mercoledì 10 febbraio 2016

IL TERZO LIVELLO DEL PIACERE



IL TERZO LIVELLO

DEL PIACERE

Il terzo livello del piacere, il più alto, si raggiunge solo
imparando ad assaggiare. Se il primo è comune a tutti gli umani (vivo un evento e "mi piace"), al secondo si arriva con la capacità incrementata di indagare sensorialmente per poi mettere in relazione il percepito con le caratteristiche della materia prima e delle tecniche di lavorazione e, al terzo, con la coscienza di vivere un evento raro e prezioso.
Alcuni prendono la scorciatoia e, avendone le possibilità, vogliono giungere
subito al terzo saltando i
l secondo, facendosi bastare la denominazione altisonante di un vino, un caffè o un cioccolato. 
Ma in questo caso è un terzo livello fittizio, mancando la possibilità di giudizio proprio e manifestandosi quindi il sospetto che si tratti di una fregatura. Provate a pensarci: per un comune mortale una bottiglia di vino da 500 euro è capriccio, per un assaggiatore è un' esperienza emozionante.
È per questo motivo che, in barba alla crisi, gli scolarizzati del gusto in questi ultimi anni hanno manifestato una crescita costante, valutabile intorno al 5/10.
Se fino a mezzo secolo fa era praticamente solo il vino a essere oggetto
di attenzione, oggi abbiamo assaggiatori di caffè, acqueviti, olio di oliva, salumi, carne, formaggi, miele, frutta, tè, tartufi, birra, aceto balsamico e persino acqua. Gli ultimi ad aggiungersi, con la nascita dell'Istituto Internazionale Chocolier, sono stati gli assaggiatori di cioccolato.
I metodi didattici, scelti dalle diverse organizzazioni che riuniscono gli scolarizzati del gusto, stanno via via migrando dal comportamentismo e dal cognitivismo per approdare al costruttivismo, quindi facendo largo uso delle
tecniche di analisi sensoriale per passare dalla formazione di eruditi a quella
di individui che manifestano vere competenze in materia
.
 Ecco che l'utilità che ne traggono gli allievi si eleva, passando dalla semplice auto gratificazione alla capacità di scegliere autonomamente, consumando meno (con buona pace della salute e del portafoglio) e godendo di più dei loro acquisti.
Insomma, un mondo di assaggiatori gioca a favore della qualità della vita sociale e delle imprese che perseguono la qualità.

Luigi Odello, direttore
della rivista L’ASSAGGIO

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