Due giorni alla Brexit
La Cia: «Subito
accordi con l'Uk»
Venerdì il Regno Unito uscirà formalmente dall'Unione europea, al momento però manca ancora un'intesa sul libero scambio delle merci. La situazione preoccupa il settore dell'agoralimentare italiano. Per questo la Confederazione degli agricoltori ha avviato una collaborazione con la Kpmg per supportare le imprese italiane.
«L’Europa acceleri sull’accordo di libero scambio con il Regno Unito e sia protagonista, da subito, di un rapido e dettagliato negoziato commerciale con Londra». A tre giorni dalla Brexit, la Cia-Agricoltori Italiani lancia l’allarme: «Sebbene servano tempi da record, obbligati dalla scadenza del periodo transitorio, fissata al 31 dicembre 2020, a meno di proroghe entro luglio, è necessario che l’Ue faccia quanto in suo potere per agevolare il dialogo ed evitare una “hard brexit” con il ritorno delle frontiere e, quindi, dei dazi e dei controlli sulle merci alle dogane».
Per questo la Cia-Agricoltori Italiani lancia ha organizzato un convegno a Milano sul tema “La Brexit e i nuovi scenari dell’export dei prodotti agroalimentari del Made in Italy”. L’evento dà il via a una collaborazione tra Cia e KPMG, leader globale dei servizi professionali alle imprese, con l’obiettivo di supportare le aziende nelle strategie di contenimento dei rischi da Brexit.
«Il futuro delle relazioni bilaterali tra le due sponde della Manica - spiega la Cia in una nota - ci richiede, già nel medio termine, la massima attenzione a sostegno delle imprese agroalimentari italiane che esportano in UK. Fatturano 3,4 miliardi sui 24 totali, ovvero il 14% dell’export complessivo dall’Italia verso Londra. Si tratta, quindi, di un negoziato fondamentale per tutte le 40 mila aziende nazionali che vendono Oltremanica».
Il Regno Unito è il quarto mercato di sbocco per l’export di cibo e bevande tricolore, in aumento del 2% nel solo 2019 (ultimi dati gennaio-ottobre), forte anche del primato delle Igp (30%). Il vino con oltre 830 milioni di euro, resta il prodotto più venduto, ma crescono anche il settore lattiero-caseario (+8%) e l’ortofrutta trasformata (+5%).
«Con KPMG - continua la Cia - siamo certi di fornire alle aziende l’aiuto necessario ad affrontare i risvolti economici comunque inevitabili, attraverso quelle competenze specialistiche fondamentali per mantenere competitività sul mercato nazionale e internazionale. A delinearsi del resto, è un processo né breve né agevole. Per l’accordo Ue-Canada, ad esempio, ci sono voluti sette anni di trattative».
Il 31 gennaio scatta la Brexit, timori per l'agroalimentare
Per questo la Cia-Agricoltori Italiani lancia ha organizzato un convegno a Milano sul tema “La Brexit e i nuovi scenari dell’export dei prodotti agroalimentari del Made in Italy”. L’evento dà il via a una collaborazione tra Cia e KPMG, leader globale dei servizi professionali alle imprese, con l’obiettivo di supportare le aziende nelle strategie di contenimento dei rischi da Brexit.
«Il futuro delle relazioni bilaterali tra le due sponde della Manica - spiega la Cia in una nota - ci richiede, già nel medio termine, la massima attenzione a sostegno delle imprese agroalimentari italiane che esportano in UK. Fatturano 3,4 miliardi sui 24 totali, ovvero il 14% dell’export complessivo dall’Italia verso Londra. Si tratta, quindi, di un negoziato fondamentale per tutte le 40 mila aziende nazionali che vendono Oltremanica».
Il Regno Unito è il quarto mercato di sbocco per l’export di cibo e bevande tricolore, in aumento del 2% nel solo 2019 (ultimi dati gennaio-ottobre), forte anche del primato delle Igp (30%). Il vino con oltre 830 milioni di euro, resta il prodotto più venduto, ma crescono anche il settore lattiero-caseario (+8%) e l’ortofrutta trasformata (+5%).
«Con KPMG - continua la Cia - siamo certi di fornire alle aziende l’aiuto necessario ad affrontare i risvolti economici comunque inevitabili, attraverso quelle competenze specialistiche fondamentali per mantenere competitività sul mercato nazionale e internazionale. A delinearsi del resto, è un processo né breve né agevole. Per l’accordo Ue-Canada, ad esempio, ci sono voluti sette anni di trattative».
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