La celiachia
è una malattia cronica
In Italia ne soffrono
600mila persone
La celiachia si presenta come un'intolleranza permanente al glutine e solo negli ultimi anni la si è scoperta approfonditamente. In Italia sono circa 600mila le persone affette con la Lombardia che è la regione con più celiaci. Per il ministero della Salute non è più una "malattia rara" quanto una "malattia cronica"
La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine. Il glutine è la componente proteica che si trova nel frumento (quello che comunemente è chiamato “grano”) ed in altri cereali, ad esempio farro, orzo, segale, avena, kamut (grano egiziano), spelta, triticale, bulgur (grano cotto), malto, greunkern (grano greco) e seitan (alimento ricavato dal glutine).
Eliminare quindi il glutine dalla propria alimentazione permette al celiaco di condurre una vita serena ed in salute. La dieta priva di glutine è infatti l’unica terapia possibile. È questa l’unica cura della celiachia. Questo tipo di intolleranza è stata sottovalutata per diverso tempo ed era difficile che venisse presa in considerazione come causa di allergie e patologie da essa derivanti. Negli ultimi anni invece è stata posta in attenzione e medica e si è molto sviluppata la produzione e commercializzazione dei prodotti cosiddetti “gluten free”. Oggi vi sono fiere dedicate agli alimenti per celiaci, menu appositamente preparati e sono molti i ristoranti che prevedono di poter accontentare i clienti con questo problema. Nella grande distribuzione di qualità, interi scaffali sono dedicati ai prodotti ammessi, anche se alcune multinazionali del food pronto o fate food, ancora non hanno affrontato il problema.
Come in molti altri casi, quando si parla di alimentazione, anche il gluten free è diventato paradossalmente di moda e quindi alcuni atteggiamenti da parte del consumatore sono a volte superficiali, ma quando è davvero patologia non bisogna assolutamente sottovalutarla. Facciamo un passo indietro. La celiachia è una patologia autoimmune ed è anche chiamata morbo celiaco, enteropatia immuno-mediata, sprue celiaca o enteropatia glutine-sensibile. “Enteropatia” significa malattia dell’intestino. È infatti l’intestino del celiaco che non riesce ad assimilare il glutine, che quindi viene considerato un agente tossico.
Il glutine in realtà non è presente nel chicco del cereale o nella farina, ma si forma solo in seguito all’aggiunta di acqua e alla formazione dell’impasto. Secondo una recente ricerca del ministero della Salute, è la Sardegna la regione italiana con la maggiore incidenza della celiachia. Nell’isola è affetta lo 0,37% della popolazione, quasi come in Toscana che si classifica al secondo posto della classifica.
Ma in valori assoluti, il “record” di persone celiache è in Lombardia, regione con il più elevato numero di celiaci: nel 2015 la loro quota ha raggiunto 32.738 diagnosticati, che costituiscono il 19% del totale dei diagnosticati in Italia (in tutto 172.197 al 31 dicembre 2014). La Lombardia precede il Lazio con il 10% (17.355 celiaci) e la Campania con il 9% (15.509 celiaci), mentre la regione con la prevalenza media più bassa risulta essere la Basilicata con lo 0,17%. La celiachia, tra l'altro, è una malattia sempre più diagnosticata e al momento si tratta della più frequente intolleranza alimentare in Italia: la stima della sua prevalenza si aggira intorno all’1%. Partendo da questo dato, il Ministero ha calcolato che nella popolazione italiana il numero teorico di celiaci si aggira intorno ai 600mila.
Recentemente la celiachia è inoltre passata per legge da “malattia rara” a “malattia cronica” e per questo le persone affette dall’intolleranza al glutine possono essere esenti al pagamento delle prestazioni ambulatoriali e visite specialistiche.
La celiachia è inoltre in aumento, nell’ultima indagine del ministero della Salute, inserita nella “Relazione annuale del Parlamento”, si legge che in un solo anno sono stati diagnosticati 10mila nuovi casi di pazienti affetti da questa intolleranza cronica al glutine, portando il numero dei celiaci diagnosticati in Italia a 182.858. Il dato dimostra quindi che una persona su 100 è colpita da questa malattia, che dunque non si può più considerare rara.
Il Ministero spiega inoltre che introdurre l’intolleranza al glutine alle altre patologie «consente ai celiaci di usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze, e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti, mentre le prestazioni specialistiche per giungere alla diagnosi non saranno più in esenzione». Il passaggio da malattia rara a cronica indica che l’attestato di esenzione può essere redatto da uno specialista del Servizio sanitario nazionale. Di conseguenza i vari esami e visite specialistiche potranno essere prescritte dal medico di base. Questo passo in avanti potrà favorire la diagnosi della celiachia.
In Italia, per accertare l’intolleranza al glutine occorrevano in media 6 anni di percorso diagnostico, con enormi sprechi di risorse sanitarie e senza raggiungere più di un quarto dei celiaci stimati. Quindi è bene seguire attentamente il percorso medico sia in fase di accertamenti e diagnosi sia in eventuale caso di manifesta celiachia, oggi sono molto numerosi i siti che aiutano in questo senso, sia indicando cosa scegliere quando mangiamo fuori casa, sia quali accorgimenti assumere nella cucina casalinga. Per non cadere in errori o superficialità rivolgersi alla Associazione italiana celiachia.
Eliminare quindi il glutine dalla propria alimentazione permette al celiaco di condurre una vita serena ed in salute. La dieta priva di glutine è infatti l’unica terapia possibile. È questa l’unica cura della celiachia. Questo tipo di intolleranza è stata sottovalutata per diverso tempo ed era difficile che venisse presa in considerazione come causa di allergie e patologie da essa derivanti. Negli ultimi anni invece è stata posta in attenzione e medica e si è molto sviluppata la produzione e commercializzazione dei prodotti cosiddetti “gluten free”. Oggi vi sono fiere dedicate agli alimenti per celiaci, menu appositamente preparati e sono molti i ristoranti che prevedono di poter accontentare i clienti con questo problema. Nella grande distribuzione di qualità, interi scaffali sono dedicati ai prodotti ammessi, anche se alcune multinazionali del food pronto o fate food, ancora non hanno affrontato il problema.
Come in molti altri casi, quando si parla di alimentazione, anche il gluten free è diventato paradossalmente di moda e quindi alcuni atteggiamenti da parte del consumatore sono a volte superficiali, ma quando è davvero patologia non bisogna assolutamente sottovalutarla. Facciamo un passo indietro. La celiachia è una patologia autoimmune ed è anche chiamata morbo celiaco, enteropatia immuno-mediata, sprue celiaca o enteropatia glutine-sensibile. “Enteropatia” significa malattia dell’intestino. È infatti l’intestino del celiaco che non riesce ad assimilare il glutine, che quindi viene considerato un agente tossico.
Il glutine in realtà non è presente nel chicco del cereale o nella farina, ma si forma solo in seguito all’aggiunta di acqua e alla formazione dell’impasto. Secondo una recente ricerca del ministero della Salute, è la Sardegna la regione italiana con la maggiore incidenza della celiachia. Nell’isola è affetta lo 0,37% della popolazione, quasi come in Toscana che si classifica al secondo posto della classifica.
Ma in valori assoluti, il “record” di persone celiache è in Lombardia, regione con il più elevato numero di celiaci: nel 2015 la loro quota ha raggiunto 32.738 diagnosticati, che costituiscono il 19% del totale dei diagnosticati in Italia (in tutto 172.197 al 31 dicembre 2014). La Lombardia precede il Lazio con il 10% (17.355 celiaci) e la Campania con il 9% (15.509 celiaci), mentre la regione con la prevalenza media più bassa risulta essere la Basilicata con lo 0,17%. La celiachia, tra l'altro, è una malattia sempre più diagnosticata e al momento si tratta della più frequente intolleranza alimentare in Italia: la stima della sua prevalenza si aggira intorno all’1%. Partendo da questo dato, il Ministero ha calcolato che nella popolazione italiana il numero teorico di celiaci si aggira intorno ai 600mila.
Recentemente la celiachia è inoltre passata per legge da “malattia rara” a “malattia cronica” e per questo le persone affette dall’intolleranza al glutine possono essere esenti al pagamento delle prestazioni ambulatoriali e visite specialistiche.
La celiachia è inoltre in aumento, nell’ultima indagine del ministero della Salute, inserita nella “Relazione annuale del Parlamento”, si legge che in un solo anno sono stati diagnosticati 10mila nuovi casi di pazienti affetti da questa intolleranza cronica al glutine, portando il numero dei celiaci diagnosticati in Italia a 182.858. Il dato dimostra quindi che una persona su 100 è colpita da questa malattia, che dunque non si può più considerare rara.
Il Ministero spiega inoltre che introdurre l’intolleranza al glutine alle altre patologie «consente ai celiaci di usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze, e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti, mentre le prestazioni specialistiche per giungere alla diagnosi non saranno più in esenzione». Il passaggio da malattia rara a cronica indica che l’attestato di esenzione può essere redatto da uno specialista del Servizio sanitario nazionale. Di conseguenza i vari esami e visite specialistiche potranno essere prescritte dal medico di base. Questo passo in avanti potrà favorire la diagnosi della celiachia.
In Italia, per accertare l’intolleranza al glutine occorrevano in media 6 anni di percorso diagnostico, con enormi sprechi di risorse sanitarie e senza raggiungere più di un quarto dei celiaci stimati. Quindi è bene seguire attentamente il percorso medico sia in fase di accertamenti e diagnosi sia in eventuale caso di manifesta celiachia, oggi sono molto numerosi i siti che aiutano in questo senso, sia indicando cosa scegliere quando mangiamo fuori casa, sia quali accorgimenti assumere nella cucina casalinga. Per non cadere in errori o superficialità rivolgersi alla Associazione italiana celiachia.
di Andrea Radic
vicedirettore
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italiaatavola
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