venerdì 24 gennaio 2020

Bufera Oltrepò Pavese Si amplia il registro degli indagati?

Bufera 

Oltrepò Pavese
Si amplia 

il registro 

degli indagati?


Non c'è pace per l'Oltrepò Pavese

Proseguono le indagini a 2 giorni dall’esplosione del caso della Cantina Sociale di Canneto Pavese. Almeno altre quattro persone potrebbero finire sulla lista. Intanto il Buttafuoco scrive al Ministro Bellanova.

Aquarantott’ore dal nuovo scandalo del vino che ha scosso l’Oltrepò Pavese arrivano le reazioni del mondo vitivinicolo che affermano, quasi all’unisono, che «quello disegnato in questi giorni non è il territorio che vogliamo. L’Oltrepò è ben tutt’altra cosa». Nel frattempo l’inchiesta legata alla frode del vino alla Cantina Sociale di Canneto Pavese si allarga e ci sarebbero altre quattro persone iscritte nel registro degli indagati, altre se ne potrebbero aggiungere anche da fuori provincia.
Già cinque persone tra amministratori, mediatori ed enologi sono finiti agli arresti domiciliari e saranno già sentiti dal Gip di Pavia proprio in queste ore. La loro accusa è pesante, si tratta di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio. Altri due conferitori hanno l’obbligo di firma dai Carabinieri di Stradella. Toccate da questo scandalo sono state anche altre 28 aziende del nord Italia che acquistavano vino “manomesso”, secondo le carte degli inquirenti, dalla stessa Cantina di Canneto e che sono state e saranno messe al setaccio per verificare la congruenza tra le fatture emesse negli uffici oltrepadani con quelle dei clienti.

Questa la cronaca delle ultime ore. Intanto arrivano le chiare prese di posizioni da parte delle varie realtà scosse da quanto accaduto. A prendere, prima di tutto, le distanze dallo scandalo che ha coinvolto la Cantina Sociale di Canneto Pavese è il Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, attiva realtà che tra i suoi soci annoverava anche la stessa cantina inquisita.

Le cantine chiedono chiarezza e condannano l'episodio (Bufera Oltrepò Pavese Si amplia il registro degli indagati?)
Le cantine chiedono chiarezza e condannano l'episodio
«I gravissimi fatti di mercoledì - spiegano i vertici in un comunicato - hanno scosso profondamente il nostro territorio e arrecano un danno a tutto il comparto. Il Distretto del vino di qualità dell’Oltrepò Pavese è, dalla sua creazione nel 2012, una rete di aziende vitivinicole che fa sistema adottando strategie comuni. Ci siamo sempre battuti per valorizzare il lavoro onesto dei produttori di filiera ed è con grande rammarico che apprendiamo che la Cantina Sociale di Canneto Pavese, nostra associata ed il cui presidente è membro del cda, sia coinvolta in questa grave vicenda. Egli è di fatto sospeso dal suo incarico e privo di deleghe operative. Ringraziamo le forze dell’ordine e le autorità di controllo che con il loro operato contribuiscono a sradicare comportamenti fraudolenti che purtroppo persistono e arrecano un danno immane al nostro settore. Il nostro pensiero va a tutti i produttori onesti che con i loro sforzi quotidiani valorizzano ogni giorno il nostro territorio. Auspichiamo che nel più breve tempo venga fatta chiarezza e che il territorio ritrovi l’unità e la forza per superare questo ulteriore difficile momento».

Nella vicenda è anche coinvolto Aldo Venco, enologo della cantina di Canneto e vicepresidente di Assoenologi Lombardia e Liguria. La direzione prende le distanze dal suo esponente, considerato uomo di punta dell’associazione: «La notizia ci ha lasciati sgomenti. Noi enologi, che ogni giorno ricerchiamo un’elevazione della qualità dell’alimento vino, non comprendiamo come ancor’oggi possano verificarsi situazioni di questo tipo. Il nostro plauso va alle autorità di controllo che ogni giorno lavorano per mantenere alto il valore e l’immagine dei vini italiani del mondo. Da parte nostra, qualora dovessero essere accertate responsabilità in capo a colleghi enologi, non tarderemo ad assumere tutti i provvedimenti del caso atti a salvaguardare l’immagine della categoria, rappresentata da tecnici qualificati ed onesti».

Netta anche la presa di posizione dei vertici di Confagricoltura Pavia. «Bisogna porre l’attenzione - spiega il presidente Giuseppe Cavagna di Gualdana - sulla responsabilità di molti nel non voler cambiare un sistema incancrenito, continuando a non dare voce a chi invece può alzare la bandiera del territorio con un’immagine positiva».

Gli fa eco Ottavia Giorgi di Vistarino, produttrice e presidente della Sezione Vitivinicola di Confagricoltura: «Il territorio è stato colpito duramente dall’ennesima notizia negativa. Si tratta di un fatto increscioso che non fa altro che confermare una situazione di malaffare che perdura da troppo tempo. Le istituzioni tutte non possono farsi cogliere di sorpresa considerati i prezzi bassi riconosciuti sul vino negli ultimi anni. Questo territorio ha bisogno di giustizia e valorizzazione che, solo se perseguite contestualmente, potranno restituire dignità e orgoglio».

Andrea Giorgi (Bufera Oltrepò Pavese Si amplia il registro degli indagati?)
Andrea Giorgi
Soltanto nel 2014 un analogo scandalo fotocopia aveva colpito la grande cantina cooperativistica Terre d’Oltrepò. Oggi quella situazione è ormai alle spalle come conferma il presidente Andrea Giorgi. «L’attuale management, completamente estraneo ai fatti saliti all’onor della cronaca qualche anno fa, si è rimboccato le maniche e, senza mai rinnegare quanto è accaduto, ha guardato avanti con nuove prospettive commerciali per la cantina, con progetti rivolti al miglioramento della qualità e della redditività per i soci - spiega il numero uno della cantina mettendo in evidenza che da una situazione difficile, se si vuole, si può uscire - A tal punto che dal 2017, anno del nostro insediamento, ad oggi di passi in avanti ce ne sono stati parecchi a cominciare dall’acquisizione e poi dal rilancio della storica cantina La Versa. Dal riposizionamento sul mercato nazionale dei nostri prodotti, affidati a gruppi di primo livello. Per non parlare del progetto qualità che stiamo condividendo con l’enologo Riccardo Cotarella. Anche una grande cantina cooperativistica come la nostra, capace di aggregare un tessuto imprenditoriale di oltre seicento soci, può e deve fare qualità. Noi ci stiamo provando con risultati positivi. Mi dispiace sentire in queste ore che le cantine sociali sono il male assoluto di questo territorio. Mi permetto di dire che, giustamente, se qualcuno ha sbagliato e se qualcuno sbaglierà sarà la magistratura a decretarlo. Però puntare il dito contro tutto e tutti ferisce l’orgoglio di chi ci mette impegno per sviluppare progetti sani e puliti. Sono convinto che quanto successo in queste ore debba, prima di tutto, far riflettere e successivamente dare l’impulso per cambiare rotta al nostro territorio e al mercato del vino».

Nel frattempo, dalle carte, si evince che la frode riguarda alcune tipologie di vino particolarmente apprezzate come il Buttafuoco. Un prodotto in netta ascesa, soprattutto quello legato al marchio storico, valorizzato da un Club di produttori che sta operando con indirizzi mirati non solo a promuovere il vino ma anche un intero territorio. Proprio per questo, nella mattinata di oggi, i soci si sono riuniti nella sede di Canneto Pavese per prendere una decisione forte contro quanto accaduto e, in particolare, per tutelare la loro denominazione. Hanno preso carta e penna e hanno scritto al ministro all’Agricoltura Teresa Bellanova una lettera in cui chiedono apertamente «una riforma della certificazione del vino iniziando magari in maniera sperimentale dalla Doc Buttafuoco».

Il club del Buttafuoco (Bufera Oltrepò Pavese Si amplia il registro degli indagati?)
Il club del Buttafuoco
Nella lettera tutti i soci chiedono a gran voce che questa certificazione deve partire “dalla Vigna con l’obbligo di registrazione della stessa a Buttafuoco Doc, eliminando quindi la scelta vendemmiale, per finire con la certificazione del prodotto solo in bottiglia con contestuale obbligo di analisi dei Radioisotopi, questo potrebbe essere la partenza di un nuovo modo di lavorare e siamo speranzosi che vogliate appoggiare un’importante riforma come questa”.

“Come abbiamo già più volte segnalato ai tavoli regionali di lavoro e come i fatti ci stanno dimostrando - si legge nella lettera inviata anche all’assessore regionale all’agricoltura della Lombardia, Fabio Rolfi - il Buttafuoco Doc potrebbe essere il modello futuro per lo sviluppo del territorio Oltrepadano essendo tra l’altro, in base ai dati in nostro possesso il vino a Doc prodotto in Oltrepò Pavese con il prezzo medio a scaffale più alto. La Doc Buttafuoco oggi non ha un Consorzio di Tutela riconosciuto dal Mipaaf e di conseguenza l’ente certificatore incaricato da Regione Lombardia, Valoritalia, segue le disposizioni imposte dal tavolo tecnico che viene convocato al bisogna nella sede Regionale. Il nostro Consorzio sono oltre 20 anni che lavora con impegno, dedizione ed onestà e non vorremmo che ora che la meta è vicina, persone con pochi scrupoli distruggano qualcosa di buono; per questo motivo siamo a chie-dere una riforma della certificazione del vino iniziando magari in maniera sperimentale dalla Doc Buttafuoco”.

Il caso di Canneto Pavese è arrivato anche in Europa. L’Europarlamentare pavese della Lega, Angelo Ciocca spiega: «Chiedo apertamente che l’Europa ponga maggiore attenzione alla contraffazione, in particolare per quella che riguarda il nostro Made in Italy. Ho chiesto chiarimenti alla presidenza croata chiedendo cosa mettono sul piatto per arginare questo drammatico fenomeno».
di Stefano Calvi
Stefano Calvi
© Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento