Marco Sacco,
decennio da bistellato
Nuova stagione
al Piccolo Lago
Sono dieci anni che Marco Sacco, chef patron del "Piccolo Lago" a Verbania, mantiene le due stelle Michelin, sempre alla ricerca di innovazione e sperimentazione, con una cucina che conferma abilità e creatività
Dieci anni di due stelle Michelin, 43 anni di attività, 5 giorni di apertura di cui 4 sia a pranzo che a cena. In più una novità chiamata Lungolago, un triplo appuntamento culturale-gastronomico dedicato al lago e alle sue meraviglie. Tante quest’anno le novità e gli appuntamenti che costellano l’agenda del Piccolo Lago, pronto a ripartire sotto la guida del suo capitano: Marco Sacco, affiancato da Raffaella, impeccabile padrona di casa a capo della gestione del ristorante e del sous-chef Marco Rispo.
Quest’anno l’esperienza del Piccolo Lago, l’avventura di poter guardare, annusare, assaggiare e ascoltare la cucina di Marco Sacco, la si potrà vivere in più modi e in orari più flessibili. Dal 1° marzo infatti, primo giorno di apertura della nuova stagione 2017, il Piccolo Lago sarà aperto a pranzo e a cena da giovedì a domenica, mercoledì solo a cena, lunedì e martedì giorni di riposo. Una buona notizia per gourmet seriali e buongustai occasionali che vogliano concedersi i percorsi culinari dello chef anche nei giorni infrasettimanali.
Per venire incontro a tutti coloro che amano la cucina come momento di emozione e sorpresa, lo chef del Piccolo Lago ha pensato a un menu capace di ripercorrere i 10 anni di must eat sotto il segno della doppia stella. La nuova proposta in carta “10 Anni, 10 Piatti” offrirà la possibilità di assaggiare hit come “L’anguilla”, la “Pasta e fagioli a modo mio”, il “Flan di Bettelmatt”, la “Tartare in brodo”, la “Griglia dello chef”, l’immancabile “Carbonara au koque” e tante altre opere culinarie che hanno fatto storia. Non mancheranno dessert iconici come “Tiramisù presente, passato, futuro” e il cult del 2016: “Fieno”, dolce al cucchiaio che imprigiona in bocconi perfetti l’essenza dell’estate e i suoi profumi.
«Il ristorante deve diventare lo spazio di emozioni indimenticabili - sostiene lo chef - che generino il piacere di raccontarle, proprio come si fa quando si torna da un viaggio entusiasmante. E l’effetto sorpresa è determinante nel costruire esperienze uniche». Ecco perché il menu creativo da 5, 8 o 11 piatti è ormai la formula codificata del Piccolo Lago per provare un’esperienza irripetibile. Già al momento della prenotazione si ascoltano i desideri degli ospiti così da creare per loro un percorso su misura nell’alta gastronomia.
Sempre in tema di sorprese, tra le novità del 2017, è in programma il triplo appuntamento con il Lungolago, un vero e proprio viaggio culturale-gastronomico alla scoperta del patrimonio ittico lacustre e dei suoi abitanti, piccoli e grandi. Lo scenario è quello che circonda il Piccolo Lago, immerso in una natura da cartolina. Scenario che in questo caso è anche protagonista.
Il primo step di questo percorso di sapori comincia il 18 maggio con una serata dedicata alla Trota, la «regina del lago» (Marco Sacco, cit.). Si passa poi all’evento estivo sul mondo della carpa il 6 luglio, mentre il 12 ottobre Lungolago si conclude con lo Storione: tutto quello che c’è da sapere sulle prelibatezze della sua carne e delle uova e sui nuovi metodi di allevamento, sempre più sostenibili e meno invasivi. «Il futuro del pesce di lago - commenta chef Sacco - è nel raccontare il suo territorio, il mondo in cui nasce e si riproduce, le più moderne tecniche di allevamento, nonché i meravigliosi sapori che può regalare».
L’obiettivo è offrire agli ospiti un viaggio unico, ricco di gusto, emozioni, profumi sulle rive del Lago di Mergozzo, partendo ovviamente dalle creazioni culinarie dello chef che ha formato la sua esperienza di cuoco proprio intorno alle tecniche migliori per valorizzare una materia prima delicata come il pesce di acqua dolce. Ma questa è solo una parte: le storie dei pescatori, gli approfondimenti dei ricercatori e momenti a metà fra rappresentazione teatrale e performance, completeranno la cornice di queste magiche serate in chiave gastrotainment.
Il territorio e le sue materie prime sono una componente fondamentale per il dna del Piccolo Lago. «Qui al Piccolo Lago non si ha appena la sensazione di guardare il paesaggio - afferma lo chef - ma ci si sente dentro». Quella che ad oggi è considerata la più vasta area selvaggia d’Europa vede alternarsi laghi, montagne, boschi, vallate: un luogo magico se si tiene conto delle materie prime, dei sapori, della varietà e della bellezza del paesaggio. E poi c’è il Lago, con la L maiuscola, un habitat ancora più incredibile che ha portato lo chef a conoscere e apprezzare lucci, lavarelli, trote, anguilla.
Amore per il lago, studio e approfondimento necessari per acquisire la giusta conoscenza della materia prima. Non è un caso che per ogni pesce lo chef spesso racconti un’appassionata storia. Mai sentita quella dell’anguilla? Lo chef ne racconta vita, morte e miracoli, affascinato dalla loro bellezza e bontà. E allora quale miglior definizione per lui se non chef d’acqua dolce?
Per Marco Sacco scoprire il territorio è stato come partecipare a una caccia al tesoro, che negli anni l’ha portato a costruire un grande bagaglio, messo poi a disposizione di tutti. Il ristorante è diventato così un’accademia di saperi, un’officina di sperimentazioni, un hub dove sono cresciuti giovani talenti che oggi lavorano in tutto il mondo. La capacità di un professionista come Marco Sacco è stata quella di creare un legame stretto tra l’alta gastronomia, contaminata dalle sue esperienze all’estero, e i prodotti locali. Anni di ricerca e sperimentazioni che gli valgono a buon diritto anche il titolo di portavoce della Nuova cucina Ossolana, un movimento culinario che raccoglie memoria e sorpresa di questi luoghi.
I suoi piatti sono diventati storie da raccontare altrove. Non è un caso che i tajarin della sua Carbonara au koque siano oggetto di corso di formazione nelle sue consulenze in Asia. E che da Hong Kong a Ventiane, gourmet locali e internazionali si siano appassionati al suo Riso 3 C (Carnaroli, Cotechino, Chinotto) o più recentemente al suo Topinambur, trittico vegetale in versione cremosa, crispy e fritta, accompagnata da tartufo nero e grano saraceno.
Per informazioni: www.piccololago.it
La brigata di Marco Sacco
Quest’anno l’esperienza del Piccolo Lago, l’avventura di poter guardare, annusare, assaggiare e ascoltare la cucina di Marco Sacco, la si potrà vivere in più modi e in orari più flessibili. Dal 1° marzo infatti, primo giorno di apertura della nuova stagione 2017, il Piccolo Lago sarà aperto a pranzo e a cena da giovedì a domenica, mercoledì solo a cena, lunedì e martedì giorni di riposo. Una buona notizia per gourmet seriali e buongustai occasionali che vogliano concedersi i percorsi culinari dello chef anche nei giorni infrasettimanali.
Per venire incontro a tutti coloro che amano la cucina come momento di emozione e sorpresa, lo chef del Piccolo Lago ha pensato a un menu capace di ripercorrere i 10 anni di must eat sotto il segno della doppia stella. La nuova proposta in carta “10 Anni, 10 Piatti” offrirà la possibilità di assaggiare hit come “L’anguilla”, la “Pasta e fagioli a modo mio”, il “Flan di Bettelmatt”, la “Tartare in brodo”, la “Griglia dello chef”, l’immancabile “Carbonara au koque” e tante altre opere culinarie che hanno fatto storia. Non mancheranno dessert iconici come “Tiramisù presente, passato, futuro” e il cult del 2016: “Fieno”, dolce al cucchiaio che imprigiona in bocconi perfetti l’essenza dell’estate e i suoi profumi.
«Il ristorante deve diventare lo spazio di emozioni indimenticabili - sostiene lo chef - che generino il piacere di raccontarle, proprio come si fa quando si torna da un viaggio entusiasmante. E l’effetto sorpresa è determinante nel costruire esperienze uniche». Ecco perché il menu creativo da 5, 8 o 11 piatti è ormai la formula codificata del Piccolo Lago per provare un’esperienza irripetibile. Già al momento della prenotazione si ascoltano i desideri degli ospiti così da creare per loro un percorso su misura nell’alta gastronomia.
Marco Sacco
Sempre in tema di sorprese, tra le novità del 2017, è in programma il triplo appuntamento con il Lungolago, un vero e proprio viaggio culturale-gastronomico alla scoperta del patrimonio ittico lacustre e dei suoi abitanti, piccoli e grandi. Lo scenario è quello che circonda il Piccolo Lago, immerso in una natura da cartolina. Scenario che in questo caso è anche protagonista.
Il primo step di questo percorso di sapori comincia il 18 maggio con una serata dedicata alla Trota, la «regina del lago» (Marco Sacco, cit.). Si passa poi all’evento estivo sul mondo della carpa il 6 luglio, mentre il 12 ottobre Lungolago si conclude con lo Storione: tutto quello che c’è da sapere sulle prelibatezze della sua carne e delle uova e sui nuovi metodi di allevamento, sempre più sostenibili e meno invasivi. «Il futuro del pesce di lago - commenta chef Sacco - è nel raccontare il suo territorio, il mondo in cui nasce e si riproduce, le più moderne tecniche di allevamento, nonché i meravigliosi sapori che può regalare».
L’obiettivo è offrire agli ospiti un viaggio unico, ricco di gusto, emozioni, profumi sulle rive del Lago di Mergozzo, partendo ovviamente dalle creazioni culinarie dello chef che ha formato la sua esperienza di cuoco proprio intorno alle tecniche migliori per valorizzare una materia prima delicata come il pesce di acqua dolce. Ma questa è solo una parte: le storie dei pescatori, gli approfondimenti dei ricercatori e momenti a metà fra rappresentazione teatrale e performance, completeranno la cornice di queste magiche serate in chiave gastrotainment.
Il territorio e le sue materie prime sono una componente fondamentale per il dna del Piccolo Lago. «Qui al Piccolo Lago non si ha appena la sensazione di guardare il paesaggio - afferma lo chef - ma ci si sente dentro». Quella che ad oggi è considerata la più vasta area selvaggia d’Europa vede alternarsi laghi, montagne, boschi, vallate: un luogo magico se si tiene conto delle materie prime, dei sapori, della varietà e della bellezza del paesaggio. E poi c’è il Lago, con la L maiuscola, un habitat ancora più incredibile che ha portato lo chef a conoscere e apprezzare lucci, lavarelli, trote, anguilla.
Amore per il lago, studio e approfondimento necessari per acquisire la giusta conoscenza della materia prima. Non è un caso che per ogni pesce lo chef spesso racconti un’appassionata storia. Mai sentita quella dell’anguilla? Lo chef ne racconta vita, morte e miracoli, affascinato dalla loro bellezza e bontà. E allora quale miglior definizione per lui se non chef d’acqua dolce?
Per Marco Sacco scoprire il territorio è stato come partecipare a una caccia al tesoro, che negli anni l’ha portato a costruire un grande bagaglio, messo poi a disposizione di tutti. Il ristorante è diventato così un’accademia di saperi, un’officina di sperimentazioni, un hub dove sono cresciuti giovani talenti che oggi lavorano in tutto il mondo. La capacità di un professionista come Marco Sacco è stata quella di creare un legame stretto tra l’alta gastronomia, contaminata dalle sue esperienze all’estero, e i prodotti locali. Anni di ricerca e sperimentazioni che gli valgono a buon diritto anche il titolo di portavoce della Nuova cucina Ossolana, un movimento culinario che raccoglie memoria e sorpresa di questi luoghi.
I suoi piatti sono diventati storie da raccontare altrove. Non è un caso che i tajarin della sua Carbonara au koque siano oggetto di corso di formazione nelle sue consulenze in Asia. E che da Hong Kong a Ventiane, gourmet locali e internazionali si siano appassionati al suo Riso 3 C (Carnaroli, Cotechino, Chinotto) o più recentemente al suo Topinambur, trittico vegetale in versione cremosa, crispy e fritta, accompagnata da tartufo nero e grano saraceno.
Per informazioni: www.piccololago.it
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