Il mito di Sissi
all'ombra
delle Dolomiti
tra bollicine
Ferrari
e piatti
di Alfio Ghezzi
Come da tradizione, Madonna di Campiglio (Tn) ha dedicato la settimana di carnevale alla rievocazione dello straordinario soggiorno dell’imperatrice d’Austria, che visitò il piccolo paese della Val Rendena nel 1889.
Tornò anche nel 1894 insieme al marito Francesco Giuseppe d’Asburgo. Davvero un grande onore per Campiglio, che da allora divenne una delle mete di riferimento della belle epoque. La coppia imperiale alloggiò al Grand Hotel Des Alpes, che tutt’oggi è la cornice del gran ballo asburgico, la festa che conclude le celebrazioni del carnevale.Sotto le volte del salone Hofer, l’antica sala da pranzo dell’hotel, sono risuonate le melodie dei più celebri walzer della tradizione austriaca, che hanno fatto danzare i numerosi partecipanti al ballo, vestiti con costumi, ispirati agli abiti d’epoca. Le decorazioni liberty affrescate da Gottfried Hofer sulle pareti del salone sono state la cornice ideale di questo sfavillante sogno asburgico.
Matteo Lunelli e Alfio Ghezzi
Durante la festa sono stati numerosi i brindisi in onore dei sovrani asburgici. Nei calici i vini di Ferrari Trentodoc e nei piatti le gustose creazioni di Alfio Ghezzi, cuoco della bistellata Locanda Margon e membro di Euro-Toques. «L'anno scorso avevamo seguito il filone asburgico - ha spiegato Alfio Ghezzi nel presentare il menu della serata - con la presenza del dolce nel salato, preparando ad esempio degli gnocchi di patate con miele e cannella. Quest'anno invece abbiamo cambiato percorso, abbiamo deciso di raccontare il paesaggio con la cucina, raccontando quindi il nostro territorio con alcuni classici, alcuni ingredienti che raccontassero le nostre valli».
Per la serata Ghezzi ha appunto creato un menu dedicato ai sapori e alle eccellenze agroalimentari del territorio, come la mortandela della Val di Non, servita su una sfoglia di segale con miele di tarassaco e la mocetta di cervo, abbinata ad un tortel di patate. I partecipanti alla festa hanno poi gustato un Orzetto con zafferano di montagna e polvere di porcini, lo Yak della Val d’Ambiez su fondo speziato alla paprika e patate e in conclusione un Canederlo di yogurt con salsa al rabarbaro. Una serata speciale, resa unica dall’eco della grande storia, dall’alta cucina e dalla migliore tradizione vitivinicola trentina.
«È un brindisi particolare quello tra Ferrari e Madonna di Campiglio - ha detto Matteo Lunelli, presidente e ceo di Cantine Ferrari - un luogo che io considero un po' casa, così come tutta la mia famiglia. Penso che esista un bel connubio tra Ferrari, che è espressione della viticoltura di montagna, e questa località, che è eccellenza del Trentino. Anche questa è stata una bellissima serata, per la prossima volta - scherza Matteo Lunelli - l'obiettivo sarà far vestire Alfio Ghezzi come cuoco asburgico».
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