Verticale di Masseto
2015 superstar,
ma sorprende
il 1997
degustazione proseguita a Punta Trieste |
L’apice della Wine Cup, l’evento dedicato principalmente al vino organizzato dallo Sport Hotel Panorama, è stata la degustazione verticale di Masseto tenuta da Sergio Di Loreto, responsabile commerciale alta gamma di Frescobaldi.
C’era grande attesa per l’assaggio e la location scelta - la “depandance” del Rifugio Piz Arlara a 2.040 metri di quota - ha aumentato ulteriormente l’acquolina in bocca. Affascinante l’idea di organizzare il tutto nel tardo pomeriggio, quando il cielo si riempie di stelle e delle Dolomiti restano solo i profili, quando le piste si svuotano, gli impianti si fermano e l’unico modo per salire in quota è utilizzare il gatto delle nevi.
Di Loreto sceglie di far partire la degustazione dal vino più giovane. Una vera e proprio superstar in grado di mettere d’accordo tutta la critica internazionale la quale è arrivata ad assegnargli 100/100 nelle varie guide. Un vino la cui eleganza si intravede subito da come si muove nel bicchiere. Un vino sontuoso, di spessore, corposo capace di trovare il perfetto equilibrio tra “acquoso” e “oleoso”. Evidenti al palato le note di cioccolato fondente insieme a mirtillo. Tannini setosi con un finale fresco e lunghissimo, dove emergono note di pepe nero. Un vino capace di accarezzare il palato.
Tre anni indietro, al 2007 nato dopo un’annata stupenda caratterizzata da una primavera calda e un giugno piovoso. Da subito si può apprezzare un boquet floreale vasto che divampa dal calice. Rilevanti anche le note fruttate e quelle speziate tra cardamomo, anice stellato, rabarbaro, eucalipto, rosmarino (aspetto insolito). Compare anche un inizio di liquirizia che troveremo più intenso nelle prossime annate. Vino sicuramente affascinante che però risente di una minor setosità al palato.
Del 2004 si ricorda innanzitutto la vendemmia assai generosa che ha rimediato alla scarsità della raccolta dell’annata precedente minata da una forte siccità. Un vino lineare, come lineare fu quell’annata climatica. Non sembra concedere picchi o eccessi, risalta il suo essere molto balsamico, aspetto che copre le note fruttate e quelle che ricordano sempre il cioccolato. Avanza forte la liquirizia.
Si arriva al 1999 è si scava nel sottobosco venendo pervasi da sentori di funghi, legno cedro. È un vino “duro” dalla trama tannica spigolosa, a tratti monumentale e per questo meno elegante. Finale vagamente rude per via di una vigna che era giovane. L’abboccamento è la parte migliore, ma non “esplode”. Un vino chiuso come un riccio in difesa.
Infine il 1997, la rivelazione di questa verticale a giudizio di tutti i partecipanti. Annata positiva fino alla gelata di Pasqua che ha “ucciso” le gemme. Clima che però ha concesso una seconda chance e il bilancio alla fine è stato molto positivo. Mirtillo, mora di rovo, ribes, lampone intenso, cru di cioccolato: queste le note più esaltanti. Un vino fine, equilibrato, elegante, che rimanda al tabacco fino al sigaro cubano. Migliore in campo di serata.
Le 6 bottiglie degustate
Sei le bottiglie portate per l’appuntamento: 1997-1999-2004-2007-2010- 2015. Masseto non ha certo bisogno di grandi presentazioni: si tratta di bottiglie che hanno valori di mercato tra i più alti a livello internazionale per via di una cura del vigneto maniacale. Un vigneto che sorge a Bolgheri, sulla costa livornese, su 7,5 ettari di terreno suddiviso in superiore, centrale e junior. A fare la differenza e a rendere unico al mondo Masseto è la costante e misurata esposizione alla luce del sole “mediterraneo”, l’affaccio sul mare che dista poche centinaia di metri e la presenza dell’argilla azzurra che rappresenta probabilmente la maggior prerogativa del vigneto.Di Loreto sceglie di far partire la degustazione dal vino più giovane. Una vera e proprio superstar in grado di mettere d’accordo tutta la critica internazionale la quale è arrivata ad assegnargli 100/100 nelle varie guide. Un vino la cui eleganza si intravede subito da come si muove nel bicchiere. Un vino sontuoso, di spessore, corposo capace di trovare il perfetto equilibrio tra “acquoso” e “oleoso”. Evidenti al palato le note di cioccolato fondente insieme a mirtillo. Tannini setosi con un finale fresco e lunghissimo, dove emergono note di pepe nero. Un vino capace di accarezzare il palato.
La degustazione è proseguita poi a Punta Trieste
Il 2010 (nato dopo una vendemmia molto lunga) che arriva subito dopo ha la sfortuna di venire dopo un assaggio di altissima qualità, ma sa comunque contraddistinguersi. Emergono subito i 5 anni in più di invecchiamento che gli conferiscono corposità ed eleganza e dai quali emergono note marcate di lampone.Tre anni indietro, al 2007 nato dopo un’annata stupenda caratterizzata da una primavera calda e un giugno piovoso. Da subito si può apprezzare un boquet floreale vasto che divampa dal calice. Rilevanti anche le note fruttate e quelle speziate tra cardamomo, anice stellato, rabarbaro, eucalipto, rosmarino (aspetto insolito). Compare anche un inizio di liquirizia che troveremo più intenso nelle prossime annate. Vino sicuramente affascinante che però risente di una minor setosità al palato.
Del 2004 si ricorda innanzitutto la vendemmia assai generosa che ha rimediato alla scarsità della raccolta dell’annata precedente minata da una forte siccità. Un vino lineare, come lineare fu quell’annata climatica. Non sembra concedere picchi o eccessi, risalta il suo essere molto balsamico, aspetto che copre le note fruttate e quelle che ricordano sempre il cioccolato. Avanza forte la liquirizia.
Si arriva al 1999 è si scava nel sottobosco venendo pervasi da sentori di funghi, legno cedro. È un vino “duro” dalla trama tannica spigolosa, a tratti monumentale e per questo meno elegante. Finale vagamente rude per via di una vigna che era giovane. L’abboccamento è la parte migliore, ma non “esplode”. Un vino chiuso come un riccio in difesa.
Infine il 1997, la rivelazione di questa verticale a giudizio di tutti i partecipanti. Annata positiva fino alla gelata di Pasqua che ha “ucciso” le gemme. Clima che però ha concesso una seconda chance e il bilancio alla fine è stato molto positivo. Mirtillo, mora di rovo, ribes, lampone intenso, cru di cioccolato: queste le note più esaltanti. Un vino fine, equilibrato, elegante, che rimanda al tabacco fino al sigaro cubano. Migliore in campo di serata.
di Federico Biffignandi
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