ExtraLucca, vetrina
dell’olio di qualità
chiude con oltre
3mila presenze
Un’edizione che ha registrato numeri importanti quella di ExtraLucca
, la rassegna dedicata all’olio extravergine di alta qualità; Palazzo Ducale ha accolto oltre 3mila persone e ospiti di livello internazionale
, la rassegna dedicata all’olio extravergine di alta qualità; Palazzo Ducale ha accolto oltre 3mila persone e ospiti di livello internazionale
Grande soddisfazione per gli organizzatori di ExtraLucca, giunta alla quarta edizione. Il creatore della manifestazione, Fausto Borella (nell'ultima foto in basso), presidente dell’Accademia Maestrod’olio, elenca soddisfatto i numeri di un’edizione che ha visto come prima grande novità il cambio di location, traslocando nei mille mq dello splendido Palazzo Ducale, nel cuore di Lucca. Oltre 3mila persone hanno affollato le sale di Palazzo Ducale, in un’edizione che ha fatto capire a Fausto Borella e al suo staff, che la strada intrapresa per far conoscere al grande pubblico l’olio di qualità è quella giusta.
Il format di quest’anno ha visto dimorare 50 aziende di olio extravergine di altissima qualità provenienti da 14 regioni italiane. All’interno della Loggia Ammannati, 15 artigiani del gusto hanno creato piatti e fatto degustare i loro prodotti a base di extra vergine. Tra i più richiesti, i gelati all’olio della Cremeria Opera, i formaggi affinati di De Magi massaggiati con la monocultivar di Peranzana della Puglia, i fichi di Santomiele provenienti dal Cilento e la tartare di Chianina del nobile beccaio Michelangelo Masoni, solo per citarne alcune.
Una bellissima serata al Teatro del Giglio per aprire le danze e poi due giorni intensi nella nuova location a Palazzo Ducale dove, tra storia e tradizione cittadina, l'olio è stato il re della festa. Sono solo due frammenti di un'edizione che ci ha reso immensamente felici sia come partecipazione di pubblico sia come qualità - altissima - dell'offerta da parte dei nostri espositori.
Gli ospiti di questa kermesse sono stati di livello internazionale: Cristina Bowerman ha creato il risotto porro e ostriche e una mousse di olio evo affumicato con pane stile Lariano; Terry Giacomello, stella Michelin del ristoranate l’Inkiostro di Parma ha creato una cialda all’olio della varietà Itrana di Canino. La domenica di San Valentino è stata un’apoteosi, tra Leonardo, il noto pasticciere della trasmissione Rai 2 “Il più grande pasticcere” che ha creato “l’Estasi Suprema”, un bignè ripieno di crema chantilly e olio extravergine di varietà Leccio del Corno con un biscotto alla fibra di caffè alla varietà Casaliva di Riva del Garda per finire ha deliziato i 200 ospiti. Il claim di questa edizione era “Cibo, olio, cultura”.
Grazie alla nutrizionista Sara Farnetti, infatti, il pubblico ha potuto constatare come fosse fondamentale associare l’olio extravergine di qualità alla frittura e nella dieta di tutti i giorni. L’ultimo vero e proprio show è stato tenuto da Giorgione della trasmissione del Gambero Rosso, Giorgione Orto & Cucina, in cui 300 appassionatissimi amici lo hanno osannato nel vedergli preparare i maltagliati fatti a mano con le brassiche di stagione. Per la prossima edizione ci saranno grandi novità, tra cui la partecipazione di Massimo Bottura e Ernest Knam. La mente di Maestrod’olio è già all'edizione numero 5 di extraLucca. Sperando di renderla ancora più ricca, più appagante e più "gustosa". Perché l'olio extra vergine d'oliva merita tutta questa attenzione… e forse anche di più.
«Dietro ExtraLucca mi viene da dire che c'è un po' di follia - Fausto Borella, ideatore di ExtraLucca e presidente dell’Accademia Maestrod’olio - ma è una follia che verrà senz'altro ripagata, perché in questi anni siamo riusciti a fare capire che l'olio extravergine di qualità vero, artigianale - dobbiamo sempre aggiungere degli aggettivi per diversificarlo dagli altri oli extravergine - sta cambiando, ma soprattutto è il consumatore che sta capendo la necessità di avere un olio di eccellenza a casa, in cucina o a tavola. Per cui quest'anno sono davvero aumentate le aziende, abbiamo avuto 137 produttori, 245 degustazioni, 50 aziende che arrivano da tutta Italia, dal Trentino alla Sicilia. Un connubio vero in cui si può vedere in faccia il produttore, gli si può stringere la mano, si possono vivere le loro emozioni e si può anzi si deve capire soprattutto che un olio extravergine di qualità non può costare 3-4 o 5 euro al litro. Questa è una cosa fondamentale».
«Purtroppo la domanda di un certo tipo di olio - continua Borella - è scarsa. Se ci fosse, come è successo per il vino, una domanda tale per cui vado a cercare una bottiglia di olio che costa 10-15-20 euro a litro, in piccole bottiglie, con un bel packaging, buona per me, a quel punto si tornerebbe davvero nella campagna, e non è retorica, se si riuscisse a capire che gli olivi li hanno tutti in Italia, anche se l'80% arriva da Puglia, Calabria e Sicilia, e si ricominciasse a fare olio bene, non ci sarebbe più bisogno di svenderlo e di mandarlo via tir dal sud al nord Italia».
«Si capisce la qualità, la si apprezza - aggiunge Borella - si ristrutturano i casali, le masserie e i frantoi e si fa un olio strepitoso, senza il bisogno di andarlo a comprare in Spagna, in Tunisia, in Grecia o in Marocco. Possiamo finire innanzitutto il nostro olio di “star-qualità”, parliamo di 300-400mila tonnellate l'anno, dopodiché possiamo andare a scegliere anche un olio di primo prezzo, ma non è possibile che l'olio che diamo ai nostri figli non abbia polifenoli, quindi non abbia percezioni amare e piccanti, non sia un olio buono, profumato, che non esalta i nostri piatti».
«Io non voglio dire che gli altri oli extravergine non sono buoni - sostiene Borella - o sono cattivi o non fanno bene; se c'è scritto “extravergine”, ed è questa la problematica italiana ed europea, vuol dire che qualcuno gli ha dato questo bollino, allora noi chiediamo al consumatore di uscire da questo limbo, di svegliarsi in maniera sana e dire di cercare l'etichetta che parli nella maniera più chiara possibile, e se poi un olio costa 10 euro o 30 sarà il consumatore a capire quale è quello più adatto, ma se non si riesce a capire che l'olio si deve chiamare Casaliva, Taggiasca, Moraiolo, Frantoio, Cerasuola, Nocellara, Coratina e quindi avere eccellenze e persistenze diverse, se non si capisce che l'annata deve essere quella dell'annata di produzione e che non deve essere l'annata vecchia, antica di due anni, ma deve essere un'annata vera. Se non si capisce che l'olio ha dietro una storia e non un nome di fantasia, che come Poggio del Sole, come l'olio più buono del mondo, deve avere il nome e il cognome di una azienda o perlomeno si deve sapere riconoscere che dietro c'è una famiglia, non andremo da nessuna parte, senz'altro quell'azienda sarà buona perché c'è genuinità, c'è la volontà di fare bene e poi probabilmente anche l'azienda potrà crescere, cosa che sta succedendo qui».
«Mi piace raccontare - conclude Borella - che a ExtraLucca c'è la possibilità per due ore al giorno per tutti i 50 produttori di andare a portare i loro oli a 15 grandi esperti, dal consulente , al panel test a chi organizza eventi o corsi di olio, dal creatore di ulivi, dall'esperto di marketing, per capire come migliorare il prodotto. È una scuola che sta crescendo per avere un olio di qualità sempre migliore».
ITALIAATAVOLA
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