Trump annuncia
dazi al 30%
sulle esportazioni europee a partire
dal 1 agosto
Donald Trump lancia l'ennesima bomba e impone dazi del 30% sulle esportazioni europee dal 1° agosto 2025, aggravando le tariffe già esistenti. La misura colpisce duramente l' agroalimentare italiano, rischiando aumenti di prezzo e calo delle esportazioni.
L’Ue minaccia contromisure e punta al dialogo per evitare una guerra commerciale dannosa per entrambi i mercati
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ufficializzato una nuova misura tariffaria (la terza ormai da inizio anno, dopo quelle di aprile e maggio) imponendo dazi doganali del 30% sulle esportazioni provenienti dall’Unione Europea, con effetto dal 1 agosto 2025. La comunicazione è avvenuta attraverso una lettera pubblicata su Truth, nella quale si motiva l’intervento come risposta al deficit commerciale e alle barriere tariffarie e non tariffarie applicate dall’Europa. La Casa Bianca ha inoltre preannunciato la possibilità di raddoppiare le tariffe in caso di contromisure europee.
Come abbiamo avuto modo di raccontare nei mesi scorsi, i dazi sui prodotti europei rischiano di generare conseguenze significative per il settore agroalimentare italiano ed europeo, con un possibile costo complessivo superiore a 2,3 miliardi di euro per famiglie e imprese. La stima, realizzata da Coldiretti, si basa sull’analisi degli effetti già osservati durante la prima ondata di tariffe aggiuntive imposte dal governo USA, che avevano causato una drastica riduzione delle vendite per le filiere colpite.
Incremento dei prezzi per i consumatori statunitensi
L’introduzione dei dazi porterà inevitabilmente a un aumento dei prezzi dei prodotti europei, con conseguenze dirette sui consumatori americani. Prodotti tipici come formaggi Dop, salumi, conserve, olio d’oliva e vino subiranno incrementi stimati fino al 30%, con un impatto considerevole sulla spesa alimentare negli Stati Uniti. Questo aumento dei costi si tradurrà in una riduzione dei consumi e, di conseguenza, in un calo delle esportazioni italiane verso il mercato americano.
Effetti sulle aziende italiane: rischi e opportunità
Le imprese agroalimentari italiane, colpite dalla richiesta di sconti da parte degli importatori statunitensi, dovranno affrontare la sfida di un prodotto invenduto che le costringerà a cercare nuovi mercati di sbocco. A ciò si aggiunge il rischio concreto di un aumento del fenomeno dei prodotti falsi, con gli Stati Uniti già primo produttore mondiale di cibo “tarocco” Made in Italy, un’industria del falso stimata intorno ai 40 miliardi di euro.
Dazi cumulativi: un aggravio per le filiere strategiche italiane
Le nuove tariffe del 30% si aggiungono a quelle già esistenti, con un impatto particolarmente pesante su alcune filiere cardine del Made in Italy. Secondo una proiezione Coldiretti, le tariffe totali potrebbero raggiungere il 45% per i formaggi, il 35% per i vini, il 42% per il pomodoro trasformato, il 36% per la pasta farcita e il 42% per marmellate e confetture omogeneizzate. Questo scenario rischia di compromettere la competitività e la redditività di molti prodotti simbolo dell’agroalimentare italiano.
Interruzioni nelle catene di fornitura e ritardi logistici
Le filiere agroalimentari europee e americane sono fortemente interconnesse e si basano su canali distributivi stabili e contratti di fornitura annuali. L’entrata in vigore dei dazi può provocare ritardi logistici, rinegoziazioni contrattuali e sospensioni temporanee delle forniture, con particolare rischio per i prodotti freschi e trasformati, la cui gestione richiede tempi e condizioni specifiche.
Contromisure dell’Unione Europea:
dazi su prodotti agricoli Usa
In risposta ai dazi statunitensi, l’Ue ha annunciato misure simmetriche che prevedono tariffe aggiuntive su carni bovine, semi oleosi, cereali e prodotti lattiero-caseari provenienti dagli Stati Uniti. Questi provvedimenti rischiano di acuire le tensioni commerciali e di avere un impatto negativo sulle esportazioni agroalimentari americane, alimentando la spirale protezionistica transatlantica.
«Prendiamo atto della lettera inviata dal presidente degli Stati Uniti Trump», dichiara la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen sottolineando che «l'imposizione di dazi del 30% sulle esportazioni dell'Ue sconvolgerebbe le principali catene di approvvigionamento transatlantiche, a scapito delle imprese, dei consumatori e dei pazienti su entrambe le sponde dell'Atlantico. Poche economie al mondo eguagliano il livello di apertura e di rispetto delle pratiche commerciali eque dell'Unione Europea. L'Ue ha costantemente dato priorità a una soluzione negoziata con gli Stati Uniti, a dimostrazione del nostro impegno per il dialogo, la stabilità e un partenariato transatlantico costruttivo. Restiamo pronti a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il primo agosto. Allo stesso tempo, adotteremo tutte le misure necessarie per salvaguardare gli interessi dell'Ue, inclusa l'adozione di contromisure proporzionate, se necessario. Nel frattempo, continuiamo ad approfondire le nostre partnership globali, saldamente ancorate ai principi del commercio internazionale basato su regole».
Strategie di rilocalizzazione e investimenti sul mercato Usa
Per mitigare l’impatto dei dazi, diverse aziende e consorzi europei stanno valutando la possibilità di spostare parte della produzione direttamente negli Stati Uniti o di potenziare le piattaforme logistiche sul territorio americano. Iniziative di joint venture e accordi con partner locali sono già in fase di sviluppo per mantenere la presenza sul mercato e ridurre la vulnerabilità agli effetti tariffari.
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Prospettive e rischi per il commercio agroalimentare globale
Gli esperti sottolineano che, se entro il 1° agosto non si giungerà a un accordo tra Ue e Usa, la situazione potrebbe degenerare in una vera e propria guerra commerciale. Tale scenario comporterebbe un rallentamento del commercio globale e pesanti ripercussioni sulle esportazioni europee, con effetti negativi su fatturati, occupazione e investimenti nel settore agroalimentare.
«I dazi al 30% sulle importazioni europee annunciati dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, superano ogni più cupa previsione e risultano assolutamente inaccettabili. Per l’agricoltura europea, e in particolare per quella italiana, rappresenterebbero una condanna che colpisce non solo il settore primario, ma l’economia di interi Paesi.»
Così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta la lettera con cui è stato notificato alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, l’avvio delle misure tariffarie.
«Le imprese agricole europee - aggiunge Giansanti - non sono in grado di sostenere un carico di questo tipo. Si tratta di una questione che interessa non solo la filiera agroalimentare, ma l’intero tessuto economico. Come Europa, occorre presentarsi uniti al tavolo del negoziato e individuare rapidamente una soluzione che eviti di affossare l’economia del continente e di compromettere i sistemi produttivi, anche sul fronte delle barriere non tariffarie».
La preoccupazione di Federvini sull'impatto dei dazi nel mondo del vino
Anche il mondo del vino esprime le proprie preoccupazioni, Federvini definisce questa misura gravissima e ingiustificata, poiché rischia di compromettere un equilibrio commerciale costruito nel tempo, fondato sulla fiducia e sul dialogo tra partner storici.
Gli Stati Uniti rappresentano da anni un mercato strategico per l’export italiano, anche per i prodotti di eccellenza del settore vitivinicolo, che hanno conquistato la fiducia dei consumatori americani e contribuiscono in modo significativo alla crescita economica nazionale e transatlantica. L’introduzione di un dazio di tale entità mette a serio rischio la competitività delle imprese italiane, con potenziali ricadute negative anche sulle controparti statunitensi.
«L’imposizione di un dazio generalizzato del 30% colpisce in modo indiscriminato settori ad alto valore aggiunto, come il nostro - dichiara Giacomo Ponti, Presidente di Federvini -. È una misura gravissima e ingiustificata, che penalizza non solo i produttori europei, ma anche gli operatori economici americani che fanno parte integrante della nostra filiera commerciale.»
Relazioni economiche interconnesse tra Stati Uniti e Usa
Anche Federvini sottolinea come le misure unilaterali, adottate senza consultazione, rischiano di compromettere il principio di reciprocità fondamentale per il commercio internazionale, con conseguenze durature e dannose per entrambe le parti.
Negli Stati Uniti, il sistema distributivo a tre livelli - importazione, distribuzione e vendita - genera un valore aggiunto significativo, grazie anche alla presenza dei prodotti europei di alta qualità. Per ogni dollaro speso in beni europei, si attivano fino a 4,50 dollari nell’economia americana, tra occupazione, fiscalità e crescita del comparto horeca.
Tutela di un interesse economico comune
«Non si tratta solo di proteggere il nostro export - prosegue Ponti - ma di tutelare un interesse economico comune. Le nostre eccellenze sono parte di un ecosistema economico e culturale condiviso: ostacolarne l’accesso al mercato statunitense significa danneggiare anche le filiere e i lavoratori americani che, da anni, ne sono parte attiva.»
Federvini appoggia l’impostazione costruttiva delle istituzioni europee, che hanno ribadito la centralità del dialogo transatlantico e la necessità di tutelare gli interessi comuni nel rispetto delle regole internazionali. «È in gioco la sopravvivenza di migliaia di imprese e la stabilità di un ecosistema virtuoso che ha generato valore e occupazione su entrambe le sponde dell’Atlantico. Occorre agire subito, con spirito costruttivo, visione strategica e una voce europea forte e coesa».
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