Gian Nicola Libardi:
Barman e cocktail
evolvono insieme
alla società
Una passione per i cocktail che unita a quella per la musica ha permesso
a Gian Nicola Libardi di esprimere la propria creatività. Il barman del Tatikakeya crede molto nella collaborazione professionale con i colleghi, al punto che auspica in una sinergia tra barman, cuochi, opinion leader e sommelier anche oltre il sondaggio
a Gian Nicola Libardi di esprimere la propria creatività. Il barman del Tatikakeya crede molto nella collaborazione professionale con i colleghi, al punto che auspica in una sinergia tra barman, cuochi, opinion leader e sommelier anche oltre il sondaggio
Gian Nicola Libardi (nella foto) è riuscito a convincere tutti coloro che lo hanno votato nel sondaggio di Italia a Tavola “Personaggio dell’anno dell’enogastronomia e della ristorazione” per la categoria Barman, grazie all'aria di bravo ragazzo che ha saputo esprimere con la sua immagine professionale ed estetica. Originario del Trentino Alto Adige, è un barman autodidatta, che non ha avuto influenze particolari, ma una serie di influenze derivate da master, corsi di formazione e partecipazione ai moderni mezzi informatici, quello che ormai potremmo definire il futuro della professione di barman.
Sicuramente Gian Nicola è stato molto attento ai cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nel campo della miscelazione e pur riconoscendo e dando importanza al passato nel campo del bartending ha saputo riconoscere nei moderni mezzi di comunicazione lo strumento ideale per diventare oggi un affermato bartender. Un barman che apprezza molto una certa cultura e che vanta una sua musicalità nell’elaborazione delle sue ricette, anche in virtù del fatto che la musica è una passione che lo accompagna da quando a 16 anni ha intrapreso il percorso che lo ha portato oggi a essere un bravo professionista.
Crede molto nella collaborazione professionale con i colleghi, infatti durante la stagione invernale, mentre il suo locale il Tatikakeya di Calceranica Al Lago (Tn) è chiuso, Gian Nicola non perde occasione di partecipare all'organizzazione di eventi e gare per ricercare novità e aggiornamenti da portare poi nel suo locale alla riapertura in primavera sulle rive del suo bel lago tra le montagne trentine.
Sicuramente riesce a rappresentare la figura moderna del barman, semplice, colto, professionale ma con quello che io definisco il più grande pregio del barman, ovvero la giusta dose di umiltà, che non significa essere servile, bensì riservato e concreto. Con la vittoria di questo sondaggio è riuscito a dimostrare che non serve essere fenomeni per arrivare primi ma semplicemente se stessi.
Il barman era la professione che pensavi di fare quando eri più giovane?
Ho cominciato a lavorare al bar a sedici anni, mi è sempre piaciuto, ho amato da subito l’atmosfera e il contatto con il pubblico ma in realtà pensavo di lavorare nel campo della musica, una delle grandi passioni che hanno segnato un grosso periodo della mia vita. Dalla musica ai drinks pur essendo due mondi differenti, non è cambiato molto, sono due mezzi che mi hanno permesso e mi permettono di esprimere la mia creatività.
Quali sono stati i tuoi riferimenti professionali all’inizio della tua carriera? Hai avuto qualche barman maestro in particolare a cui ritieni di dover essere grato per la tua carriera e professionalità?
Non ho avuto la fortuna e il piacere di avere un mentore a livello professionale, ho studiato in maniera autonoma e ho partecipato a corsi e seminari presentati da ottimi professionisti, ognuno dei quali mattone dopo mattone ha forgiato l’esperienza che ho acquisito fino ad ora. Posso essere grato a ognuno di loro.
Guardandoti indietro cosa credi sia cambiato nel lavoro del barman? Credi che vi saranno ulteriori evoluzioni nel mondo del bartending? E se sì, cosa vedi nella tua… sfera di cristallo?
Il mondo del barman è cambiato quanto è cambiata la società negli ultimi anni, tutto corre a grande velocità ed è in continua evoluzione. L’esperienza del passato resta un punto di riferimento fondamentale, per i valori che ci insegna. C’è un interesse sempre maggiore da parte dei media rispetto al lavoro del barman e credo che la televisione avvierà un trend simile a quello che è stato compiuto dalla cucina, il che condizionerà non poco il nostro settore con un conseguente aumento di visibilità. Una sinergia tra chef, opinion leader, barman, sommelier potrebbe essere una nuova formula per attirare l’attenzione sul mondo dell’enogastronomia, cosi come lo è stato per Italia a Tavola, potrebbe essere utilizzato anche dalla televisione, chissà…
Come vedi il mondo delle associazioni di barman attualmente presenti in Italia?
Le associazioni hanno avuto un ruolo fondamentale per portare la cultura e l’interesse per il nostro lavoro. Con l’arrivo della rete c’è stata una grossa facilità nello scambio di informazioni, e le proposte anche a livello formativo si sono moltiplicate. Per restare all’avanguardia credo che le associazioni, non possano esimersi da creare una sinergia con le altre realtà.
Che opinione hai, se la conosci dell’Iba (International bartenders association)?
L’idea di creare un organo che detti dei criteri per uniformare le ricette dei drinks in tutto il mondo è stata sicuramente costruttiva. Non la conosco abbastanza per esprimere un giudizio.
Qual è stata la tua arma vincente per arrivare primo in questo sondaggio legato fondamentalmente alla capacità di comunicare la propria personalità e professionalità?
È molto importante che le persone abbiano una grande stima per il lavoro che svolgi, perché sono loro che decretano con il loro appoggio il successo di questa iniziativa. Avere una buona comunicazione e la capacità di coinvolgere il pubblico inoltre, fa parte delle skills che il nostro lavoro richiede, e che mettiamo in campo ogni giorno.
Quali sono le tue emozioni dopo la vittoria nel sondaggio di Italia a Tavola?
È una grande soddisfazione. Vedere l’affetto di così tante persone che ti danno il proprio appoggio è molto bello. È un riconoscimento del rapporto e dell’empatia che si riesce a creare con il proprio pubblico.
Intervista flash
Il tratto principale del tuo carattere?
La fantasia al potere.
Il tuo difetto maggiore?
Alzarsi la mattina e mettere in discussione tutto quello che ho pensato il giorno prima, ma puo’ essere anche un pregio.
Il tuo pregio a cui tieni di più?
La positività.
Il vino che preferisci?
Trento Doc
Il piatto che preferisci?
Curry di pollo o verdure con riso Basmati, amo la cucina indiana.
Il tuo colore preferito?
Arancione e i colori della terra.
Il tuo hobby?
Viaggiare.
Il tuo sport?
Mi piace correre.
Se non vivessi a Trento dove vorresti abitare?
Minorca non sarebbe male.
Lo scrittore che preferisci?
Tiziano Terzani.
Il regista che preferisci?
Hayao Miyazaki.
Sicuramente Gian Nicola è stato molto attento ai cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nel campo della miscelazione e pur riconoscendo e dando importanza al passato nel campo del bartending ha saputo riconoscere nei moderni mezzi di comunicazione lo strumento ideale per diventare oggi un affermato bartender. Un barman che apprezza molto una certa cultura e che vanta una sua musicalità nell’elaborazione delle sue ricette, anche in virtù del fatto che la musica è una passione che lo accompagna da quando a 16 anni ha intrapreso il percorso che lo ha portato oggi a essere un bravo professionista.
Crede molto nella collaborazione professionale con i colleghi, infatti durante la stagione invernale, mentre il suo locale il Tatikakeya di Calceranica Al Lago (Tn) è chiuso, Gian Nicola non perde occasione di partecipare all'organizzazione di eventi e gare per ricercare novità e aggiornamenti da portare poi nel suo locale alla riapertura in primavera sulle rive del suo bel lago tra le montagne trentine.
Sicuramente riesce a rappresentare la figura moderna del barman, semplice, colto, professionale ma con quello che io definisco il più grande pregio del barman, ovvero la giusta dose di umiltà, che non significa essere servile, bensì riservato e concreto. Con la vittoria di questo sondaggio è riuscito a dimostrare che non serve essere fenomeni per arrivare primi ma semplicemente se stessi.
Il barman era la professione che pensavi di fare quando eri più giovane?
Ho cominciato a lavorare al bar a sedici anni, mi è sempre piaciuto, ho amato da subito l’atmosfera e il contatto con il pubblico ma in realtà pensavo di lavorare nel campo della musica, una delle grandi passioni che hanno segnato un grosso periodo della mia vita. Dalla musica ai drinks pur essendo due mondi differenti, non è cambiato molto, sono due mezzi che mi hanno permesso e mi permettono di esprimere la mia creatività.
Quali sono stati i tuoi riferimenti professionali all’inizio della tua carriera? Hai avuto qualche barman maestro in particolare a cui ritieni di dover essere grato per la tua carriera e professionalità?
Non ho avuto la fortuna e il piacere di avere un mentore a livello professionale, ho studiato in maniera autonoma e ho partecipato a corsi e seminari presentati da ottimi professionisti, ognuno dei quali mattone dopo mattone ha forgiato l’esperienza che ho acquisito fino ad ora. Posso essere grato a ognuno di loro.
Guardandoti indietro cosa credi sia cambiato nel lavoro del barman? Credi che vi saranno ulteriori evoluzioni nel mondo del bartending? E se sì, cosa vedi nella tua… sfera di cristallo?
Il mondo del barman è cambiato quanto è cambiata la società negli ultimi anni, tutto corre a grande velocità ed è in continua evoluzione. L’esperienza del passato resta un punto di riferimento fondamentale, per i valori che ci insegna. C’è un interesse sempre maggiore da parte dei media rispetto al lavoro del barman e credo che la televisione avvierà un trend simile a quello che è stato compiuto dalla cucina, il che condizionerà non poco il nostro settore con un conseguente aumento di visibilità. Una sinergia tra chef, opinion leader, barman, sommelier potrebbe essere una nuova formula per attirare l’attenzione sul mondo dell’enogastronomia, cosi come lo è stato per Italia a Tavola, potrebbe essere utilizzato anche dalla televisione, chissà…
Come vedi il mondo delle associazioni di barman attualmente presenti in Italia?
Le associazioni hanno avuto un ruolo fondamentale per portare la cultura e l’interesse per il nostro lavoro. Con l’arrivo della rete c’è stata una grossa facilità nello scambio di informazioni, e le proposte anche a livello formativo si sono moltiplicate. Per restare all’avanguardia credo che le associazioni, non possano esimersi da creare una sinergia con le altre realtà.
Che opinione hai, se la conosci dell’Iba (International bartenders association)?
L’idea di creare un organo che detti dei criteri per uniformare le ricette dei drinks in tutto il mondo è stata sicuramente costruttiva. Non la conosco abbastanza per esprimere un giudizio.
Qual è stata la tua arma vincente per arrivare primo in questo sondaggio legato fondamentalmente alla capacità di comunicare la propria personalità e professionalità?
È molto importante che le persone abbiano una grande stima per il lavoro che svolgi, perché sono loro che decretano con il loro appoggio il successo di questa iniziativa. Avere una buona comunicazione e la capacità di coinvolgere il pubblico inoltre, fa parte delle skills che il nostro lavoro richiede, e che mettiamo in campo ogni giorno.
Quali sono le tue emozioni dopo la vittoria nel sondaggio di Italia a Tavola?
È una grande soddisfazione. Vedere l’affetto di così tante persone che ti danno il proprio appoggio è molto bello. È un riconoscimento del rapporto e dell’empatia che si riesce a creare con il proprio pubblico.
Intervista flash
Il tratto principale del tuo carattere?
La fantasia al potere.
Il tuo difetto maggiore?
Alzarsi la mattina e mettere in discussione tutto quello che ho pensato il giorno prima, ma puo’ essere anche un pregio.
Il tuo pregio a cui tieni di più?
La positività.
Il vino che preferisci?
Trento Doc
Il piatto che preferisci?
Curry di pollo o verdure con riso Basmati, amo la cucina indiana.
Il tuo colore preferito?
Arancione e i colori della terra.
Il tuo hobby?
Viaggiare.
Il tuo sport?
Mi piace correre.
Se non vivessi a Trento dove vorresti abitare?
Minorca non sarebbe male.
Lo scrittore che preferisci?
Tiziano Terzani.
Il regista che preferisci?
Hayao Miyazaki.
Carmine Lamorte
Italiaatavola
Nessun commento:
Posta un commento