domenica 18 febbraio 2018

Per l’olio: passi da gigante dal 2000 ad oggi

Passi da gigante 

dal 2000 ad oggi
Per l’olio inizia 

un nuova era


Mi piacerebbe sapere da quanto tempo è partita la battaglia che volle a tutti i costi Gino Veronelli, per far sì che l’olio uscisse da quel torpore centenario che lo avvolge e che ancora oggi sonnecchia. 

Per capire se le sue parole e i suoi dettami non sono stati vani, basta sfogliare qualsiasi rivista di olio, o libro o guida che sia. Tutte parlano di varietà di olio, di cultivar e di identità del prodotto. Sembra di raccontare una novella ma è così. Nei due anni che mi hanno visto molto spesso a fianco di Gino, in qualunque dibattito, tavola rotonda o intervento che facesse, pochissimi sapevano cos’era una cultivar.

(Passi da gigante dal 2000 ad oggi Per l’olio inizia un nuova era)

Nessuno all’inizio del 2000 capiva che per far uscire l’olio extravergine da quella fossa contaminata creata da industria e mercanti da strapazzo, si doveva dare un nome all’olio, un’identità che portasse il consumatore a capire cosa stava degustando, assaggiando ed abbinando ai cibi. Che fosse denocciolato o no, che fosse franto tradizionalmente o con macchine moderne, l’importante era chiamare l’olio con il nome della pianta e non lavorare tutte le olive insieme ma singolarmente, per potere riconoscere i gusti e le differenze. Questa volontà era data soprattutto per spiazzare i furbi che dietro l’insegna di extravergine da due soldi credono di aver fatto il prodotto.

L’olio, deve uscire solo e unicamente dalle piante di olivo disseminate per tutto il nostro territorio nazionale, dal 46° parallelo nord al 39° sud. Dal Trentino a Lampedusa passando per migliaia di posti che siano sulle montagne o tra le colline, tra le vallate o lungo le coste dei nostri mari. L’olio non deve viaggiare per nave, autobotti e cisterne. Il consumatore deve essere tutelato e, con la sua volontà, soprattutto informato ed istruito su quello che sta per acquistare e servire per se stesso e per la propria famiglia.

Ebbene da quelle migliaia di chilometri fatti nel 2000 in lungo e largo per l’Italia, un bel passo avanti è stato fatto e oggi ne siamo compiaciuti, anche se la strada da fare è ancora tanta e spesso in salita. Adesso abbiamo fatto capire che un litro d’olio extravergine, non può costare 3 o 4 euro. Il prossimo passaggio è incoraggiare sette o ottocentomila olivicoltori che possiedono oliveti sparsi in tutta Italia, ma che, vuoi per mancanza di attrezzature o per mancanza di conoscenze tecniche e colturali, sciupano un prodotto che una volta creato, non può più essere migliorato. Siamo stanchi ma felici di aver assaggiato oltre 270 campioni di olio provenienti da tutta Italia.

La guida Terred’Olio 2018 è pronta per andare in stampa e vedrà la luce durante extraLucca a metà febbraio. Intanto continuiamo a raccomandarci a tutti i bravi olivicoltori che ancora fanno sbagli che poi non possono più essere rimediati: non usare contenitori di plastica tipo taniche della benzina o recipienti mal lavati; l’olio aspira tutti gli odori, specialmente quelli cattivi. Non aspettare più di 24 ore, anche meno se possibile, prima di portare le olive al frantoio. Oramai tutti i puristi attenti dell’olio lo filtrano per non avere più problemi con difetti tipo la morchia. Sono solo alcune delle tante osservazioni e suggerimenti che dovremmo dare a tutti coloro che vogliono nobilitare il prodotto dell’olio e dargli quell’identità che merita, non solo per riscoprirne profumi e gusti ineguagliabili, ma per mettere una volta per tutte, per dirla alla Veronelli, a remunerazione quei contadini che con fatica lavorano un prodotto ancora troppo sconosciuto ma sempre eccezionale.
di Fausto Borella

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