Economia
e relazioni sociali
compromesse
dal coronavirus
Una patologia che nel prossimo futuro potrebbe sì dare un duro colpo alla nostra economia, ma che rischia anche, nel frattempo, di portare alcuni italiani a classificare i cinesi, in generale, addirittura come untori
Il coronavirus che sta preoccupando il mondo è una realtà che per settimane, o forse mesi, sarà sotto l’attenzione di tutti. Non abbiamo titoli per parlare dello stato di pericolosità o meno di questa epidemia, né delle possibilità di contagio. Come tutti non possiamo non essere allarmati dalla quarantena imposta ad una regione della Cina che potrebbe contenere quasi tutti gli italiani. Uno scenario quasi da fantascienza per il quale ci rimettiamo però agli esperti. Possiamo solo tentare di fare qualche valutazione sulle più immediate conseguenze di questa situazione che rischia di aggravare i già difficili equilibri economici nel mondo.
Un dato per tutti. Ci sono importatori italiani che sapendo che le merci cinesi possono impiegare anche settimane o mesi per arrivare da noi, si chiedono ora se magari al momento dello sdoganamento potrebbero essere bloccate, causando la perdita del bene. Molti potrebbero rinviare gli ordini, e questo, a cascata, porterebbe ad una crisi internazionale. E tutto perché c’è la remota possibilità che un virus di cui al momento si sa poco potrebbe anche sopravvivere fuori da organismi viventi, almeno per qualche periodo.
Una remota possibilità, che potrebbe diventare invece concreta quando a viaggiare sono le persone. Tanto che non a caso il governo di Pechino ha bloccato i movimenti interni e all’estero, nonostante i milioni di viaggi già programmati per il Capodanno cinese. Meno cinesi escono dai confini nazionali, più facilmente si potrebbe contenere e controllare in fretta il contagio. Speriamo. Con però tutte le conseguenze del caso, a partire dagli effetti negativi a cascata per chi si occupa ad esempio di ospitalità d’affari o di turismo. Da qui la preoccupazione espressa da Confindustria Alberghi che già segnala cancellazioni di prenotazioni da migliaia di cinesi che a causa dall’epidemia del coronavirus sono costretti a casa.
Solo la settimana scorsa delegazioni italiane e cinesi di operatori del settore e istituzioni si erano incontrate a Roma per annunciare grandi aspettative per il 2020 quale anno della cultura e del turismo. In quell’occasione era stato annunciato un fitto calendario di iniziative, manifestazioni e attività di promozione volte a stimolare e potenziare lo scambio turistico tra i due Paesi.
E in questo senso va osservato che per l’Italia il mercato cinese è tra i più importanti per dimensione e capacità di spesa, mentre la paura legata alla propagazione del virus rischia di generare una serie di ripercussioni economiche su tutto l’indotto.
Il Belpaese è tra le mete preferite dai turisti del Dragone, tanto che l’anno scorso le presenze erano aumentate del 16% e in tutta Italia dalla Cina avevamo prenotazioni almeno fino a Carnevale, mentre le previsioni su base annua erano di aumenti, a seconda delle zone, fra il 20 e il 50%.
Ora tutto questo rischia di saltare nel breve periodo. Ma c’è forse un pericolo ancora più grave che traspare in qualche assurda preoccupazione della gente. Sarà per il clima un po’ troppo teso e sospettoso creatosi in Italia nei confronti dei “diversi”, ma fa impressione la telefonata ad una radio di una mamma che si dice preoccupata perché la figlia aveva per compagna di banco una bambina italiana di origini cinesi. Se dovesse passare un clima da caccia agli untori, oltre a giocarci la dignità e la civiltà metteremmo in discussione il futuro dei rapporti con un grande Paese che ci mette al primo posto come destinazione estera. Non dimentichiamolo. Il coronavirus prima o poi verrà sconfitto, ma la Cina resterà.
Non dimentichiamolo: il coronavirus prima o poi verrà sconfitto, ma la Cina resterà
Un dato per tutti. Ci sono importatori italiani che sapendo che le merci cinesi possono impiegare anche settimane o mesi per arrivare da noi, si chiedono ora se magari al momento dello sdoganamento potrebbero essere bloccate, causando la perdita del bene. Molti potrebbero rinviare gli ordini, e questo, a cascata, porterebbe ad una crisi internazionale. E tutto perché c’è la remota possibilità che un virus di cui al momento si sa poco potrebbe anche sopravvivere fuori da organismi viventi, almeno per qualche periodo.
Una remota possibilità, che potrebbe diventare invece concreta quando a viaggiare sono le persone. Tanto che non a caso il governo di Pechino ha bloccato i movimenti interni e all’estero, nonostante i milioni di viaggi già programmati per il Capodanno cinese. Meno cinesi escono dai confini nazionali, più facilmente si potrebbe contenere e controllare in fretta il contagio. Speriamo. Con però tutte le conseguenze del caso, a partire dagli effetti negativi a cascata per chi si occupa ad esempio di ospitalità d’affari o di turismo. Da qui la preoccupazione espressa da Confindustria Alberghi che già segnala cancellazioni di prenotazioni da migliaia di cinesi che a causa dall’epidemia del coronavirus sono costretti a casa.
Solo la settimana scorsa delegazioni italiane e cinesi di operatori del settore e istituzioni si erano incontrate a Roma per annunciare grandi aspettative per il 2020 quale anno della cultura e del turismo. In quell’occasione era stato annunciato un fitto calendario di iniziative, manifestazioni e attività di promozione volte a stimolare e potenziare lo scambio turistico tra i due Paesi.
E in questo senso va osservato che per l’Italia il mercato cinese è tra i più importanti per dimensione e capacità di spesa, mentre la paura legata alla propagazione del virus rischia di generare una serie di ripercussioni economiche su tutto l’indotto.
Il Belpaese è tra le mete preferite dai turisti del Dragone, tanto che l’anno scorso le presenze erano aumentate del 16% e in tutta Italia dalla Cina avevamo prenotazioni almeno fino a Carnevale, mentre le previsioni su base annua erano di aumenti, a seconda delle zone, fra il 20 e il 50%.
Ora tutto questo rischia di saltare nel breve periodo. Ma c’è forse un pericolo ancora più grave che traspare in qualche assurda preoccupazione della gente. Sarà per il clima un po’ troppo teso e sospettoso creatosi in Italia nei confronti dei “diversi”, ma fa impressione la telefonata ad una radio di una mamma che si dice preoccupata perché la figlia aveva per compagna di banco una bambina italiana di origini cinesi. Se dovesse passare un clima da caccia agli untori, oltre a giocarci la dignità e la civiltà metteremmo in discussione il futuro dei rapporti con un grande Paese che ci mette al primo posto come destinazione estera. Non dimentichiamolo. Il coronavirus prima o poi verrà sconfitto, ma la Cina resterà.
di Alberto Lupini
direttore
direttore
© Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento