. Tutti gli altri provvedimenti restano fermi, però, perché solo così la scuola può rimanere sicura, non abbassando la guardia».
Il rapporto con le Regioni e le chiusure
«Verso le Regioni, quello che ho detto in Parlamento era una reazione sppntanea al grado di vaccinazioe differente a livello di territorio per la stessa fascia di età. Il richiamo era per dire che c'è una linea di fondo rigida: si parte dagli ultraottantenni e via a scendere tenendo conto delle persone fragili. Quello che è difficilmete spiegabile alle persone è che ci siano categorie che sono state vaccinate prima, con quale criterio è stato fatto? Le risposte delle Regioni sono comunque positive. Prossima settimana avremo un incontro. D'altronde dobbiamo lavorare tutti insieme. Le chiusure dipendono dai dati del contagio. Oggi sappiamo qualcosa in più sui luoghi e le modalità del contagio. Certo è auspicabile riaprire, ma come, quando e cosa dipende dai dati. Per il turismo sono d'accordo con il ministro Garavaglia: se potessi andare in vacanza, prenoterei. Un nuovo scostamento di bilancio è previsto in concomitanza con il Def di metà aprile. Non abbiamo parlato di cifre. Prima bisogna capire quali sono i bisogni e poi agire".
Il rilancio post-emergenza
«Il passo fondamentale per il post-pandemia è azzeccare una politica economica ben congeniata per i prossimi sei mesi. Questo vale a livello italiano, ma soprattutto europeo. Occorre tenere una politica fiscale espansiva in tutta l'Ue. Questo si sta vedendo in diversi Paesi, a partire da Francia e Germania. Il punto è vedere se si riuscirà a fare abbastanza. Il rischio è di fare troppo poco».
«Grazie alla grande disponibilità di mezzi finanziari, questi devono essere impiegati per costruitire il nostro futuro. Sarà necessario sostenere le imprese e le famiglie. Man mano, però, ci sposteremo dai sostegni agli investimenti. A un certo punto dovremmo creare anche posti di lavoro, no? A seguito di un grande cambiamente che la nostra società dovrà assorbire dopo la pandemia c'è bisogno di progetti nuovi da un lato e la semplificazione di quelli già partiti. Attuare il vecchio che va bene e aprire il nuovo che va bene. Questo è la sfida».
«All'Eurobond ci si arriva se ci vogliamo arrivare tutti. Se non siamo tutti d'accordo sull'utilità di questo strumento come passo avanti nell'integrazione economica, non si va da nessuna parte. Abbiamo discusso molte volte di questo tema, ma siamo ancora lontani dalla soluzione perché manca la volontà politica di affrontarle. Si tratta di risposte essenziali. Ma una specie di Eurobond sono i titoli a sostegno del Next Generation Eu».
«Faremo un decreto, ma non escludo cambiamenti in corso. Situazione è così complessa che non escludo nuovi interventi per aggiornare le misure».
Le indicazioni della scienza
Il premier si è fatto guidare dalle indicazioni della scienza e dunque dai dati epidemiologici. La speranza per ora è che nei 12 giorni che mancano al 6 aprile la curva dei contagi inizi a raffreddarsi. I trend vanno in questa direzione anche se dopo qualche timido segnale incoraggiante negli ultimi giorni, ieri e oggi c'è stata la doccia fredda con quasi mille morti e 45mila positivi. Da qui la domanda: che fare a partire dal 7 aprile? Chiudere o cominciare le riaperture?
Aperturisti vs. rigoristi, solito scontro
Certo che i segnali dei contagi, uniti alla lentezza della campagna vaccinale - di cui fanno le spese soprattutto i più anziani -, hanno alimentato gli argomenti dei ministri "rigoristi", tra cui vengono collocati il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro della Cultura Pd Dario Franceschini e Stefano Patuanelli, Agricoltura. Una posizione che non trova d’accordo l’ala "aperturista" che, con Matteo Salvini, ha fatto notare che «il sostegno più efficace è il ritorno al lavoro». Mentre Maurizio Lupi, di Forza Italia ha commentato: «O Draghi consulta dei dati diversi da quelli del Cts o c’è in atto una sfida che non pare solo scientifica».
L'ipotesi che prevale tra i ministri più prudenti è quella di prolungare le restrizioni attuali oltre Pasqua. Per questo un prossimo decreto elencherà le misure per limitare gli spostamenti e gli assembramenti nel fine settimana. Insomma, una mini-proroga delle attuali limitazioni con alcuni allenamenti per determinate categorie fino al 30 aprile come minimo. A partire dalla scuola che ricomincerà in presenza anche in zona rossa (e previo allestimento di una campagna di screening periodica).
Per quanto riguarda la ristorazione, resterebbe praticabile solo il servizio a pranzo. In caso si dovesse raggiungere i parametri per la zona gialla scuro allora si pensa a una limitazione dell'orario di apertura, con termine fissato massimo alle 16.00 – così da dissuadere eventuali aperitivi che sfociano in assembramenti. Delivery e take away seguirebbero le stesse regole di oggi. Nel weekend, poi, dovrebbe verificarsi quanto già visto durante le vacanze di Natale, ossia un alternarsi di arancione e rosso. Restrizioni che diverrebbero lockdown il primo maggio e domenica 2.
Più flessibilità per i parrucchieri che, dopo il nuovo stop, potranno riprendere a operare anche in zona rossa. Una deroga concessa per evitare il fenomeno degli appuntamenti a domicilio; considerati meno sicuri di un taglio al salone.
Stop alle seconde case, il fronte delle Regioni
Nel frattempo, l’avvicinarsi della Pasqua comincia a mostrare i primi segni di frizione relativamente alle limitazioni regionali. Stiamo parlando del tema seconde case che, dalla Valle d’Aosta (il cui governatore Erik Lavevaz già ha programmato la zona rossa) alla Campania, accomuna quelle Regioni che hanno messo uno stop ai proprietari residenti in un’altra parte d'Italia. Ad adottare una linea più soft finora è stata la Sicilia: le case di villeggiatura potranno essere raggiunte anche da chi vive fuori Regione. Per sbarcare, però, servirà un certificato di vaccinazione o negatività al test.
Il non-discorso di Mario Draghi
Dopo il Consiglio Europeo e la Cabina di regia ha parlato il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Subito le domande (prese due a due), niente discorso. Temi: scuola, vaccino e risultati cabina di regia. Di seguito la sintesi delle risposte del premier, coadiuvato dalla presenza del ministro alla Salute, Roberto Speranza.
Vaccini: Commissione Europea ora ha più potere
«Il criterio enunciato dalla Commissione è in parte una modifica del criterio precedente. Unico requisito che autorizzava il bloccodi un certo vaccino alle esportazioni era il non rispetto dei contratti firmati in passato. Come è successo ad AstraZeneca. Ieri Commissione ha allargato questo criterio aggiungendo due parole chiave: reciprocità e proporzionalità. Questo allarga la facoltà la rete entro cui possono cadere le società che esportano ma introduce l'attenzione verso provvedimenti che potrebbero eventualmente interrompere la produzione di vaccini».
«Da un'indagine richiesta dalla Commissione, l'Ema sta facendo una review del vaccino Sputnik ma c'è bisogno di tre, quattro mesi di attesa per il processo autorizzatorio».
Per gli infermieri no-vax presto una norma
«Il Governo intende intervenire sul tema degli operatori sanitari non vaccinati che sono in contatto con malati. Non va bene questa situazione. La ministra Cartabia sta lavorando per trovare una soluzione». L'idea, espressa dal ministro Speranza, è quella di intervenire sulla quota residuale di addetti verso cui agire con una norma. Anche se la maggior parte degli infermieri e dei medici hanno accettato la somministrazione del vaccino.
La riapertura della scuola: fino alla prima media
«Fino alla prima media riapriremo le scuole. Il ministro Bianchi sta lavorando perché ciò avvenga in modo ordinato. In alcuni casi effettueremo di test. Cosa ci ha portato qui? Le decisioni prese nell'ultimo deecreto hanno portato a una diminuzione del tasso di crescita dei contagi. Naturalmente, la situazione resta critica e preoccupante nel complesso. Ma se ci fosse stato spazio abbiamo sempre detto che lo avremo usato per la scuola. Evidenze scientifiche mostrano come la scuola fino alla prima media non sia fonte di contagio. Tutto il resto intorno alla scuola, il trasporto e le attività parascolastiche lo sono. Tutti gli altri provvedimenti restano fermi, però, perché solo così la scuola può rimanere sicura, non abbassando la guardia».
Il rapporto con le Regioni e le chiusure
«Verso le Regioni, quello che ho detto in Parlamento era una reazione sppntanea al grado di vaccinazioe differente a livello di territorio per la stessa fascia di età. Il richiamo era per dire che c'è una linea di fondo rigida: si parte dagli ultraottantenni e via a scendere tenendo conto delle persone fragili. Quello che è difficilmete spiegabile alle persone è che ci siano categorie che sono state vaccinate prima, con quale criterio è stato fatto? Le risposte delle Regioni sono comunque positive. Prossima settimana avremo un incontro. D'altronde dobbiamo lavorare tutti insieme. Le chiusure dipendono dai dati del contagio. Oggi sappiamo qualcosa in più sui luoghi e le modalità del contagio. Certo è auspicabile riaprire, ma come, quando e cosa dipende dai dati. Per il turismo sono d'accordo con il ministro Garavaglia: se potessi andare in vacanza, prenoterei. Un nuovo scostamento di bilancio è previsto in concomitanza con il Def di metà aprile. Non abbiamo parlato di cifre. Prima bisogna capire quali sono i bisogni e poi agire".
Il rilancio post-emergenza
«Il passo fondamentale per il post-pandemia è azzeccare una politica economica ben congeniata per i prossimi sei mesi. Questo vale a livello italiano, ma soprattutto europeo. Occorre tenere una politica fiscale espansiva in tutta l'Ue. Questo si sta vedendo in diversi Paesi, a partire da Francia e Germania. Il punto è vedere se si riuscirà a fare abbastanza. Il rischio è di fare troppo poco».
«Grazie alla grande disponibilità di mezzi finanziari, questi devono essere impiegati per costruitire il nostro futuro. Sarà necessario sostenere le imprese e le famiglie. Man mano, però, ci sposteremo dai sostegni agli investimenti. A un certo punto dovremmo creare anche posti di lavoro, no? A seguito di un grande cambiamente che la nostra società dovrà assorbire dopo la pandemia c'è bisogno di progetti nuovi da un lato e la semplificazione di quelli già partiti. Attuare il vecchio che va bene e aprire il nuovo che va bene. Questo è la sfida».
«All'Eurobond ci si arriva se ci vogliamo arrivare tutti. Se non siamo tutti d'accordo sull'utilità di questo strumento come passo avanti nell'integrazione economica, non si va da nessuna parte. Abbiamo discusso molte volte di questo tema, ma siamo ancora lontani dalla soluzione perché manca la volontà politica di affrontarle. Si tratta di risposte essenziali. Ma una specie di Eurobond sono i titoli a sostegno del Next Generation Eu».
«Faremo un decreto, ma non escludo cambiamenti in corso. Situazione è così complessa che non escludo nuovi interventi per aggiornare le misure».
di Nicola Grolla
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