La Commissione Ue torna all'attacco del vino. L'organo comunitario sta infatti preparando nuove misure per il settore del vino che potrebbero influire sulla tassazione, la pubblicità e le vendite transfrontaliere. A destare preoccupazione è il documento recentemente pubblicato che include proposte simili a quelle già bocciate dal Parlamento europeo nel 2021.
Vino, il piano Beca della Commissione Ue
Il piano Beca (Beating Cancer) ha suscitato nuovamente preoccupazione nel settore vitivinicolo. Tre anni fa, il piano aveva avanzato limitazioni sul commercio di bevande alcoliche, inclusi il vino, e proposte di etichettature allarmistiche che avevano sollevato forti opposizioni. Nonostante alcune linee più estreme siano state bocciate, il nuovo documento presenta misure più rigide.
Tra le misure più preoccupanti del nuovo piano, la Commissione propone l'introduzione di una maggiore tassazione per il vino, la limitazione delle vendite transfrontaliere e l'introduzione di avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche. Inoltre, è prevista una regolamentazione più severa della pubblicità di alcolici, una mossa che potrebbe colpire anche la visibilità dei prodotti vitivinicoli. Nel documento di revisione, la Commissione Ue afferma che oltre il 90% delle azioni del piano Beca è già stato avviato. Una delle proposte più significative riguarda la revisione della direttiva sulle aliquote fiscali sugli alcolici, in cui la Commissione intende modificare la quota minima di accisa per il vino, un principio che oggi prevede una quota pari a zero per il vino e le bevande fermentate.
Uiv: «Bloccare il documento della Commissione Ue»
Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), ha espresso preoccupazione per la direzione presa dalla Commissione Ue: «Cambia la squadra, ma purtroppo il leit motiv della Commissione Europea rimane lo stesso. Speravamo che la nuova Commissione incentrasse il suo lavoro su misure volte a rafforzare la competitività delle imprese, non a inasprire la tassazione e a creare nuove distorsioni nel mercato unico».
«La sensazione - ha aggiunto - è che nell'Ue la mano destra non sappia cosa faccia quella sinistra: è il caso degli health warning, riproposto nel documento quando lo stesso Commissario alla Salute Varhelyi, in audizione in Parlamento Europeo, aveva detto che non era una priorità per la nuova Commissione. Ci appelliamo agli Stati membri e in particolare agli Europarlamentari italiani per bloccare in sede di Consiglio e del Parlamento Ue un documento redatto senza alcuna consultazione pubblica con gli stakeholder. Sarebbe un esordio shock della nuova legislatura per un settore che vale per il Vecchio Continente oltre 100 miliardi di euro e milioni di posti di lavoro». Iat
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