2 settembre 2016 - È trascorsa poco più una settimana
dalla terribile alba del 24 agosto quando il terremoto ha colpito con violenza il cuore dell’Italia, aprendo una ferita che ha segnato profondamente le popolazioni colpite e tutta la Nazione che ha seguito, e sta seguendo, passo passo la cronaca degli avvenimenti e si è attivata per prestare tutti gli aiuti possibili. Negli ultimi giorni la terra ha continuato a tremare e gli scavi portano alla luce altre perdite umane, con un bilancio che ad oggi è di 290 morti e 388 di feriti, stando ai dati della Protezione civile.
Da tutta Italia la catena solidale si fa sentire. Le iniziative continuano con grande adesione da parte di ristoratori e albergatori, ma anche di intere città, come Torino e Bergamo, che nei giorni scorsi hanno servito in piazza l’Amatriciana solidale per raccogliere fondi.
La FIC-Federazione Italiana Cuochi si è attivata sin dalle prime ore concretamente, tramite il DSE-Dipartimento Solidarietà ed Emergenze, guidato da Roberto Rosati, affiancato daAlessandro Circiello, presidente di FIC Lazio. La grande cucina da campo ha servito migliaia di pasti e i cuochi sono stati emotivamente, non solo operativamente, coinvolti nell’offrire un aiuto e un sostegno morale ai cittadini in difficoltà.
Mentre Rosati rimane sul posto a coordinare tutti gli interventi, abbiamo fatto il punto della situazione insieme a Circiello che sta facendo la spola nei luoghi colpiti: «Nelle scorse ore è stata montata una seconda postazione di cucina ad Amatrice - ci racconta - e il mandato delle istituzioni al DSE è stato prolungato sino a dicembre. Ricordiamoci che oltre ai terremotati ci sono anche tutte le persone impegnate nei lavori di soccorso che mangiano da noi, altrimenti non avrebbero altri posti dove andare. Io ho visto con i miei occhi la quantità di aiuti che si sono attivati. Le strade sono affollate solo dai volontari che arrivano a fiumi da tutta Italia e anche dall’estero, ovviamente tramite la Protezione civile e le organizzazioni autorizzate. Sono bandite le iniziative dei singoli».
La cosa più preoccupante è quella di dare una sistemazione migliore per quanto riguarda gli alloggi: «Rispetto a L’Aquila siamo in forte ritardo con l’arrivo dei container, che in quell’occasione arrivarono dopo tre giorni, mentre ora li stiamo ancora aspettando. La gente vive nelle tende, che io ho visitato di persona, toccando con mano il disagio di dormire nelle brandine e di utilizzare servizi igienici esterni e comuni».
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