Coronavirus,
Fipe sui locali chiusi
«Il settore rischia
lo stato di crisi»
Il presidente della Federazione italiana pubblici esercizi Lino Stoppani ha fatto il punto della situazione a Italia a Tavola sulla questione delle chiusure di alcuni locali pubblici in Lombardia. Qualche perplessità è emersa, ma Stoppani ha sottolineato il massimo rispetto per ogni scelta presa dal Governo.
Il Presidente della Federazione italiana pubblici esercizi Lino Stoppani è intervenuto per commentare la scelta della Regione Lombardia di chiudere i bar dopo le 18 e tenere aperti invece regolarmente i ristoranti. La reazione primaria è di uno scetticismo che ha radici più profonde rispetto alla stretta attualità e che va indietro fino alla discussione sulla distinzione tra i vari locali esercizi pubblici di somministrazione di cibo e bevande.
Bar e ristornati infatti vanno a braccetto da un punto di vista delle normative, ma in questo caso sono stati separati "forzatamente" di fronte ad una situazione di emergenza. Proprio questo clima di urgenza ed emergenza porta Stoppani a tenere un profilo molto basso e di massima comprensibilità nei confronti delle istituzioni che stanno lavorando per garantire la massima sicurezza dei cittadini.
In ultimo un appello al senso di responsabilità da parte di tutti, con uno sguardo all’immediato futuro: «Chiedo ai miei un minimo di accompagnamento di questi provvedimenti fatta salva poi la possibilità di prevedere dei sussidi o delle contribuzioni, delle incentivazioni collegate a questi provvedimenti che hanno effetti anche di natura economica sulle attività commerciali, che sono imprese a tutti gli effetti. Vediamo l'evolversi della situazione, qualche giorno di massima allerta ci può stare, ma una situazione di questo tipo evidentemente se dovesse continuare avrebbe anche bisogno di una dichiarazione di stato di crisi del settore».
Fipe mette in allerta sulla possibilità di chiedere lo stato di crisi
«Di fronte a questa situazione - ha detto il numero uno di Fipe - ci possono essere due possibili reazioni: una prima di critica su un provvedimento che potrebbe apparire illogico: ci si chiede perché fino alle 18 si possa somministrare e dopo le 18 no. La spiegazione sembra essere quella di evitare la concentrazione di persone e quindi ridurre il rischio contagio, del resto l’aperitivo delle 18 è un appuntamento fisso e ha suggerito un provvedimento di questo tipo. C'è però un problema tecnico collegato al fatto che, con la revisione normativa che ha unificato le tipologie di pubblico esercizio (oggi esiste una tipologia unica), tecnicamente l’ordinanza ha qualche debolezza, quantomeno nell’identificare correttamente le attività interessate al divieto».Bar e ristornati infatti vanno a braccetto da un punto di vista delle normative, ma in questo caso sono stati separati "forzatamente" di fronte ad una situazione di emergenza. Proprio questo clima di urgenza ed emergenza porta Stoppani a tenere un profilo molto basso e di massima comprensibilità nei confronti delle istituzioni che stanno lavorando per garantire la massima sicurezza dei cittadini.
Lino Stoppani
«A fronte della prima potenziale critica - ha proseguito Stoppani - devo dire che c’è stata una grande forma di attenzione nei confronti del settore nel momento in cui sono stati risparmiati i ristoranti dalla chiusura serale forzata. Una scelta fatta per evitare quelle situazioni di panico che si stanno già creando ma anche per non pesare eccessivamente sul settore di riferimento».In ultimo un appello al senso di responsabilità da parte di tutti, con uno sguardo all’immediato futuro: «Chiedo ai miei un minimo di accompagnamento di questi provvedimenti fatta salva poi la possibilità di prevedere dei sussidi o delle contribuzioni, delle incentivazioni collegate a questi provvedimenti che hanno effetti anche di natura economica sulle attività commerciali, che sono imprese a tutti gli effetti. Vediamo l'evolversi della situazione, qualche giorno di massima allerta ci può stare, ma una situazione di questo tipo evidentemente se dovesse continuare avrebbe anche bisogno di una dichiarazione di stato di crisi del settore».
L'hashtag lanciato per sostenere i ristoranti
di Federico Biffignandi
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