LA PAROLA DELL'ANNO?
CERTAMENTE EMOTICON
Lo ha deciso il
prestigioso Oxford Dictionary britannico
La parola
dell’anno è... una emoticon.
Se non è una
rivoluzione poco ci manca: l’istituzione linguistica britannica Oxford
Dictionary, che
monitora costantemente le evoluzioni della lingua inglese e ogni
anno stila la
classifica delle nuove parole più usate, ha addirittura incoronato
“parola
dell’anno” una non-parola, ovvero un’emoticon. La faccina gialla in
questione è
“Face with tears of Joy”, ovvero quella che ride fino alle lacrime, che
a quanto pare
usiamo più di tutte le altre emoticon sui social e su Whatsapp,
anziché perdere
tempo a scrivere il caro vecchio “LOL” o addirittura il prolisso
“oddio che
ridere”.
Si tratta della
prima volta che la classifica finale include una non-parola, ma gli
esperti di
Oxford Dictionaries hanno motivato la scelta sostenendo che il simbolo
rappresenta un
aspetto centrale della vita digitale di un individuo, che deve essere
basata su
contenuti visivi, emotivamente espressivi e ossessivamente immediata”.
La faccina che
piange dal ridere è la più utilizzata a livello globale e rappresenta il
20% di tutte le
emoji inviate dai britannici e il 17% di quelle digitate dagli
statunitensi,
con una crescita sul 2014 del 4% e 9% rispettivamente. A dimostrare
la diffusione
sempre maggiore delle “faccine” c’è anche Twitter. Stando ad alcune
indiscrezioni,
il microblog sta testando la possibilità di far esprimere
apprezzamento
per un tweet non più solo assegnando un cuoricino, simbolo che
di recente ha
sostituito la stella, ma potendo scegliere tra diverse faccine, da
quella divertita
a quella stupita e contrariata.
L’anno scorso la
parola dell’anno è stata “Vape” che indica il nuovo hobby di
fumare il vapore
acqueo prodotto dalle nuove sigarette elettroniche. Nel 2013 è
stato “selfie”,
ossessione sempre legata al mondo digitale e ai sociale e ancora
non tramontata,
parola che fu insignita di un simile riconoscimento anche
dall’italianissimo
Zingarelli.
“È chiaro che la
scrittura con l’alfabeto tradizionale fa ormai fatica a star dietro alla
comunicazione
velocissima e prevalentemente visiva del 21esimo secolo - ha
detto Casper
Grathwohl, Presidente di Oxford Dictionary - quindi nessuna
sorpresa se
un’emoticon è arrivata a colmare quel vuoto, così flessibile,
immediata e
anche esteticamente bella”.
Tra le altre
parole in lista, oltre a quelle legate alla vita digitale come “ad block” e
“dark web”, c’è
anche “refugee”, rifugiato, parola che probabilmente gli inglesi non
erano abituati a
sentire pronunciare così spesso come nell’emergenza degli ultimi
mesi. Sul
versante politico c’è anche la new entry “Brexit” che indica la potenziale
uscita della Gran
Bretagna dall’Unione europea.
E pensare che
solo 10 anni fa, nel 2005, la parola dell’anno era il buon vecchio
“Sudoku”.
Nerea Bulva
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