lunedì 12 luglio 2021

Pronti per un autentico viaggio slow tra alpeggi, borghi, castelli e polenta?

 

Pronti per un autentico viaggio slow tra alpeggi, borghi, castelli 

e polenta?


Benvenuti in Trentino, in un angolo di paradiso tra ghiacciai perenni, montagne maestose, ruscelli e cascate. Un tuffo nostalgico nel passato, in un mondo che alla frenesia privilegia la tranquillità. Un viaggio che parte dalle eccellenze, prime fra tutte la polenta di Storo, e passa per il vino ritrovato e per le attività
per tutta la famiglia




di Giuseppe Casagrande




Uangolo di paradiso tra ghiacciai perenni, montagne maestose, ruscelli e cascate che rompono il silenzio dei boschi. Un tuffo nostalgico nel passato, in un mondo che alla frenesia privilegia la tranquillità, il relax, le bellezze della natura per una vacanza "slow" che regala emozioni autentiche passeggiando nei prati, visitando gli alpeggi, le malghe, gli antichi borghi e i numerosi castelli disseminati un po' dovunque. Benvenuti nella Valle del Chiese, il fiume che nasce nel cuore dell'Adamello, dalla Vedretta di Fumo, e scorre placido tra rododendri, pini cembri, larici monumentali alimentando i laghi artificiali di Malga Bissina e Malga Boazzo prima di gettarsi nelle acque cristalline del lago d'Idro nei pressi di Baitoni per uscire ed entrare poi in Lombardia. Benvenuti in Trentino, versante meridionale per chi proviene dalla pianura padana, porta d'ingresso del Parco Naturale Adamello Brenta, dove gli insediamenti umani vantano una storia millenaria come testimonia l'elmo di bronzo di epoca etrusca ritrovato in zona e oggi conservato a Brescia nel Museo di Santa Giulia.

 

Sua maestà la polenta di Storo, una storia antica

Il pretesto per parlare della valle del Chiese ci è suggerito da uno dei prodotti simbolo della valle: la polenta di Storo che, dopo aver sfamato intere generazioni, da qualche anno è diventata fattore trainante per rilancio dell'economia del territorio.


È proprio a Storo, infatti, che cento anni fa, grazie alla tenacia di alcuni agricoltori della zona, sorse il primo rudimentale mulino che consentì ai contadini di macinare le pannocchie di granturco (mais) e gli altri cereali coltivati (il frumento, il grano saraceno, la segale) nonché le castagne e i fagioli secchi. Nel 1950 la Famiglia Cooperativa acquistò un nuovo mulino a cilindri, ma la vera svolta avvenne nel 1991 con la nascita di Agri Novanta per merito dell'attuale lungimirante e vulcanico presidente Vigilio Giovanelli che lanciò la farina gialla di Storo nel firmamento dell'alta ristorazione.

Oggi, nella nuova sede alla Ca' Rossa e in attesa di un nuovo ampliamento, il Consorzio di produttori della valle è presente sul mercato nazionale non solo con la farina da polenta (l'oro rosso di Storo, rosso per il colore dei chicchi delle pannocchie), ma anche con la farina bianca di frumento (l'oro bianco), la farina di grano saraceno (l'oro nero) e le gallette di granturco (senza glutine) da sgranocchiare come snack.

Le "Polentiadi", sfida tra i "polenter" della valle

A Sua Maestà la polenta di Storo Agri Novanta e il Consorzio Turistico Valle del Chiese ogni anno, ad ottobre (l'edizione 2021 andrà in scena il 2 e 3 ottobre prossimi), dedicano una singolare manifestazione gastronomica: le "Polentiadi"una sorta di Olimpiadi della polenta, un festival che attira nella località trentina migliaia di buongustai (festival ideato nel Duemila in Istria, a Parenzo, dallo scrittore ed enogastronomo croato Drago Orlic e poi rilanciato dalla Pro Loco di Storo).


Vi partecipano i "polentér" della Valle del Chiese che si sfidano in singolare tenzone a suon di polente. Ne citiamo alcune: la "carbonera"(con la Spressa, formaggio tenero, il Trentingrana e le salamelle sbriciolate nell'impasto), la "macafana" (con formaggio, burro e cicoria), la polenta "cucia" (con formaggi di diverse stagionature e burro di malga), la polenta di patate (mescolata con il mais nostrano e insaporita con un soffritto di burro aromatizzato alla cipolla), la "boscaiola" (con formaggi, funghi porcini e speck), la polenta "concia" (con formaggi e ricotta, fresca e affumicata).

Un bellissimo volume sull'Oro rosso di Storo

La storia della polenta di Storo è raccontata in un bellissimo volume dal titolo emblematico "L'Oro di Storo". Fu un agricoltore di Vicenza, Antonio Fioretti, alla fine dell'Ottocento, a scoprire questa varietà di farina gialla dopo aver incrociato il vecchio granturco locale e il Pignoletto di Caldogno.

I risultati della sperimentazione furono entusiasmanti e in pochi anni il nuovo ibrido dimostrò delle qualità decisamente superiori al prodotto tradizionale. Nacque così il Maranello (dal nome del paese natale di Fioretti: Marano Vicentino), un mais dal colore rosso corallo e dalla granella lucida come il vetro. Una varietà che trovò terreno fertile e l'habitat ideale nella Valle del Chiese diventando il "Nostrano di Storo".

Il volume, oltre alle ricette classiche, propone i piatti di alcuni chef stellati (Alfio Ghezzi e Alessandro Gilmozzi) e di molti personaggi del mondo dello spettacolo, della televisione e del giornalismo. Alcuni nomi: Mara Venier, Raffaella Carrà, Aba Cercato, Maria Teresa Ruta, Albano Carrisi, Massimo Giletti, Sveva Casati Modignani, Anna Pesenti Buonassisi, Gianni Brera, Bruno Gambacorta, Gian Paolo Galloni (già responsabile della guida Michelin), Bruno Pizzul.

di Giuseppe Casagrande

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