domenica 23 aprile 2017

Moria globale di api arrivano gli zainetti tech



Moria globale di api


arrivano gli zainetti tech


Frutto di uno studio internazionale per capire lo spopolamento degli alveari:
verranno usati 10mila sensori per monitorare le loro abitudini e l’inquinamento.
Il perché della moria globale delle api potrebbe trovare risposta in una nuova tecnologia: minuscoli sensori, sviluppati dall’Ente nazionale australiano di ricerca Csiro (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation) negli ultimi due anni,  sono stati attaccati come uno zainetto sul dorso di 10.000 api sane in diversi Paesi, per  aiutare a capire perché tanti di questi preziosi insetti continuino a morire, registrando  fattori come l’esposizione a pesticidi, l’inquinamento atmosferico e delle acque, le  condizioni del tempo e anche la dieta dell’ape. Questi insetti impollinatori hanno un
valore e un ruolo essenziali nell’equilibrio degli ecosistemi: fino al 90% delle piante
 selvatiche e un terzo del cibo che mangiamo dipendono dal loro “servizio” di impollinazione

I microchip del Csiro che ora le api portano sul dorso mandano informazioni a ricevitori
 grandi quanto mezza carta di credito, inseriti strategicamente negli alveari. I sensori
pesano appena 5,4 milligrammi, circa un terzo della capacità di carico delle api,
contengono una batteria che genera energia dalle vibrazioni, e registrano tempi e
 distanze di volo fuori dell’alveare. “In alcune parti del mondo un alveare può funzionare
 un giorno come un orologio e il giorno dopo le api sono tutte morte. Sta succedendo
 così spesso che il fenomeno è stato classificato come sindrome dello spopolamento
 degli alveari. Nessun scienziato che operi da solo potrebbe risolvere il mistero. 
I risultati di questa ricerca saranno condivisi dalla comunità scientifica globale”, ha
 spiegato Paulo de Souza, responsabile della Global Initiative for Honey Bee Health, cui
 hanno finora aderito scienziati da Brasile, Messico, Nuova Zelanda e Gran Bretagna.
 “Le api sono normalmente creature prevedibili, quindi variazioni di comportamento
 possono indicare fattori di stress o cambiamenti nel loro ambiente - spiega de Souza -.
 Le api munite di sensori non potranno portare una normale quantità di polline, ma ci
 aiuteranno a capire molto su di loro. Un acaro predatore detto Varroa destructor, che si
 attacca al corpo dell’ape e la indebolisce succhiandone l’emolinfa, è ormai endemico in
 quasi tutto il globo, ma le api australiane sono finora rimaste immuni. Questo pone
 l’Australia in posizione ideale per coordinare uno sforzo globale di ricerca. Il problema
 però non è soltanto l’acaro Verroa, devono esservi altri fattori di stress che colpiscono
 le colonie e dobbiamo comprendere quale sia la loro azione combinata”.
 In Europa vietati i neonicotinoidi
 Intanto, dall’altra parte del mondo, sul grave fenomeno dello spopolamento degli
 alveari l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, dopo lo stop all’uso di
 pesticidi dal 2013 pubblicando le proprie valutazioni sui rischi per le api dei
 neonicotinoidi clothianidin, imidacloprid e thiamethoxam per tutti gli usi che non siano
 la concia delle sementi e il trattamento in forma granulare, avverte che anche gli spray
 fogliari a base di pesticidi neonicotinoidi “rappresentano un rischio per le api”
 L’Efsa riferisce che “per i casi in cui non è stato possibile portare a termine la
valutazione sono stati individuati o comunque non esclusi rischi elevati. In altri casi la
 valutazione del rischio non ha potuto essere portata a termine a causa di lacune nei
 dati”. A fare richiesta di valutazioni relative a tutti gli altri usi, dopo aver imposto
 limitazioni più severe sull’uso di neonicotinoidi nel 2013, è la Commissione Europea.
 L’uso delle tre sostanze per la concia delle sementi o del terreno, ricorda l’Efsa, è
 attualmente proibito sulle colture che attraggono le api e sui cereali diversi dai cereali
 invernali, fatta eccezione per gli usi in serra. Anche il loro impiego nei trattamenti
 fogliari è proibito sulle colture che attraggono le api e sui cereali, tranne che in serra o
 dopo la fioritura.
 (a cura di Nerea Bulva)

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