La meta preferita
dagli enoturisti?
Toscana, seguita
da Piemonte
Secondo l'analisi «la pandemia ha assestato un colpo durissimo al sistema enoturistico italiano con un crollo delle visite in cantina e ricadute sulle vendite dirette» tanto da fare stimare a un campione di esperti (100 addetti ai lavori selezionati tra enti territoriali, agenzie promozionali e consorzi del vino per l'elaborazione rapporto) che serviranno due anni di tempo dalla fine della pandemia per tornare ai numeri del 2019, ossia ai 15 milioni di enoturisti che generavano un valore economico di 2,65 miliardi di euro.
Tra i principali aspetti che emergono dall' indagine la necessità del riposizionamento dell'enoturismo verso un'esperienza sempre più all'aperto (più in vigna che in cantina) e una maggiore attenzione alla sostenibilità e all'accessibilità dei servizi. Il XVII Rapporto, oltre a certificare i punti di forza dell'offerta enoturistica del Belpaese (ricchezza enogastronomica, varietà dei vitigni, i contesti storico-artistico-culturali), rileva gli aspetti ancora da migliorare per diventare sempre più competitivi con l'obiettivo di migliorare l'offerta di servizi , le infrastrutture, la digitalizzazione dei territori e la capacità di saper gestire le visite in una lingua straniera, tematiche che portano a richiedere un piano straordinario di comunicazione per il rilancio dell'enoturismo da parte degli esperti del settore (74,19% del campione) e far chiedere al presidente di di Città del Vino Floriano Zambon «Una cabina di regia per rilanciare il sistema enoturistico».IAT
© Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento